Critica Sociale XXIII - n.22-24 - 16 nov.-16 dic. 1913
______________ C_R_I _ T CA SOCIALE ~;----------------- '363 LUZZATTI. Ma niente allatto! GIOLITTI. Ma una società che emetta obbligazioni e le iscriva in attivo e passivo, non fa un bilancio falso; espone una verità. TURATI. On. Giolitti, se richiamassimo qui l'ono– revole Wollemborg ... ? Il bluff della futura imposta sui ricchi. Protezionismo e fiscalismo. LUZZATTI. L'on·. Wollemborg ha sbaglialo. Non è mica infallibile! TURATI. Se ne riparlerà. E iìnalmenle, on. Or– lando, voi siete professore di diritto e avvocato ... ORLANDO V. E., relatore. Indegnamente. TURATI. Eppure, voi vi fate mallevadore della pro~essa solenne di pagare le spese della guerra di Libia col denaro dei ricchi! lo so che questa promessa fu fatta in una certa seduta all'on. Giulio Alessio che questo vi chiedeva, e beato chi si contenta. Ma io mi limito ad opporvi alcune modeste domande: O còme? non è dunque più vero che esiste la lotta di classe, che questa nel campo finanziario si svolse finora nel senso che sempre i ricchi fecero pagare le tasse unicamente ai poveri, e che i ricchi nbn le pagano mai? Ossia che essi fin– gono bensl di pagare talune specie cli imposte - le imposte dirette - ma poi le ripercuotono sempre sui lavoratori? E. di quel tanto che hanno finto di pagare e che non hanno pagato ripigliano poi come interessi del debito pubblico assai più dell'equiva– lente? È vero o no, on. Giolitli, che avevate prepa– rato quel tale progello di legge per l'imposta pro– gressiva che doveva rendere 30 o 40 milioni? E lo avevate fatto quando ve ne rnlevale anelare dal po– tere, per cadere con un bel gesto, anzi gli amici eran pregati cli votarvi contro? Nè è eletto che ora non prepari qualche cosa cli simile, e così noi lo com– piaceremo. (Si ride). Non è vero, on. Giolitti, che voi avete dichiaralo dieci volle almeno eia quel banco che quando, in Italia, dove abbiamo, anche questa è parola Yostra, l'imposta progressiva a rovescio, si domanda di cor– reggere se non di invertire il sistema, si domanda alle classi abbienti qualche sacrificio . ul i,erio, la rivolta del Parlamento è arcisicura e si ritorna a Cavour? (Si ride). Vedete, del resto, quello che avviene anche in Fran– cia, dove pure il patriottismo ribocca, e dove la ric– chezza è tanta che al confronto noi siamo degli spian– lat,i. Consullale semplicemente i giornali di ieri suita crisi di Gabinetto che si sta svolgendo. E in Italia, dove fu dimostrato da tanti economisti cli valore, come il Cabia.li e l'Einaudi, che i grandi patrimoni sono quantità trascurabile, che un'imposta progressiva, che non voglia inaridire le fonti del risparmio, non darebbe, in ogni caso, a girare il tor– chio al possibile, che poche diecine cli milioni, in Italia parleremo sul serio di coprire colle imposte sui ricchi i miliardi della Libia e delle spese militari? Sarà dunque la confisca dei patrimoni? Ancora: si parla, e ne ha parlalo nel discorso di Padova !'on. Alessio, di una imposta globale sul red– dito: supponiamo che essa sia possibile, sufficiente al bisogno, e che non. si ripercuota. La qual cosa mi par già tenga assai assai del miracolo. Non sarà sempre un disastro il sottrarre quel capitale alle in– dustrie e alla agricoltura italiami? I capitali investiti in Libia potranno mai fruttificare in Italia intensi– ficarvi la produ~ione. redimere le mi~erie, ~revenire la disoccupazione? Ho detto che dei documenti in esame sono eloquenti più delle parole i silenzi. Accennai alte pew,ioni ope– raie. Un altro e non meno eloquente silenzio si riferisci• ai prossimi trattali cli commercio. Tutti sanno che iu Italia la popolazione poYera paga le sussistenze circa il doppio di quello che le dovrebbe pagare in grazia delle dogane, che assicurano alla industria priYile– giala, cominciando dalla cerealicultura, un diritto cli camorra, con l'efTetto di perpetuare la slagnnzione tec– nico-economica e l'artificiale parassitismo delle classi abbienti. Protezionismo e fiscalismo sono intrecciai i _per modo che si sorreggono e guarentiscono a vi- cenda. Tutti sanno quanto gravi il caro,·iveri, e !>anno che nel 1917 ci sono i trattati da rinnovare. Che criterio seguirà lo Stato? Silenzio di morte. 11 sufTrngio uni– versale non è degno cli ricevere queste confidenze. Conclusione. - I due imperialismi. Civiltà borghese e civiltà pt·oletal'ia. Concludo: noi non voleremo questo indirizzo per– chè non risponde all'animo nostro, perchè non ri– specchia il momento politico attuale. Vi è Ull\l « fatalità storica» che ha spinto n Tripoli !'on. Giolitti; vi è una « fatalità storica» che spinge noi su questi banchi. Vi è un imperialismo vostro, che è la parodia di quello d'altri paesi, vi è pure un im– perialismo del proletariato, che sorge e che si af– ferma. Il primo ha il viso volto verso il passalo, e si chiama militarismo, protezionismo, parassitismo. lotta e sfruttamento di classe; il secondo guarda J'a,· vènire e si chiama libertà, uguaglianza, regno ciel lavoro. (Interruzioni). « Son parole» sento mormorare: son parole o non piuttosto son falli? Io le auguro, on. collega, cli viver tanto da poter vedere cogli occhi suoi quello che giii potrebbe intendere colla rinéssione, come, cioè, que– ste parole vadano diventando un fatto ogni giorno più, e la fede nel domani non ia altro in realtà che la capacità di intendere l'oggi nel suo spirito e nel suo divenire. La società borghese si fonda su tre enormi assur– dità: la lotta di classe, cioè lo sperpero continuo di forze, l'umiliazione dell'uomo, t'organizza1.ione anti– economica della produzione economica; il militarismo, cioè a dire una forma di barbarie, che ebbe un tempo una funzione civilizzatrice, ed oggi non ha che la funzione opposta; il protezioni mo, quanto dire l'af– famamento artificiale ed universale. La gara degli armamenti fatta dalle rnrie borghe– sie perfettamente consapevoli che essa non conduce a nulla fuorchè alla rovina comune, e che è come lo sforzo leggendario di quella platea di spettatori che si alzano tutti in punta di piedi credendo di vedere meglio, non è altro che la negazione ciel senso co– mune. Idiota la disse lord Churchill. Il prot,ezionismo doganale, dal punto cli vista so– ciale, è ancora più idiota. Finite le economie chiuse, creati i grandi mercati mondiali, il maggiore inte– resse di lutti i lavoratori è che si larnri dappertutto dove il lavoro è più produttivo, e il prodotto si rechi liberamente dornnque sia domandato. Le borghesie
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