Critica Sociale XXIII - n.20-21 - 16 ott.-15 nov. 1913

CRITICA SOCIALE 317 ·di colline, specie dei contrafforti appenmmc1, m cui– il suolo, per la distruzione dei boschi, ha perduto la sua consistenza. Nè ciò solo, ma è altresì la causa dei danni che per l'irrompere dei ·torrenti e per le rotte dei fiumi subiscono le regioni sottostanti ». 3° Ma il vizio più grave è la invasione della cerealicoltura a scapito del prato. E qui pure lascio la parola al Valenti: · « Il predominio della coltura dei cereali, che sus– siste in tutta l'economia agraria italiana, determina in corrispondenza un difetto nella coltura e produ– zione dei foraggi e nel conseguente allevamento del bestiame, producendo uno squilibrio, il' quale si ri– solve in una contravvenzione perniciosa ai principi della statica agraria. L'Italia, nonostante i notevoli progressi ottenuti nell'ultimo ventennio, resta sempre uno dei paesi d'Europa che alleva meno bestiame (1) e in una proporzione che è ben lungi dal trovar com– penso nella maggiore produzione dei cereali. « Questo squilibrio sussiste, sepbene in pro_porzioni diverse, in tutta l'econo·mia agraria italiana. Sussiste nell'Alta Italia, e in parte anche nella valle del Po, dove pur si vanno attuando con successo i più etfi– caci procedimenti tecnici ed economici suggeriti dalla scienza moderna, e dove si esercita la coltura inten– siva vera e propria; sussiste e si accentua ancor più nella Media Italia, dove prevale la piccola coltura e dove, anzichè di coltura intensiva, si deve parlare, secondo il linguaggio degli agronomi, di coltura at– tiva, a causa della maggiore importanza che riassume l'applicazione dell'elemento lavoro; sussiste, infine, raggiungendovi il suo massimo grado, nell'Italia Me_-. ridionale e nelle Isole, dove, almeno per riguardo alle piante erbace·e, prevale la coltura puramente estensiva, più o meno associata alla pastorizia>>. . 4. 0 Dice sempre il Valenti: cc Questa condizione creata dal protezionismo agra– rio non è stata senza influenza sull'azione dello Stato a riguardo dell'agricoltura. Essa ·ha impedito, più che non si sia detto e non si sia avvertito dagli stessi go– vernanti, che altri provvedimenti si adottassero a sol– lievo degli agricoltori e ad incremento dell'agricol– tura. Per quanto lo Stato italiano, introducendo nel 1894 il dazio sui cereali nella misura attuale, abbia avuto in mira - perchè non dirlo? - non tanto il vantaggio dell'agricoltura, quanto le necessità impel– lenti del bilancio, che in quel ~pmento era in grave pericolo, cert.ò è che quella misura finanziaria' para– liziò in certo modo ogni buona disposizione verso l'a– gricoltura e la rese impopolare, facendola apparire come affamatrice: Si senti che, essendosi imposto al consumatore un onere tre volte superiore al provento che dal dazio avrebbe ritratto la Finanza, non si po– teva ulteriormente gravare la mano sul contribuente, (1) mratll l'Italia, ohe era esportatrice di bostlame bovino, ora ne Importa largamente e Il suo posto rra le nazioni europee produttrici di questa ricchezza è bassissimo, come si rileva dal seguente elenco: Num. Bovini per Num. Bovini per d'ord. Stati ohllom. quadr. d'ord. BY.li chllom. quadr. 1 Belgio 61,5, 11 Bosnia tl,78 2 Irlanda 57,19 n Francia 26,00 R Pae11 Bassi 51 ,IIS 18 Italia 21,62 , Danimarca ,6,27 u Ungheria 19,81 5 Bulgaria U,65 15 Romenla 19.78 /l Lu11emburgo .0,01 16 Spagna 8,,6 7 Germania Si,15 17 Ru11la Europea 7,0 8 sv11zera se,2s 18 S'fezla 5,87 9 A.aslrla 81.SS 19 Finlandia S,95 ~o Gran Bretagna 29 1 95 20 Norvegia 2,92 per domandargli i mezzi onde promuovere efficace– mente l'incremento dell'agricoltura. « Con ciò noi non vogliamo affermare che non si fosse dovuto in alcun modo stabilire un dazio di protezione sul frumento. Noi non abbiamo invece alcuna difficoltà a riconoscere - e questa nostra opinione non è da oggi - che, date le condizioni in cui versava l'econo– mia agraria italiana, il dazio poteva essere misura utile e opportuna, anche socialmente considerata. Lo stesso Jacini, nella sua interpellanza in Senato, si mo– strò favorevole ad elevare il dazio, sebbene in misura assai modesta, ritenendo che l'agricoltura fosse trop– po grandemente colpita, non solo dalla concorrenza transatlantica, ma dalla stessa abolizione del corso forzoso che aveva, insieme coi suoi danni, apportato il. vantaggio di una certa protezione della produzione nazionale. Ma il dazio - questo ci preme affermare - doveva avei-e il carattere di misÌlra temporanea, e, ciò dicendo, non intendiamo significare semplicemente ch'esso dovesse dopo un certo tempo essere abolito, pbichè in tal senso ogni dazio è temporaneo. Dicendo dazio temporaneo, vogliamo significare un pronedi– mento di protezione, il quale sia collegato con altri provvedimenti atti a mutare le condizioni eccezionali che lo hanno r.eso necessario, di guisa che, a grado ~ grado ch'esse si vanno modificando, debba pur esso at– tenuarsi e finalmente cessare. Secondo questo con– cetto, la temporaneità è condizione prestabilita nel– l'atto che il dazio viene imposto, e la sua graduale · diminuzione o la sua abolizione ~on sono subordinale alle vicende dei prezzi, ma p~ramente al fatto che l'orga_nismo della produzione si è così rinvigorito da poter affrontare impunemente il mercato libero. Con che ci sembra di esprimere un concetto che, anche dal punto di vista scientifico, può _es!lere accollo. [ Se in Italia, allorchè .il dazio fu. elevalo a una mi– sura di protezione, si fosse delibera!o eh'esso, tra– scorso un dato periodo, dovesse gradatamente discen– dere e dopo un certo numero di anni essere abolito; ma in pari tempo si fossero adottati provvedimenti diretti ad elevare le sorti dell'agricoltura, noi ci tro– veremmo già oggi in condizioni ben diverse, sia ri– spetto alla produzione agraria, ed in particolare a quella del frumento, sia rispetto alla popolazione con– sumatrice, la quale vedrebbe quale frutto dei suoi sacrifici un accrescimento della potenza economica nazionale, a cui essa stessa è interessala». 5° L'ultimo danno recalo dal .dazi o sui cereali riguarda l'ostacolo insor!flonla~ile 'che_ es.so h:1 op– posto alla conclusione d1 buom trattai! cli. ~ om_me~– cio con nazioni che sarebbero nostre m1rab1h clienti, quali la Russia e gli Stati Unili d'.,'.'-meri ca. , Qui pure non potrebbe essere p11;1 profondo I an– tacronismo fra tutta la nostra agricoltura eia una pa°rt.e e l'interesse dei latifondisti cerealicullori dal– l'altra· e cioè fra l'interesse di 21.383.264 eUari, e queho cli u~a Mia parte dei 4.792.200 etlari de– dicati al frumento. Nelle ultime trattative commerciali con la Russia, i necroziatori italiani chiesero facilitazioni all'entrata dei ;ostri vini decrli ortaggi, dei fiori, delle sete. Rispose la Ru~sia ~hi~end~ci una. di~inuzione del dazio a favore dei suoi grani. E noi rifiutammo. Fl! allora che lo stesso on. Luigi Luzzatti - uno deg~ artefici della tariffa del 1887, colui che nel 1898 S! era opposto a ogni riduzione del diritto c~ogana_le_ ~UI cereali - insorse contro questa gelosa mta~g1b1htà del dazio sul grano, che e1rli disse essere dn·entato

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