Critica Sociale XXIII - n.22-24 - 16 nov.-16 dic. 1913
• CRITICA SOCIALE E non faccio a nessuno il torto· di indugiarmi a di– mostrare la luce del sole. Forse ne sa qualche cosa .anche l'on. Luzzatti ... (Ilarità - Interruzione del de– putalo Luz.:atli). Non è per rievocare un dolore, ma per indicare, se mai, un testimone della maggiore autorità ... LUZZATTI. A lei pare un dolo're, perchè loro ere– -dono che il potere sia un piacere (si ride), mentre quest.o per noi è un dolore. TURATI. Badi che sarebbe un'enorme ·ingratitu– dine, poichè noi fummo tra coloro che aiutarono a trarla da quell'inferno ... LUZZATTI. Del resto lei si contentava della legge -che io aveva presentato ... (Ilarità). Voci. 13: vero! è vero! TURATI. Fino a un certo punto fu vero. Poi non fu più. Ed ella deve ricordare una mia irrm;ione, in una certa sera, nel suo domicilio privato, e com'ella ·.amicamente poi deplorò di non averè allora seguito i consigli disinteressati della modesta Perpetua ... LUZZATTI. Non mi faccia entrare nell'a discussione perchè '·allora anch'io dovrei ... TURATI. Comunque, questa è storia retrospettiva. E· indugiarvici ora, dopo tanta acqua passata, e in una Camera nuova, può parere un .discorso superfluo, forse pettegolo. Torniamo a ciò che ora più ci intèressa. r oci. Toccato! Perchè e come l'on. Giolitti diede il suffragio universale. TURATI. La interdipendenza fra Libia e suffragio universale clovrebb'essere evidente, mi sembra, a– •quant.i hanno gli occhi; seb1>ene questo tasto mi abbia già procurato una scampanellata maledetta e una ti– rata di orecchie dal nostro illustre Presidente, nel suo èliscorso elettorale di Sondrio, il quale mi rimprove– rava, nello interpretare la storia, di fare troppo buon mercato della cronologia; la quale è infatti un occhio -della storia, ma un occhio solo; e, con questo solo, essa è guercia. Perchè è vero che la Libia venne qual– che mese dopo il suffragio universale all'ordine del giorno della Camera;. ma fuori dell'ordine del grorno -c'era anche prima; c'era e si .preparava a pesare sul- , l'Italia già quando l'on .. Di San Giuliano giurava in questa Camera, su tutti i numi della patria, che la assoluta integrità dell'Impero Ottomano era uno dei ca·noni più saldi della politica estera del Regno d'I– talia. Oggi, ad ogni modo, la lav~ta di testa impartitam_i paternamente dÙll'on. Mar·cora, io posso girarla a lei, -on. Orlando, <lacchè ella afferma come me, in questo documento, che Libia e suffragio universale nacquero .ad un parto, e nota -- per dirla con le sue proprie _parole - « la coincidenza non certo fortuita di tali memorabili eventi (la Libia) con là. radicale riforma -democratica dei nostri ordinamenti... >>. ORLANDO V. E. Ha un senso filosofico; appunto <:liquella filosofia che lei per eccessiva modestia dice ,di non capire. TURATI. Non ne dubito affatto. ORLANDO V. E. Ma il senso è proprio quello. TURATI. Non contesto e, se questa fosse anche filosofia - per la quale, come per tutte le cose che non si capiscono, io ho un profondo rispetto (Ilarità -all'estrema sinistra) - mi pare che sul fondo della ,cosa siamo d'accordo. D'altronde era ben naturale ehe, trattancl'osi di dare un così audacemente insolito indirizzo alla politica e alla storia del nostro paese, trattandosi di avviare un paese, che era reputato ancora così povero, secondo le dimostrazioni contenute in mezza dozzina di vo– lumi dell'on. Nitti, la qual cosa, quando io l'ho qui ripetuta sulla sua fede, mi procurò un tale subisso di urli e di vituperii, che io me ne sento ancora suo debitore, in omaggio, non fosse altro, alla proprietà letteraria ... NITTI, ministro d'agrico/lur-a, industria e com– mercio. Ne ho avuto tanti anche io. TURATI. ... trattandosi, dicevo, di impegnare un . paese cosi povero, povero sopratutto dei capitali che· sarebbero necessarii a incivilire se stesso, di impe– gnarlo ad un tratto, senza saputa nè consultazione del Parlamento, in una impresa atta ad esaurire per un se– colo un paese che fosse cento volte più fo·rte e più ricco, mettendogli sulle braccia una cosidetta colonia, che non può essere colonia di sfruttamento, nè può essere di popolamento, ma ·soltanto di dissanguamento della madre-patria per un tempo storicamente indeter– minabile; era ben naturale che un tale' sovvertimento della politica italiana si cercasse di accompagnare con qualche premio di assicurazione, si cercasse qualche mezz~ di placare, di disarmare, quelle forze che pri– ma avrebbero dovuto sentire la gravità della minaccia. Ed ecco la chiamata di Bissolati al Quirinale, che dapprima era apparsa un indovinello inestricabile, ma che in seguito si chiarì ben naturale, poichè do– veva voler dire il P·artito socialista, se non vincolato , e compromesso, per lo meno disorientato e diV'iso per un certo tempo. E insi:eme, per ugual cagione, l'idea del suffragio universale, non effetto, come al– cuno va ancora favoleggiando, ma ~ausa, come tutti sanno, di quella chiamata, la quale a sua volta do- veva avere la Libia per prima radice. · E invero l'on. Giolitt\ era stato fino allora. un av– versario irreducibile del- suffr\lgio universale. Anche ieri fu qui ricordato come egli opponesse non solo ii' suo dissenso reciso, ma• lo scherno beffardo e mor– dace, a Roberto . Mirabelli ed a noi, giudicando il su•fì'ragio esteso agli analfabeti come una bestemmia assurda e antidemocratica, che solo dai clericali si poteva desiderare. Al suffragio universale (e invano cercavamo di chiarirgli il circolo vizioso appiattato nel suo ragionarµento) si arriverebbe anche in Italia a grado a· grado; soltanto a traverso la scuola e la diffusa coltura. L'avversione costante di Giolitti pel suffragio agii analfabeti. Non alludo, ben s'intende, che sarebbe polemica puerile e di· pessimo gusto; ad antiche sue op11110ni. Era questo il pensiero costante dell'on. Giolitti nel– l'u!tima legislatura. (lntermzione del deputato Fra– cleletlo). Nè del mutato pensiero io gli faccio torto: che, se. egli si convinse che la fatalità storica lo volesse interprete e ministro per condurci in terra di Tripoli e il sufTragio universale gli parve necessario a lubri– ficare il destino, perchè mai noi). avrebbe mutato il suo pensiero in proposito? Ma del ricordo io mi valgo, non a titolo di sterile accusa, ma come di chiave dei fatti. Certo è· che !'on. Giolitti non volle, prima della Libia, non amò, anzi reluttò al suffragio per gli anal– fabeti. Reluttò ogni volta che l'occasione si affacciava,
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