Critica Sociale XXIII - n.22-24 - 16 nov.-16 dic. 1913
366 CRITICASOCIALE" ciproco dei due partiti. D'altro canto, il socialismo ope– raio non può effet.tuarfii che al di là della democrazia, e, insieme, non pnè> svilupparsi che in simo alla rtemo– crazia. Questa situazione paradosAale si rir11rcuote nel Partito ROCialista,creandovi un conflitto permanente fra le origini democratiche e le esigenze operai" immerliate da un lato, e, dall'altro :ato, le finalità lontane e la necessità di conservare il suo carattere dj cla~se e ht trnn impronta Rpecifi,·a differenziale. Sono dué bis0gni e due forze ugualmente necessarie che litigano fra di loro. Il Partito socialista deve risolvere, caso per caso, ora per ora, questo perenne conflitto. ,, a. s. FRA LIBRI E RIVISTE Il ca1•atte1•e del mov'imento chart-ista, Non del chartismo soltanto ma, in generalP, del socia– lismo inglese M. Beer (Geschichte des So:zialismus in England, Stoccarda, Dietz) ci rncconta la storia; che è la storia sociale dell'Inghilterra, paese nat~le del capi– tali,imo, negli ultimi centocinquant'anni. Period0, in verità, meraviglioso, di quasi ininterrotte scosAe e rivolgimenti economici, sociali, politici. La rivoluzione industriale si apre la via con un vigore, una violenza tempestosa, una sicurezza di sè, che non trovano riscontro in alcun altro paese. La classe capi– talista, appena sorta, s'impadronisce delle enormi forze pro<luttive, mette sossopra tutta la strut.tura sociale, conquista la potenza politica asservendola ai suoi in– teressi economici, crea il proletariato di cui abbisogna ed è pronta a fronteggiare e rintuzzare gli sforzi dispe– rati ch'esso fa per affrancarsi dalle catene del nuovo sistema economico prima che gli vengano ribadite, erige e rassoda su sòlide basi il suo illimitato dominio e s'avvia per la sua marcia di conquista attraverso il mondo. E' questo senza dubbio il periodo eroico della borghesia inglese. Ma l'incalzava dappresso, come la sua ombra, irreconciliabilmente ostile, il prol11tariato, espresso dalle sue viscere. Onde la storia del capitalismo è la storia delle ribellioni che esso necesRariamente doveva suscitare; è la storia del movimento operaio, cioè del socialismo. Fu anrhe epoca d'una intensa vita di pensiero: Adamo Smith, David Ricardo, Roberto Owen, Carlo Darwin, Carlo Marx .... ; non è facile trovare nomi equipollenti in RÌ breve tratto di storia. Beer segue questa formazione storica, economica, po– litica, intellettuale, dal punto di vista della cla;;se ope– raia. La narrazione è divisa in tre periodi: la rivolu• zione economica dal 1754 al 1824; il movim1>nto cartista dal 1825 al· 1854; gli ultimi tempi, dal 1854 ai nostri giorni. Ci fermeremo 1,1nmomento sul periodo di mezzo, ch'è per noi di speciale interesse ed è ancha trattato in modo piµ completo. E' questa la prima storia. estesa, diligente, organica della prima grandiosa lotta di· classe· del moderno proletariato industriale. Il giudizio stll carattere del movimento e sugli uo– mini che lo guidarono non è affatto concorde. Per il nostro autore, O' Con nor e i suoi seguaci del!' Inghil– terra settentrionale sono incoscienti demagoghi, eroi delle frasi, responsabili della disfatta patita, mentre gli operai londinesi vengono lodati come gente accorta, sorretta nel suo agire da una concezione scientifica. Il loro duce Lovett vi è addirittura ritratto come l'eroe · riel chartismo. Ma il chartismo - obietta sul Vorwi:irls J. Sachsen di Londra - fu essenzialmente movimento rivoluzionario di classe clel proletariato delle fabbriche di recente fo.rmazione, il quale mirava a rovesciare, prima che potesse rafforzarsi, l'ordinamento economico capitalistico. E' questo il suo significato storico; altre interpretazioni non ~ono lecite. Perciò i suoi rappre– sentanti potevano soltanto essere le masse industriali del nord, non gli artigiani londinesi. Il chartismu non 8i pòteva accontentare d'una prosecuzione della vec– chia lotta per la riforma del suffragio, per la conquista d'un parlamentarismo democratico in Renso evoluzio– nista, cioè come mezzo per ottenere un lento graduale miglioramento delle condi~ioni della classe operaia. I charti11ti non potevano riconoscere il consolidamento· del capitalismo in un tt>mpo che la borghPsia RteRRa non n'era ancorn 11irnra. Pnciò. O' C,,nnor e i snoi, e in grado minore Owen, fnror•o i vni uomini df\l r.har– t!smo, quali che 11ifos-ero le 'teorie sn cni poggiava la loro 11jl'itazi()ne, e le loro intenzioni dopo il Rnc, eRRO. L'impronta deriRiva 11!m()vim@nto .non poteva che Psser <lata dalla volontà di airire Si r()mprt>nde çhe il char– t.ismo doveAse ve<l... re appnnto nella borghe11ia liberale il vero nemico che bisognava annientare. E si· spiPga anche l'amaro odio dei chartist.i contro i liberisti. Non volevano quesli liberare la via allo sviluppo del capi– talismo? La vittoria dfll. liberismo non poteva che si– gnificare la morte del chartismo. Le cause della sconfitta del chartismo non vanno cer– cate nelle false teorie, nella t.att.ica e nella discordia dei capi, ma semplicemPnte ... nello svilnppo del l'api– tali11mo.f'apitalismo e chartiRmo erano termini antitetici. Onde la definitiva sconfitta del cbarti~mo lasciò spo_ssato e ·rassegnato il proletariato. La partita era perduta, irrflmediabilmente. Il capit1llismo, vittorioso su tutta la linea, piantava le tende per una stabile dimora e una lunga vita. Sperare e proporsi di rovesciare immediatamente capitalismo fu srioc11a illusione? Comodo è oggi trinciar giudizi. Anche il Manir PSIO dei Comunisti prevedeva a breve scarlenza la fine del dominio capitaliAtico, e soltanto nel '59 Carlo Marx .lasciò scritto che una for– ma1.ione sor'iale non tramonta se prima non si siano sviluppate tutte le forze produttive che es!la comporta. Intanto il chartismo approrlò alla legislazione sociale e alla democratizzazione dell'Inghilterra, e il mer,ito va alle lotte rivoluziom1rie delle masse dt>l Nord che inspirarono nella borghesia ingl11se un salutare ri~petto per il proletariato e le insegnarono quell'accortezza politica che ancor oggi fra le altre la distingue. f. v. Lassalle alle A.ss' lse di Dusseldoi'f', La Casa Editrice 'df:ll Wory;i:irls ripubblica, con una prefazione di Ertoardo Bernstein, il cele~re di~corso che Ferdinando Lassalle, impntato di eccitamento al– l'insurrezione armata contro il poter!.'l' statale, divisava di t11nere il 3 maggio 1849 dinanzi ai giurati di Diis– seldorf. Il diRcorso merita d'esser ricordato non sol– tanto come documento storico di quell'epoca rivoluzio– naria. Esso ci. rivela tutto il mirabile t11mperamento combattivo di Lassalle, uomo d'azione per eccellenza, ardente, esuberante, gagliardo e accorto, pronto. all'a~– salto e alla parata, a cogliere a volo una situazione e a sfruttarla. Insomma il contrapposto più perfetto che si possa .immaginare di quella frolla borghesia che pa- · r11lizzò e infangò il movimento rivoluzionario nella tat– tica che essa chiamò della "resistenza passiva·,,. ."Resistenza paHsiva? - tuona La~salle infiammato d'ira e fremente di sarcasmo - sì, quando l'ultimo anelito delle Iiostne forze si sia esaurito, quando il po– polo sarà ridotto' ad uno straccio, allora potremo anche,., ben chiuso nel petto lo sdegno e l'odio che ci anima; incrociar le braccia, armarci, in mancanza 'di meglio,. di pazienza, fare delle proteHte, aspettando che venga il · giorno dellà liberazione. Quando tutti i mezzi della re-. sistenza attiva ~i sono infranti, la resistPnza passiva può anche assurgere al grado più alto d'un eroismo. · tenace. Ma la resistenza passiva a p1·iori, senza aver osato un colpo di spada, senza aver fatto appello. un istante alle nostre forze frpsche, è la vergogna più umiliante, il maggior grado di diss·ennatezza, la più .insigne viltà di cui si possa credere capace un popolo. La re•istenza passiva, o signori, è una contraddizione in termini, è una resistenza che sopporta, che non re– siste, che non esiste; è un coltello senza manico a cui manchi anche la lama, è, in una parola, la poltroneria eretta a sistema . .A.h,la Corona confisra la libertà po– polare e a difesa del popolo l'.A.Rsemblea nazionale non sa far altro che decretane la resistenza passiva! ,, Valendosi della circo11tanza che alcune copie della difesa preparata da LRssalle erano già state, a 11uain– saputa, divulgate, il Tribunale aveva sentenziato che il processo si svolgesse a porte chiuse. Lassalle insorse con veemenza: " Dopo sei mesi di carcere preventivo, signori giurati. mi si vuol strappare l'ultimo diritto di marchiare pubblicamente l'accusa che mi si fa, di ri -
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