Critica Sociale XXIII - n.20-21 - 16 ott.-15 nov. 1913

328 CnITICA SOCIALE ritto elettorale a dare la vera- libertà, politica, se insieme non si p-◊ssiede il- potere ·economico, se cioè l'operaio non è anche proprietario - e con ciò si pretende di avere sgominato il radicaljsm.o e il collettivismo in un colpo solo. Sgraziata– mente - a parte che, quand'anche si dividesse in parti eguali tutta la ricchezza attualmente accu– mulata in Inghilterra, ciò non avrebbe nulla da fare con la ricchezza che sola può creare la pro– duzione collettivista - rimane da spiegare .quali progressi industriali siano ·possibili affidando l'in– dustria al controllo di un mondo di piccoli pro– prieta.ri , fossero pure uniti in Cooperative, e .in qual modo si riescirebbe, sulla base della proprietà privata del capitale, a mantenere una uguaglianz.a sociale sia pure approssimativa. In realtà cotesta tendenza - quale che ne sia l'intenzione subiet– tiva - coincide esattamente e praticamente, in . Inghilterra, con l'azione di tti:tti -i· più reazionari qifensori dello :,tu tu:, qitO. Anche la " Lega per la difesa della proprietà e ·della liber.tà ,, , anche i mandarini del partito conservatore, propugnan·o l'aumehto --dei piccoli proprietari, e c9mb.~ttono le imprese governative, le 'leggi sui salari minirnr," le assicurazioni obbligatorie. Gli uni e gli altri' ugualmente. fantast~cano che si possa. ,dar mac– china'· indietro, e tornare alla " libertà indivi– duale ,, (?!) del feudalismo del secolo XIII! l\'fa, ol_trechè dalle classi capitaliste ·e· dai fan– tasticatori dello " Stato distributivo,,, il socia– lismo è att"accato, anche, dai sindacalisti e dagli anarchici, che non vogliono Govèrno di sorta. Nell'articolo inteso a dimostrare la " impossibilità del sindacalismo e dell'anarchismo ,,; i Webb rias– sumono,· quanto allai concezione sindacalista, un loro precedente stl:1dio ( What syndicalism means), q.a noi già recensito nella Critica del 1°-16 mag– gio, e ad essa rimandiamo il lettore. Il sindacit– lismo però, essenzialmente e storicamente, è poco più del tèntativo di .adattare l'anarchismo alle esigenze di larghe comunità, nelle quali· )a nìo– ,bilità delle persone e delle merci · e l'adozfone delle macchine e dei mezzi di trasporto impon– gono, manifestamente, l'oi:'ganizzazione di indu- · strie e di serv;zi su basi· nazionali. Ed anche gli anarchici, che negano, pur contro i sindacalisti, la necessità di ogni e qualsiasi " organizzazione dal– l'alto ,, e vorrebbero affidata la produzione e i ser– vizi ai gruppi locali volontariamente· ·associati, senza proporre, per altro, nessun metodo per ap– prossimarsi a ·questo loro ideale di universale comunismo; anch'essi si" accordano coi sindaca– listi, coi conservatori e· coi loro alleati dello "Stato distributivo", nella condanna dello "Stato dellà; servitù ,, ·e nella opposizione ad ogni nuovo, passo che avvicini al collet,tivismo. · L'unica proposta· pratica, sulla quale. gli amar– chici vanno d'accordo e fra loro e coi sindacalisti e con tutti gli spiriti impazienti di ogni genere, è quella della " rivolta per la rivolta ", che li mette in insanabile conflitto col socialismo, come lo intende la maggioranza dei socialisti di· tutto il mondo. Per i sociologi e per gli :uomini pra– tici- è manifesto che nessun organismo sociale distrugge se stesso .. La " -volontà ·generale ,, non commette suicidii colletti vi. Qualunque cosa possa> accadere ad , un Ministero impopolare, o ad un · particolare corpo governante, l'organismo sociale come tale non può, per la stessa ·natura delle cose, essere sovvertito per opera sua. Ciò che accade, in fatto, è che coloro che sentono di avere · qualcosa ,da perdere in ·questa distruzione, e non la desiderano effettiv1tmen.te, si tròvano ad essere, non già " i pochi ,, , ma la grande massa della comunità. Il progresso del socialismo, ·a giudtzio dei Webb, dipende dall'adozione empirica, da parte· della comunità, di misure collettiviste è dalla sua graduale acce·ttazione dell'ideale collet– tivista, e non già dal suo " insurrezionismo ,, po- tenziale. · Ma quali sono, le probabilità di effettuazione del socialismo?_ E questo il tema degli ultimi due articoli della serie. 9° Pessimismo e ott-lmismo. Negli 1,1ltimidue·tarticoli della interessante serie, il 21 ° e il 22°, i Webb · trattano della « grande alter– nativa»; pessimismo o ottimismo? -Che probabilità c'è, si domandano, che il movimento socialista si estenda fino, a dare il to110alla nazione? C'è qual– che ·probabilità di vedere, per esempio, entro i pros– simi 100 anni, uno o più dei grandi Stati del mondo organizzati, in misura considerevo-le, sui principi so- cialisti? · • . Prima di ascoltare la risposta del pessimismo, è da osservare che UJonsi può parlare di « inevitabi– lità». Ci è difficile sbarazzarci interamente della co– moda illusione, così caratteristica del secolo XIX, che « evòfozione »· significhi necessariamente « prog,res– so ». Og,rii persona colta sa, \oramai, che nulla c'è nella « lotta per !'.esistenza >>e nella « sopravvivenza del più àdatto », o in qualsivoglia altro fattore evo– lutivo, che ci dia la presùnziòne di qualcosa che si possa chiamare progresso o avanzamento, sia bio– l0gico o psicologicò, fisico o mentale, materiale o etico. All'infuori dèlle influenze della volontà uma– na, il mondo deve, èefto, \< evolvere··», e l'umanità con esso; ma non sappiqmo in quale direzione. N_on c'è nulla nell'universo. materiale, che noi possiamo riconosc.ere come una tendenza inevitabile, verso il «bene>> o verso il «male>>, nel senso -in cui noi compreri_diamo qùest'e paroÌe. La nostra previsione · dei .fatti discende, perciò, dalla nostra previsione della volontà umana. · · · . Nei primi articoli della se·rie si sono già esposte quali, a giudizio de,i Webb, siano le premesse mo– rali e psicologiche 'dello .sviluppo del socialismo : lo spirito di riv.olta, la modificazione dei « valori » sociali, l'applicazione del. metodo scientifico alla le– gislazione e all'amministrazione, la re-aie partecipa- - zione al potere. Sono que$te cose al di là della « na– tura umana»? Così ardua è la lotta, che, nei mo– menti di depressione, anche i più entusiastici rifor– matori dubitano talvolta se· sia possibile credere .nel -progressivo effettuarsi di queste condizioni. Può darsi, come dice il pessimista, che il m0ndo non vada:, realmente, verso una più grande egua– glianza di condizioni sociali, uria più larga indipen– denza dàll'.a,rbitrio altrui, un .più diffuso buon vo– lere reciproco> In tal caso, la ·disparità sémpre·mag-. giare delle condizioni di vita tra le diverse classi sociali produrrà incessanti rivolte. Chi ama l'Kiin..:, surrezionismo » ne trova in abbondanza nel cjuadro : pessimista! Ma, se i diseredati si arrestano alla ri– volta; se, nella loro miseria, non sviluppano _in se. stessi la capacità di personalmente aùtosubordinarsi àl servizio dell'umanità, a un'azione comune scienti– ficamente diretta; ·le loro rivolte; per quanto pos- · senti e ferventi ·e. numerose, saranno sempre re– presse dal pugno forte della classe, della razza; del sesso dominante. Questa insurrezione e il.« sabo-'– tiggio » possono condurre, anche, a una. positiva reazione, a una limitazione di di,ritti politici, a Ìlnfl maggiore restrizione della libertà· personale e ad un peggioramento di condizioni economiche_. L'operaio può dimostrarsi int~llettualm.ente incapace alla com– plicata democrazia richiesta da uno Stato industriale àltamente sviluppato. Possiamo pensare il sistema scientifico applicato nèlla legislazione, nell'ammirii-

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