Critica Sociale XXIII - n.20-21 - 16 ott.-15 nov. 1913
CRITICASOCIALE 315 riservala alla coltivazione del grano, e, nonostante i .metodi p.iù intensivi applicali a tale coltivazione, risultasse che non rie produciamo abbastanza per il consumo interno, p_oco male ci sarebbe, se riuscis– simo in cambio a esportare un valore in.gente di_ma– terie prime r-icavate dal nostro suolo, o gregge o ma– nifattui:ate di prima mano, vale a dire d.i frutta e di ortaggi precoci, di latticinii, di bestiame da carne, di seta, di lino, di canapa, di vino, di riso, di olii, di tabacco, di agrumi, di castagne, eec., cosicchè una frazione di tal valo.re ci mettesse. in grado di impor– tare ,dall:inesauribile bacino del Mississipì o dalla Russia meridionale il supplemento di grano che ci occorresse ». E dello s~sso parere. erano st.ati, prima clell'o Ja– cini, il Cattaneo e il Ridol[i: dello stesso parere sono oggi il Cubani, l'Alpe, il Samoggia, il Bizzozero ... Non uno solo dei tecnici che eia tanti anni ne.Jla pratica, dalla· cattedra, dai campi sperimentali, nei trattati -' frutto di lustri e lustri di esperienza - , si sforzano di elevare ,la produttività clell'agric.oltoré ·e 1 dell'1ag-ricoltura 1 ilaliàina, non uno, ripeto; è favo- revole .al dazio- sui cereali. ' Non vi è documento, non vi è pubblicazione agra– ria che non riveli nuove schiere cli clou.i agronomi, i quali pongono in luce i danni del dazio. Ho qui soU'occhio, ad esempio, una puhblicazione· usciw di questi giorni cieli' Ufficio di. Statistica Agra,ria: « La coltivazione· del frumento• i,i Italia» (Roma, Ti1:io– grafia Naz. Bertero, 1913), dove è scritto: « P,er fare un promtevole confronto fra i rendimenti della coltura del frumento in Italia e quelli dei paesi p.iù progrediti, bisogna comparare con il prodotto medio del Belgio, dell'Inghilterra (proprio quella per • cui l'on. C@lajanni mostra /,anta commiserazione), e della Germania aon il prodotto medio del Regno, ma quello della Valle del Po (a coltura intensiva). Tlit– tauia (e, cioè, malgrado la coltura intensiva) è d'uopo rico,ws·cere che il paragone non è. molto. confortante per noi e non farebbe scomparire la inferiorità del– l'ag.ricoltura italiana di fronte alle migliori agricol– ture straniere >>. _Per indagare le cause di questa strana inferiorit~1, l'Cfficio ministeri~le -ha promosso un'inchiesta fra ·i tecnici e· agricoltori più reputai.i della valle pa– dana, inchiesta alla quale hanno risposto i profes– sori Bizzozero, Peglion, Pecile, Berthocl, Petrobelli, l'ing. Certani. Le risposi.e sono coincidenti: « Pri– « miercunente pesa anche sulla, coltura a f rrlmento ~< c/ell0i valle clel PQ il vizio ge11erale a tut;ta l'agri– « coltura italiana: di una eccessiva estensione asse– « (filata nell'avvicendamento alla coltura dei cereali « in confronto di quella dei foraggi». L'on. Colajant)i va· ripetendo che rn;li «fanatici» liberisti, schiavi delle nostre teorie, ,chiudiamo gli occhi ai fatti. Che dobbiamo dire di lui, che, per clifende·re il dazio sul grano, chiude le orecchie al– l'unanime gilldizio pronunciato in materia dagli uo– mini che di agraria, sia dett_ocon sua sopportazione, ne sanno tanto più di 'lui .e di noi? Pr-:RCHÈ VENNE POSTO IL DAZIO Sl'L GRANO È A CHI GIOVA. - La Commissione Reale che nel 1882 fece l'inchiesta la quale doveva portare alla tariffa pro– tezionista del 1887, meni.re , per bocca di Vittorio Elleri-a, si manifestava favorevole alla difesa doga~ nale cii molte in.dustrie, si pronunciava invece reci– samente avversa alla pr0tezione. agricola e. special– mente nlla impO!,izione di un dazio sui rereali, la c~1iinuti_lità ~ i cui danni il relatore Lampertico trac– ciava mirabilmente (1). ~fa al Parlamento i rappresentanti dei grandi pro– pr1etarì ottennero che, malgrado il voto contrario della Commissione, il principio della difesa doga– hale per la cerealicoltura venisse sancito. Afferma l'on. Colajanni che più tardi il dazio venne portalo all'altezza di L. 7,50 al quintale uni– camente per ragioni di ordine fiscale. La verità è alquanto diversa. Nel 1894 l'on, Sonnino richiese rimedi eroici per salv;ire· la finanza italiana dal di– sastro: fra _questi, l'aumento delf aliquota della ric– chezza mobile dal 13,20 al 20 °/., e l'aumento, da uno a _tre ~lecimi dell'imposta fondiaria. Però, per aUe– nuare 11 gravame che ne sarebbe derivato ai proprie– tari, si dava loro un aumento nel dazio, porlandolo da 5 a 7,50 al quintale. li curioso si fu che il pro– .gettato aumento dei 2/10 d'imposla naufragò in seno alla Commissione parlamentare; meni.re l'elevazione ciel dazio Timase ... -~-Ora è bene tener presente che questo dazio pro– tettor,e non giova ai piccoli coltivatori, anzi li dan- 1ieggia. Essi difatti non producono tanto grano da ,X~nderne i viceversa, l'alto prezzo che il cereale rag– gmnge - in causa del dazio - li costringe ad adi– bire ali~ coltura di esso una parte del piccolo po– dere, anche là dove il clima e la natura del suolo sono avversi, per ottenere klnto frumento quanto basta al nutrimento loro e della propria famiglia. I piccoli coltivatori quindi sono danneggiati, non favoriti, dalla persistenza del dazio. Nè si tratta di un danno ristretto a una scarsa schiera di cittadin'i. Dice la succitata pubblicazione ufficiale (« La colti– vazione del frnmento in Italia»): « Una gran parte della popolazione consuma diret– tamente le derrate che ottiene dal suolo ed è pertanto interessata a fJl'oclurre quelle che sono richieste eia/ bisogno della propria sussistenza, anzlchè quelle che meglio risponderebbero al più prafètteuole ordina– mento tecnico e/e/l'azienda agraria. È da ritenere che non meno dei due quinti dei cereali che si producono in Italia vengono direttamente consumati da coloro che li producono ». E allora il calcolo del sopraprezzo pagato dai con– sumatori non agli agricoltori, ma ai u1·andi proprie– tarl produttori di grano, è presto fatto. Il consumo medio italiano di frumento (2) e di quint. 55.000,000. Da questa quantità dobbiamo dedurre i 2/5: restano perciò 33 ·milioni di quintali, e quindi : 33.000,000 X L. 7,50 = L 247.500.000 nelle casse dello Stato pel · ·,. dazio 'entrano in media " 80.000.odo restano L. 167.500.000 le eruali rappresentano il medio tributo annuo che· paghiamo ai grandi proprietarL Ad essi, e a nessun· altro. Non agli operai agricoli, il cui salario è deter– minato dalle leggi che regolano il compenso del la– voro nei suoi •varii impieghi. Non ai fittavoli, i quali pagano, eonglobat.e nel prezzo cl-'affitto, le ·rendit.e di ~cui in forza del dazio godono i proprietarì dei terreni. come già dimostrò Achille Loria.· IL P.REMIO AU.'IGNAVI.\ E ALL._\SSEl\"l'EISi\10. --' J\Ia · i nostri scienziati e pratici cli agricoltura rion _si son~ limitati a combattere sui libri. Siccome da più parli (1) Vedi 11 io.io sto,dlo: Il dazio ... , "t"IIHO ifl Geni,an."a e '" It~lla , (Riforma Sociale, ann~ vnt, voi. XI)- • · · · (ll) Tedi An1111arli>Statistico, 1912,' png. '139. ·
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