Critica Sociale XXIII - n.22-24 - 16 nov.-16 dic. 1913

t CRITICASOCIALE 353 Io non amo gonfiarmi da me stesso, onorevoli col– leghi, nè gonfiare le cose che riguardano il mio par– tito. Di nulla ho così grande paura (adopero a dise– gno questa parola plebea) quanto delle auto-gonfia– ture, delle vittorie esagerate, dei successi eccessivi o precoci, superiori alle sostanziali maturità delle cose, alla forza effettiva della preparazione. Non farò quindi la nostra autoesaltazione, perchè il suffragio universale ci abbia rimandato qui un po' più numerosi ed un ·po' più rumorosi. Io, se la Dire– zione del mio partito me ne darà facoltà, perchè noi pure siamo a nostro modo « gentilonizzati » (Oh! oh! - Ilarità), voglio dire che noi pure abbiamo una di– sciplina da osservare, sebbene non ci venga dal Pa– dre Eterno; io vorrei per le prossime elezioni am– ministrative farmi il Pier l'Eremita di una campagna, che tendesse ad allontanare dai socialisti quanti più voti è 'possibile. Perchè temo che una nuova serie <li vittorie troppo numerose anche in quel campo potrebbero conferire alla vostra allegrezza più che alla nostra. Andiamo dunqué per gradi. Ma l'aritmetica, o signori, non è un'opinione. Era– Tamo ventis·ei; dico i socialisti del gruppo ufficiale; · siamo tornati un poco più di una cinquantina. Una voce a destra. Fenomeno. temporaneo! TURATI. Temporaneo, senza dubbio, come ogni cosa in questa valle cli lagrime; ma avvenuto proprio {!uando da voi si sperava che, isolati, come ci grida– s\e, dall'intera nazione, turchi d'Italia, ecc., sareb_be · -avvenuto l'opposto. Dovevamo tornare la metà; m– ·vece, guardate caso, siamo raddoppiati. E, se le cose vanno avanti di questo passo, si minaccia (parlo met– tendomi dal· vostro punto ct'ivista) di cascare, sia pure sempre temporaneamente, dal male nel peggio. Tanto .più, on. colleghi·, che, se siamo una cinquantina (e non tengo conto cli un alone cli affini che ci stanno attorno ed accanto), rappresentando però un milione di voti, suppongo su un incirca di cinque milioni di rntanti, dovremmo, sempre in omaggio alle ragioni dell'aritmetica, essere un buon centinaio. La qual cosa ha pure il suo valore, se è vero (ed è arciveris– simo) quel che amava ripetere un illustre e oggi compi~nto e rimpianto socialista tedesco: meglio un milione di voti e dieci soli deputati, che non cin- quanta deputati e mezzo milione di vot.i. _ . E neppure è vero quel che da taluni si è scntto: che qui ci avrebbero mandati numerosi i nuovi elet– tori analfabeti. Se fosse, non ce ne dorremmo. Nelle Yostre relazioni e nella discussione · della riforma elettorale tuonò così alto l'elogio degli analfabeti, che quasi diventava cagione di qualche rossore la coscienza di sapere un_ pochino leggere e scnvere. •Non ce ne dorrebbe dunque. Tuttavia, quando avre– mo le statistiche complete delle recenti elezioni, vi apparirà che le nostre maggiori viltor!e si otte~nero nei grandi centri industriali ed urbani, dove m:mo~~ e quasi· nullo è l'analfabetismo. Gli analfabeti, CIO non vi fa nessun torto, hanno votato in gran preYa– lenza per voi. :\IONTI-GUARNIERI. Non si capisce niente di qua di quell~ che dice, pnr di sentire una motocicletta a scoppio. (Ilarità). TURATI. Venga più vicino! Hanno_ costr~ito l'aula a fonica apposta, per impedire di intenderci .. Del. re– sto ringrazio !'on. Monti-Guarnieri del l_usmgh,ie~o suo desiderio e procurerò di far pervenire la mia ~-occ anche lassù nel paese deserto (hic s1.1nllcones! ... come era scritto nelle antiche carte geografiche) dove dimora quel che rimane della estrema destra e delle sante memorie .., (Interruzioni). Gli scambietti della Maggioranza: E ritorno al mio tema. Mi chiedevo: che cos'è dunque la maggioranza in questa Camera? Non ri– specchia evidentemente la maggioranza neppure _le– gale della nazione. (Interruzioni). Non intendo re– carvi ingiuria. Il mio è unicamente un rilievo di sta– tistica demografica. Nel paese son venti milioni di contadini, dieci milioni di operai. Fra voi non ne scorgo traccia. f: almeno una maggioranza parlamen– tare vera e propria? Ho letto in questi giorni sui giornali questo concetto ripetuto a iosa: i deputati del gru]Ypo socialista, col loro persistente rumoreg– giare e col cantare quel bellissimo inno dei lavora– tori, che ha· fatto di me così indegnamente il Roger de· l'Isle italiano ... Voci. Evviva la modestia! TURATI. Eh! si; ne sorrido io per il primo, e non da oggi. La celebrità gli fu data dai vostri procu– ratori del Re, che lo perseguitarono per ben dieci anni. E un peccato di gioventù, un peccalo letterario, non un «errore» giovanile, come qualcuno con sot– tile malizia mi attribuì di aver detto. Dunque, i socialisti, si ripete, coi loro rumori e coi loro canti sbarazzini, riusciranno fatalmente all'effetto di isolarsi da tutti, di fare di tutto il resto della Ca– mera un solo partito da Giulio Alessio a Cameroni, (si ride) sempre più cementalo e concentralo attorno all'on. Giolitti, il quale non so poi se desideri tanta e così varia compagnia. Ma è proprio vero? Ditelo voi o anime trambasciate di Giulio Alessio e di Luigi Fe;a, è proprio vero ohe voi siate e possiate essere e durare una sola massa, una sola anima, un solo grande partito? (lntel'l'llZioni). . . Sì voi siete colleghi, un'unica massa, quando s1 trat(a, per ese~pio, di escludere noi dalle CÒmm.is– sioni di controllo; ma non siete più un'unica massa quando, appunto per escludere noi, vi scindete in maggioranza e minoranza di maggioranza, ~ preten– dete così di avere il diritto di arraffare lutti I posti. La qual cosa significa in fatto, nei nostri riguardi, la intransigenza più estrema, una intransigenza ben superiore a quella che dai radicali, per esempio, si rimprovera a noi, perchè la nostra intransigenza, pu– ramente programmatica ed elettorale, non esclude af– fatto la accidentale cooperazione_ dei gruppi, e molto meno il controllo nelle Commissioni della Camera. Molti si dolgono dei rumori e delle proteste vivaci che si fecero nelle prime sedute su questo settore; ma i rumori non sono che rumori e i fatti sono falli; ed è singolarmente curioso il pretendere cor?ia~ità e deferenza da questi cinquanta colleghi, che, mviat1 qui dal suffragio universale, si Yidero,- per tutta ac– coglienza, sbattere in faccia con violenza tutte le porte della casa! (Interruzioni). .. . Non pretendiamo certamente dagli aYVersar11 poli– tici nè giustizia nè cortesia. Ma non sappiamo con– cepire un galateo esclusivamente unilaterale. La sfida di Giolitti ai socialisti. Or se voi, onorevoli colleghi, meditate serenamente quello ch'io vi venni rapidamente profilando, forse

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