Critica Sociale XXIII - n.20-21 - 16 ott.-15 nov. 1913
314 · CRITI<;:A SOCIAL-E Cr~diamo inutile ricordare" rhe l' Inghilt..erra non ha dazio sul grano. · · ln Italia 11011 vi è t111 professore di agraria che si sia dichiaralo favorevole al da:io sul yrano. Nel 1887 il Savasl(lno, ,1vvertendo che il r1ostro pìlese è la terra dell'albero. i·ncitava gli agricoHori ìl rivol– gere ;:id esso le loro energie, anziehè alla cereali– coltura. Nel 1901 il B,orcliga, al Congresso degli agricoltori a Firenze, eccit.ava alla trasforrnazione della coltura estensiva dei cereali in :coltura arborea e ortense,. e ricordav,a che questa è sopratutto uecess;:iria in un paese ricco·- di popolazione come il nostro, p~rchè, « mentre· la collura estensiva granaria non esige l'o– « pera che di 12 a lll agricoli adulti per et.I.aro e « quella conti-nua a base di granturco e frumento ne « vuole 25-30, le ,alt.re vogliono le quantità seguenti: « \iignelo frutt.eto intensivo dr! Napoletano 90-100 « Id. alla Pugliese · li.0-50 « /\grumet.o Palermitano 200-2.>10 « Coltura orl.0ns0 irrigala mollo inten,siva ·200-250 « Og,ni agricolo_ adulto (o_ltre i quin~lici_ anni) co:tri– << sponçle a 3 eh popo\az1one agrana tot.aie/ : Ld J e.mina concorda pienamente nella op"in'iòhe dei suoi· illustri colleghi. Scrive egli nel suo noi.o tral.l.ato : « Il frumento occupa in Italia 4.700.000 ettari di terreno ·con una produzione complessiva media di 51 milioni di ettolitri e un prodotto medio per ettaro di ettolitri 11. La superficie a frumento in Italia. ha quindi una grande estensione, ma molto scarso riesce i'l prodotto medio per ettaro; e di questa povera pro– duzione, che, salvo eccezioni, oscillando fra 7 e 15 et– tolitri per ettaro, si ragguaglia alla media di etto– litri 11, varie sono le cause: lavori insufficienti del terreno, scarsa e mancante concimazione, coltivaziope dei terreni ingrati per loro comp-osizione e sopra aride pendici, _disadatte per troppa inclinazione o per manchevole profondità; avvicendamento del frumento con piante voraci che dimagrano. il terreno q,uanto il grano stesso; negligenza, infine, di tutte le altre cure che valgono a immegliare la quantità e la qua– lità della produzione. Non è pur da tacere un fatto abbastanza frequente in Italia, e che non si riscontra d'ordinario negli altri paesi d'Europa e particolar– mente in quelli volti maggiormente a settentrione; in questi ultimi infatti si nota la tendenza a specializ– zare le colture e, d'altra parte, raro è che sopra uno stesso terreno si p~ssano far succedere, nello -stesso anno, diverse colture, stante: le somine termiche in– sufficienti. In Italia invece, no_n solaµ1.en ~e .Ja specia– lizz:izione delle colture è ben lungi dal ,},tir_i,(ìèarsi, 1 almeno nella massima p,arte dei terreni, ma forse la specializzazione non si potrà mai accettare univer-· salmente, a causa della cliv.isione .clei. possessi, nei quali il coltivatore vuol raccogliere, per antica· abitu– dine, -un po' di tutto quello eh.e occorre ·alla famiglia>}. ·.-~ più o_ltre, aÙaccando cliret.tamenie il gran pro-. blema della protezione, cos\ l'Jemina riassume. le opinioni della scienza agraria italiana in proposito: « Saranno un bene i dazi protettori? Per quanto essi Stimo forsè unÙ ne·cessitù presente, non saranno certamente benefici, pér' l'inflùenza loro sull'indirizzo dell'agricoltura; ,questà sarà avviata ad esteadere la coltura di un cereale che si potrebbe ::\vere più a b_uon p·rezzo importandolo; è una condizione artifi– ciale creata alla nostra agricoltura, è un falso indi-• rizw che le s·i dir.· I da1.! ·pròtettori rion dèvonò far d,imenÌ.icare all'.agri,coltura itali;ana un altro mezzo più efficace, più benefico e più. duraturo -nei suoi, effetti: questo- consiste nel •diminuire il costo cli prnduzio11e del no-stro· frumenl-o ». << Su qual.i elementi si può agire? Diminuire alcune spese ai coltivazione, aumeritarne altre, e tutte ripar– ~irle so_pra tiria produzione di maggiore numero di ettoiitri, in modo 'che la quota di spesa _per.ogni unità sia minor.e. Gli aumenti di prodotto· si possono otte– nere pr,ii;ic_i•pal~ent~c,oi seguenti mezzi: migliore la– vorazion.e ciel terreno, correzioni ciel/e rotazioni agra– rie, in modo che il frum,ento· tr.ovi il terreno propizio; scella e/i. buone· e aclaltc vw•ietà, seniina precoce ·e-in file, sr1rchiatura, mietit11ra anticipata. Ma il mezzo più potente e senza diibbio il concime, poichè in paese a g1;.ande· consumo, c.omè l'Europa, devono essere i grandi produltori di concimi a buon prezzo che per– mettono di conseguire i massimi_ ·prodo~ti ». E a ragion·e lo Jemiùa ricorda la ·uéccssità clri concimi. Perchè in t.utto•o per lutto l'Italia consuma . dieci milioni di quini.ali cli .fosfat.i all'anno, dei quali 6.800.0.00 vengono usali nella sola pianura padana: sicchè restano 3.200.000 -quinlàli a rappresentare -lu restituzione che si fa rii terreni in t.utt.o il resto del regno! Ancor più I.ardì, nell'ottobre 1911, al Congresso di Torino, un altro ,competeùte, l'avv. Cassin, pre– sidente della Camera cli Commercio cli Cuneo, la– me.rii.ava questo vizio, nostro « di produrre con ogni artificio il frumento là dove questo non può dare che· u 11 ren:climenlb assai scarso ». Il Valenti, che è il primo scrittore di economia ag-raria che _oggi vantiamo, nel suo libro « La vita agricola d'Italia duranle. i cinquant'anni dalla uni– [icazione della Patria», .pubblicato lo scorso anno dal!' Accademia dei Lincei, scrive: <eOggi. noi coltiviamo 4 milioni ·e 700 mila ettari a frumento e da tale superficie non ricaviamo che circa 50 milioni di. quintali di ,grano. Il giorno in cui ci limiteremo a coltivare non più qi 3 milioni e mezzo di ettari, ritraendone normÙlmente 70 milioni di quin- .tali di g•rano, ed• alleveremo in pari tempo un terzo in più del bestiame ch·é oggi alleviamo, quel giorno l'equilibrio sarà ristabilito e l'Italia agricola volgerà sicuramente verso il suo destino, provvedendo ade– guatamente ai· bisogni della Nazione col produrre le derrate più essenziali, e verso il suo arricohimento con l'esportazi<;rne di quei prodotti della terra e del– l'industria agr'aria, che sono una speciale prerogativa del nostro suolo e del nostro clima ». ·Proprio quello che, nella celebre Inch-ìest.a a'gr'a– ria, aveva affermato Stefano Jacini: · e< L'ideale della nostra agricoltura dev·e consi-siere nori già precisamente nel cavare dal suolo .d'Italia tutto il grano che occorre al consumo dei suoi abi– tanti," bensì nel cavarne il massimo possibile, ed al maggior buon merçato, da quel t.anto di suolo nazio– nale in· cui lq coltivazione di esso può dare un pro– fitto màggiore, :il parità di superficie, che non altre colture preziose; le quali ci sonò consentite dalle condizioni eccezionali del nostro clima. Coltivar-e gi:a– no, dove· tali colture sono attuabili e dànno ·un mag– giore lucro, per il solò scopo di soddisfare pienamente . af bisogrio interno che vi è di g·rano, non sarebbe un . èon·sigiio ·serìo. ·_èhe·se; cori l'ut_ilizzare I).el m_odcipiù razio.rìàle e più proficuo ·1e specialità agronomiche del territorio italiano, venisse a. ridurs_i la superficie
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