Critica Sociale XXIII - n.22-24 - 16 nov.-16 dic. 1913

350 ' CRITICASOCIALE un programma comune ch'essa agiti, ma verchè costi– llllita da una folla, stretta intorno ad un uomo. Vero è che forse m.ai come in questa ·legislatura, e fin dai suoi primi inizi, si è veduta disegnarsi quasi una specie di barriera al confine di questo nostro estremo settore, e la Camera apparire come netta– mente divisa in due soli partiti: il più esiguo, ed è il nostro; il più numeroso, tutto il resto dell'Assem– blea. Senonchè che cosa è questo vostro grande partito? E esso già la formazione di quella grande « unica massa reazionaria » conglobante tutta quanta la bor– ghesia, e preveduta da Carlo Marx (oggi lo possiamo richiamare e riabilitare, non è vero, on. Giolitti?) co– me il termine finale della lunga lotta delle classi, alla vigilia dell'ultima, decisiva e re·dentrice conflagrazio– ne sociale? L'ipotesi, per vero, potrebbe lusingarci, ma sareb– be, temo, troppo marxista per l'Italia d'oggi, tanto che lo stesso Marx, che teneva assai a non essere marxi'sta, suppongo la ricuserebbe. La realtà. di que– sto quarto d'ora è assai più modesta. Cotesta mag– gioranza, cotesto « grande partito », .meglio che una unica massa e un'anima sola, sembra essere il con– glomerato di una quantità di interessi diversi e inti– mamente colluttanti, mantenuti in istato di transa– zione provvisoria da un senso di incertezza o di paura. Il primo appello nominale. Anche sotto l'aspetto puramente politico-parlamen– tare, che è il più superficiale è malfido, questa mag– gioranza non si -potrebbe dire bene che cosa possa essere, <lacchè un voto politico, in questa legisla– tura, non c'è ancora stato. Salvochè non vogliate ga– bellare per voto politico la votazione nominale dello scorso lunedì; allorquando da· noi alla Camera, in materia riflettente la legittimità sua, a ·proposito della convalidazione di un suo vice presidentè, l'oq. Grip– po, fu chiesta una maggiore indagine, fu invocata un po' più di luce. Or voi, questo è vero, nel ricusarci quell'indagine, nel negarci quel po' più di luce, foste concordi in molti, e di varia origine e colore. L'uomo della oui elezione si discuteva, o del quale, piuttosto, si chiedeva, anche in vista dell'a-ltissima carica onde lo si era onorato, che fossero posti fuori d'ogni pos– sibilità di sospetto i suoi titoli a rimanere fra noi, quell'uomo, secondo le formule o le etichette con– venzi\mali, apparteneva a una minoranza, alla cosi– detta opposizione costituzionale. Ciò non tolse che vo-i tutti, da questo settore all'infuori, quanti almeno vi esprimeste nel voto, vi trovaste concordi in una difesa dell'uomo, noncuranti se questa potesse appa– rire diminuzione del deputato e della Camera. In un medesimo no, contro la proposta di Camillo Pram– polini pel rinvio a nuovo esame presso la Giunta delle elezioni, si incontrarono i pareri, forse lievemente sospetti·, in questa speciale materia, degli onorevoli De Bellis e Cioffrese con quelli del professore di di– ritto costituzionale on. Gaetano Mosca, dell'austero Salandra, del severo Sidney Sonnino. Numerosa e compatta per altro fu anche, special– mente fra i nostri vicini, la legione tebana degli squa– gliati. Onde avvenne questo caso curioso. La Camera, tutti lo sanno, per antica tradizione, non scritta nello statuto o nel regolamento, forse per la tendenza che ha ad acciabattare molte cose -- segue in un punto la prammatica dei ciabattini: nel darsi, dopo il riposo domenicale, una mezza Yacanza anche il lunedì. E fu ap,punto la for_tuita assenza, in quel primo lunedì della Camera, di venti o venticinque dei nostri, che permise all'on. Grippo, nostro vice presidente, di avere, sulla somma dei contrari e degli. astenuti, una tenue maggioranza di voti, sufficiente a evitargli le noie di una eventuale contestazione. Probabilmente, il martedì o un altro giorno qualsiasi, questa bonne aubaine non gli sarebbe toccata. Ond'egli rimarrà veramente, . com'è del resto conforme all'ufficio p,iù consueto dei vicepresidenti, il presidente legittimo dei lunedì della Camera. Ma cotesto voto nominale - il solo che vi sia stato finora in questo primo esordio di legislatura - è esso atto a definirvi come maggioranza e come par– tito? Che significai.o politico poteva esso avere? Si: trattava di una specie di mandato imperativo alla Giunta delle elezioni, o almanco di un ammonimento, di un _consiglio fraterno, che la Camera intese di darle, perchè persistesse più che mai a ritenersi stru– mento della maggioranza e del Governo; ricusando, quando giovi, la luce, anche se, per la dignità di noi , tutti, invocata dagli stessi suoi membri, da uomini che si chiamino, ad esempio, Camillo Prampo.Jini? E v'era egli bisogno di dare apertamente un simile consiglio a una Giunta delle elezioni, così sapientemente prepa– rata? E se questo bisogno non vi era, se quel voto era· come l'espressione s(ncera. e spontanea della co– scienza della maggioranza della Camera di fronte al paese, quel voto che cosa allora significava? Significava, per caso, che la Camera eletta dal suf– fragio universale intenda fare reazione alla sincerità, alla libera esplicazione del' suffragio universale? Co- me mai ciò sarebbe possibile? ' Questo, onorevoli colleghi, mi sembra veramente un problema fondamentale e tale da avviarci (tolgo a prestito la frase da un collega che ha parlato ieri), al vero « punto cen_trale ll di questa discussione. La Camera contro il suffragio. Le birbonate della Giunta delle elezioni. Io parlo di Camera eletta a suffragio uni".ersale, e dico, per brevità, « universale ll senza il · .« quasi ll, perchè ammetto che quando, in un paese come il nostro, otto milioni e mezzo cli cittadini hanno il di– .ritto di voto, p~tenzialmente questo diritto è conqui– stato per tutti: basterà che esso ·sia sentito ed eser– citato perchè quandochessia ·venga esteso agli· altri nove o dieci milioni di cittadini maggiorenni d'un sesso e dell'altro. Ripeto dunque il quesito· che avevo formulato: Questa Camera, eletta a suffragio universale, rispetta, sente il suffragio universale, oppure ne diffida, lo com.batte, intende a frustrarlo o a disruggerlo? (Com– menti -· Rumori). Vi darò altre e migliori occasioni o pretesti per n1- moreggiare, onorevoli colleghi; non vi sciupate la voce e la lena per queste quisquilie! Consentitemi, anzi, in connessione con quanto vi dicevo, di aprire qui una parentesi. Si tratta veramente di un punto essenziale: la legittimità nostra, la sincerità della no– stra costituzione; ed è utile per tutti, oggi assai più che domani, dire aperto, e senza timidezze nè ri-• .spetti. umani, il proprio .pensiero. · lo _temo che noi ci mettiamo, anzi, che ci siamo già messi, su di una pessima via, pessima special-

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