Critica Sociale XXIII - n.22-24 - 16 nov.-16 dic. 1913
_346 CRITICA-SOCIALE possibile, la volontà di qualcuno dovrà sempre subor– dinarsi; vale a dii'e che le questioni saranno risolte autoritariamente. L'automata meccanico d'una grande fabbrica è molto più tiranno, che non lo siano mai st:iti i piccoli capitalisti, che impiegano operai. Almeno per le ore di lavoro, si può scrivere sulla porta di queste fabbriche: Lasciate ogni autonomia, o voi che ent1·ate ! Se l'uomo colla sciem:a e col gflnio inventivo si sotto– mise le forze della natura, queste si vendicano su <li lui sottomettendolo, nel mentre ch'egli le impiega, a un vero dispotismo, indipendente da ogni organizza– zione sociale. Voler abolire l'autorità nella grande in– dustria, è voler abolire l'industria stessa; distruggere la filatura a vapore per ritornare alla conocchia. · Prendiamo, pei· altro esempio, una via ferrata. Qui pure la cooperazione d'una infinità d'individui è asso– lutamente necessaria; cooperazione che deve aver luogo a ore ben precise, perchè non ne seguano disastri. Qui pure, la prima condizione dell'impiego è una volontà dominaute, che tronca ogni questione subordinata, sia questa volontà rappresentatà da un solo qelegato o da un Comitato incaricato di eseguire le risoluzioni ·d'una . maggioranza d'interessati. Nell'uno e nell'altro caso vi ha autorità molto pronunciata. Ma v'ha di più; che diverrebbe· del primo treno in partenza, se si abolis8e l'autorità dE'lgli impiegati della via fen:ata sui signor.i viaggiatori? Ma la necesRità dell'autorità, e d'una alÌtorità impe– riosa, non si può trovare più evidente che sopra un naviglio in alto mare. Là, al momento del pericolo, la vita di' tutti dipende dall'obbedienza istantanea e asso– luta di tutti. alla volontà di un solo. Allorchè io sottoposi simili argome.nti ai più furiosi anti-autoritari, essi non seppero rispondermi che questo: "Ab! Ciò è vero, ma qui non si tratta di un'autorità, che noi diamo ai delegati, ma di un incarico ,,. Questi signori credono aver cambiato le cose quando ne hanno cambiato i nomi. Ecco come questi profondi. pensatori si beffano del mondo. Noi abbiamo dunque veduto che, da una parte, certa autorità, delegata non importa come, e dall'altra certa subordinazione, sono cose che, indipendentemente da ogni organizzazione sociale, s'impongono a noi colle condizioni materiali, nelle quali noi produciamo e fac– ciamo circolare i prodotti. E abbiamo veduto inoltre, che le con_dizioni mate– riali di produzione e di circolazione s'accrescono ine– vitabilmente dalla grande industria e dalla grande agri-' coltura, e tendono di più in più a estendere il campo di questa autorità. È dunque assurdo parlare del prin– cipio d'autorità come d'un principio assolutamente cat– tivo, e del principio d'autonomia, come d'un principio assolutamente buono. L'autorità e l'autonomia sono cose relative, di cui le sfere variano nelle differenti fasi dello sviluppo sociale. Se gli autonomisti si limitassero a dire . che l'organizzazione sociale dell'avvenire restringerà l'autorità ai soli limiti, nei quali le condizioni della produzione la rendono inevitabile, si potrebbe inten– dersi; invece, essi sono ciechi per tutti i fatti che ren– dono necessaria la cosa, e si avventano contro la parola. Perchè gli anti-autoritari non si limitano · a gridare contro l'autorità politica; lo Stato? Tutti i socialisti sono d'accordo in_ ciò, che lo Stato politico e con esso l'autorità politica scompariranno in conseguenza della prossima rivoluzione sociale; e cioè cho le funzioni pubbliche perderanno il loro carattere politico, e si cangierahno in semplici funzioni amministrative, ve- glianti ai veri interessi ~ociali. Ma gli anti-autoritari domandat;io che lo Stato politico autoritàrio ·sia abolito d'un tratto, prima ancora che siano ·distrutte le condi:– zioni sociali, che l'hanno fatto nascere. Essi domandano che il primo atto della rivoluzione sociale sia l'aboli– zione dell'autorità. Non hanno mai veduto una rivolu– zione questi signori? Una rivoluzione è certamente la cosa più autoritaria che vi sia; è l'atto per il quale una parte deila popolazione impone la· sua volontà al– l'altra parte col mezzo di fucili, baionette e cannoni, mezzi autoritari se ce ne sono; e il partito vittorioso, se non vuol avere combattuto invano, deve continuare que~to dominio col terrore che le sue armi inspirano ai reazionari. La Comune di 'Parigi sarebbe durata un sol giorno, se non si fosse servita di questa autorità di popolo armato, in faccia ai borghesi? Non si può al contrario rimprov~rarle di non essersene servita abbastanza largamente? Dunque, delle due cose l'una: O gli anti-autoritari non sanno ciò che si dicono, e in questo caso non se– minano che la confusione·; o essi lo sanno, e in questo caso tradiscono il movimento del pl·oletariato. Nell'un caso e nell'altro essi servono la reazione. FEDERICO ENGELS. l' INDIFFERENZA IN MATERIA POLITI-CA. " La èlasse operaia n0n deve costituirsi in partito politico; essa non deve, sotto alcun pretesto, avere azione politica, poichè combattere lo Stato è ricono– scere lo Stato: ciò ché è contrlj,riO ai principi eterni. Gli ope1:ai non devono fare degli scioperi; poichè fare degli sforzi per farsi crescere il salario o per impedirne l'abbassamento è come ricoposcere il ·salario: ciò che è contrario ai principi eterni dell'emancipazione della classe operaia! " Se, nella lotta politica contro lo .Stato borghese, gli operai non giungono che a strappare delle concessioni, essi fanno dei compromessi:· ciò che è contrario ai prin– cipi eterni. Si deve quindi disprezzare ogni movimento pacifico, come quelli che .gli operai inglesi ed americani hanno la cattiva abitudii:ie di fare. Gli operai non de– vono fare sforzi ~,er stabilire un limite legale dtllla giornata di lavoro, perchè gli è come fare dei compro– messi coi padroni, i quali allora non possono più sfrut– tarli che per 10 o 12 ore, in luogo di 14 o 16. Essi non devono più neanche darsi la pena d'interdire lPgalmente l'impiego dei fanciulli al disotto dei 10 anni nelle fab:_ briche, perchè con questo mezzo essi non fanno cessare che lo sfruttamento dei ragazzi al d,isotto dei 10 anni; essi quindi commettono un nuovo .iompromesso, che pregiudica la purezza degli eterni principi! " Gli operai devono ancor meno volere, che, come nella Repubblica Americana, lo Stato, il cui budget è impinguato dalla classe operaia, sia obbligato a dare ai ragazzi degli operai l'istruzione primaria; poichè l'istruzione primaria non è l'istruzione integrale. È me– glio che gli operai ~ le o·peraie non sappiano leggere nè · scrivere nè far di conto piuttosto che ricevere l'istrµzione da un maestro di scuola dello Stato. È assai meglio che l'ignoranza e un_ lavoro· quotidiano di 16 ore abbruti– scano le classi operaie, piuttosto che vio.lare i princip1 eterni! " Se la lotta politica della classe operaia assume forme violenti, se gli operai sostituiscono la !ora dittatura rivoluzionari.a alla dittatura della classe borghese, essi commettono il terribile delitto di leso principio; perchè
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