Critica Sociale XXIII - n.20-21 - 16 ott.-15 nov. 1913

CRITICA SOCIALE 307 All'imperialismo borghese - povera p·arodia ita– liana dell'imperialismo di altr'e borghesie ben altri– menti evolute - .si contrappone un imperialismo proletario. Sono du,e strade divergenti che guidano a due mete opposte; è l'inizio di due storie, di due civiltà inconciliabili; è il contrasto di due nazioni in una stessa nazione. Il nazionalismo, che doveva, nell'utopia della classe sfruttatr'.ice, assorbire, para– lizzare, inghiottire il contrasto d,elle classi - ossia perpetuare la servitù ·economica della classe sfrut– tata - ha prodotto (non ci eravamo ingannati nel presentirlo) il risultato diametralmente contrario; ha reso più cosciente, più vivo, più ,efficace, più fervido, il contrasto delle classi nella nazione. Ma la nazione proletaria valica i confini miseri e posticci della geo– grafia, della tradizione, dell'idioma, degli interessi ,egoistici, intesi a dividere le genti per imperare. Le b.orghesic sono cento, l'una in agguato e in conflillo contro tutte le altre, e ciascuna contro ciascuna, per definizione e per .necessità storica, economica, po– litica; il proletariato è, tendem.ialmente uno solo; proletariato è sostantivo senza plurale. Per sentirsi. gomito a gomito, una sola immensa nazione, basta che apra gli occhi e si osservi e rulli la sua diana sul proprio tamburo. Chi potrebbe dubitare della finale vittoria? P,erciò esso è l'avvenire contro tutt.i i passati che si ingegnano e si illudono di rimanere un presente; è la storia che cancella le storie; è il mondo, è la società, è l'umanità che comincia. Fino a ieri furono frammenti, ciechi, dispersi, stranieri, cozzanti: da ieri è un organismo, ch,e già respira. •*• La « fatalità storica», che, al banchetto di Torino, evocata dal primo Minist.ro, ebbe nome guerra, con– quista, sopraffazione, bombe lanciate dai velivoli sulle oasi tranquille, epurazioni mostruose, forche scellerate; a distanza di soli due anni s'è capovolta, è la negazione di se stessa. E forse era necessario che ap'parisse con tratti così odiosi ed insoliti, per potersi rapidamente invertire così. 1:: il processo clia– letti-co della natura e clclla storia? Certo, la politica ~. a_ date ore, .un vivaio inesauribile di cosiffatte 1rome. I tre· milioni di elettori della vecchia legge - un milione di borghesia, un milione di proletariato a mezzo cosciente, un milione di gente mezzana, mo– bile ad ogni vento fra reazione e democrazia, col Mezzogiorno asservito a cento camorre e• i suoi due– cento ascari fedeli a Montecitorio - aveano per espression,e la stasi necessa ria, la politica del colpo al cerchio e del colpo alla bot.te - era il « giolitti– smo» pcrfello. Oggi, gli oLto milioni e mezzo di elet.tori, con sci milioni di schietti proletarii e col corpo elettorale del Mezzogiorno triplicato e qua– druplicato, spezzano inevitabilmente quell'equilibrio e quella stasi. Il giolittismo è suicida. 1:: suicida per– sino nella procedura interiore delle elezioni. La bu– sta ufficial,e non è ancora la macchina impassibile, ma non può essere più nè la « scheda girante», nè il trucco preparato dai seggi, nè la « pastetta» trion– fante; il segreto del volo, quando ognuno (e ciò sarà fra breve, e ha già comìnciato ad esserlo nei bal– lottaggi) s,c ne sappia e se ne senta sicuro, è la morie tlcllà 'corruzione spicciola e della coazione indivi– duale, le due genitrici, rispettate finn a ieri, di forse ·un teno della Camera, forse di due teni delle mal,';– gioranze cronicamente ministeriali. La frode smi– nuzzata deve abdìcare a pro del boicottaggio vio– lento sulla massa, del sequestro di migliaia di elet– tori, dello stato d'assedio contro tutto un quartiere. Ma un così aperto e brutale brigantaggio elettorale si denunzia, si. condanna, si giustizia da sè; ha i giorni e i luoghi contati. Dapertulto è uno strepito di .\Iunicipii che fug– gono; cli deputati sedicenti « liberali» che fu/Igono e che si rinnegano. Erano fuggiti in· sagrestia: ecco Gentiloni. Ora, scoverto il rifugio, fuggono di nuo– vo, cercano tutti gli alibi possibili, vergognosi del– l'ieri, incerti dell'oggi, sgomenti del domani: non sanno come intitolarsi, dove ristare. Se questi non sono i segni di un mondo che si frantuma, non furono mai rivoluzioni nella storia. Qual fu 1 emcsi più chiara di questa? J\ noi - al Pari.ilo socinlista - r·ssa addita la via e prescrive chiaramente il lavoro. LA Cm-r1CA SocrALE. LA MOZIONE CERMAZ r, Il Oongresso socialista austl'iaco e la tattira del G1·upposocialista nella nuova Camera italiana. JI Sòho' scoccate le prime frecciate sul nuovo Gruppo parlà'.mentare felicemente uscito dalle elezioni generali. Comincia, insieme all'enfasi dell'aspettazione, il germe sottile, precoce della delu~ione? Ahimè! ahimè! che il Gruppo parlamentare, quanto si voglia accoccolato sotto le ali imperiose e protettrici della Direzione del Partito, rappresenterà sempre una delusione, almeno ur,· po'. È fatale, e bisogna rassegnarvisi. Il parlamentarismo è giuoco di essenza borghese, e nessun atteggiamento può essere così antitetico da cancellare in sè il carat– tere parlamentare e, perciò, borghese, che gli viene dalla tavola del giuoco. Qui si. cela la quota parte di ragione che ha ogni dottrina proletaria antiparlamen– tare. Qua-ndo il Partito socialista ha accettato l'azione parlamentare, deve avere già preliminarmente messo nel proprio passivo questo quid di borghese, che la sua azione ineluttabilmente porterà con sè. L'importante è vedere se l'azione parlamentare socialista riesca poi a soffocare tale passivo sotto una così enorme eccedenza di attività, da stimare proficuo mantenersi nell'azjone parlamentare, anzi mantenere e vivificare lo stesso istituto parlamentare. Il recente Congresso socialista austriaco è stato dalle circostanze indotto ad affrontare il problema, proprio nel suo cuore: mantenere o sacrificare il Parlamento, custodire od annientare l'istituto in sè. Appena occorre accennare che la soluzione è stata pel mantenimento, anzi per l'incremento del regime parlamentare. Da che cosa ìl Congresso dei compagni austriaci fn portato a spaziare così alto sopra i primi p1·incipi della tattica? · É f~cile indovinarlo: dallo scontento generale, diffuso, profondo, che si era venuto formando nelle file del Partito contro il Gruppo parlamentare. Qui non occorre ricordare come il proletariato in Austria traversi una crisi economica, uguale o peggiore di quella che attraversa il proletariato in Italia. Le stesse cause producono i mede~imi effetti, la stessa politica semina i medesimi disastri. L'imperialismo delle caste clerico-nazionaliste ha costato alle popola· zioni, che vivono sotto l'aquila bicipite, la carestia, la disoccupazione, l'arresto della legislazione tutelatrice del lavoro. L'Austria ha schiacciato i poJ>Oli,durante questi ultimi anni, con le furiose gare militari con l'Italia e con le preparazioni frenetiche alla preconiz– zata marcia su Salonicco, terminata, prima che iniziata, con la pace di Londra e col trattato di Bucarest. I/im– perialismo austriaco ha consumato i delitti di tutti gli imperialismi, e non fu neppure tanto fortunato da di-

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