Critica Sociale - XXIII - n. 19 - 1-15 ottobre 1913
300 CIUTICA.SOCIALE nica e non la sesta; Barolo (Cuneo) Scuola Tecnica e non quinta e sesta. A questo si aggiunga che la legge sull'obbligo di frequenza è rispettata più sulla carta che non nel fatto, tantochè, nel 1908, dei quattro milioni di ragazzi ob!bligati, solo tre frequentavano effettivamente; quin– di la cifra impressionante di un milione che, per cause, _diverse, si sottraggono ogni anno alla legge. In corrispondenza sta il profitto che gl_i allievi ri– traggono dalla scùòla, p·er cui, dalla percentuale già misera -del 62 % di -promossi che troviani·o in Pie• monte, scendiamo. a meno del' 45 nelle Marche, Ab– bruzzi-Molise e ·Sardegna. Il Corradini, studiando questa diversa inlluenza e diffusione della scuola elementare, afferma •che <e le cause sono diverse e talune possono avere un carat– tere affatto loca·le, mà generalmente si possono ri– durre· a queste tre_:_diversità nello, svilupp? e~ono– mièo e, quindi; nt/lla .vita civile; diversità riegli ag– gruppamenti di popolazione; e in parte diversità nel numero delle scuole,,_ · Diagnosi giustissima, da ·cui però. il Corradini non trae la conclusione logica, e cioè che, date tutte que– ste diversità insanabili, .la scuola primaria 'non ·darà mai, nei centri rurali, i frutti che le si chiedono, se non la si adatta a questi diversi bisogni. Perchè la vePità dolorosa è questa: in Italia manca la scuola rurale, ' ' Si ripete per l'istruzione elementare quanto ho già eletto. della legislazione comunale, Fu creata per i bisogni dei grossi centri urbani e fu imposta, non dico adattata, tale e quale, ai piccoli Comuni .. Lo stesso orario e, ciò che è anche più enorme,_ lo stesso ,programma per Milano e per Roccacannilccia. Si può imaginare assurdo maggiore?!. .. La scuola si apre ai primi di ottobre, quando -là semina del grano è appena iniziata e la vendemmia, in tanta parte d'Italia, è nel suo fervore. Continua a màggio, giugno, luglio, nel forte de\ lavori cam– pestri e dei raccolti. Viceversa, da dicembre ad aprile, nel periodo, cioè, in cui il figlio del contadino più intensamente potrebbe· approfittare della scuola; si seguono così numerose le feste civili e religiose, che quasi ogni altro giorno è vacanza. I piccoli allievi frequèntanp nell'inverno quando fa freddo,' ed un ambie.nte pulito e. rìscaldato.,da.,stu,fa è preferibile al cantuc'do della stalla. Ma non ·appena la stagione si apre, l'assillo economico obbliga le famiglie a tenerli a casa a guadagnarsi il pane. Ri– peto_nò così due ò tre volte la classe sino a quando se ne vergognano. E così, di figli di cenìadini, ne troverete moltissimi, che hanno superata la prima, molti la seconda e la terza, ina pochissimi le classi superiori. Se, invece, oltre il corsci inferiore regolare di nove mesi, ci fosse un corso superiore di altri tre anni e più, invernale, dai' dicembre al maggio, un corso in– tensò senza vaèanze natalizie, pasquali e 'di carne– vale, i contadini ne potrebbero· approfittare e hon solo si 'ridurrebbe la ,piaga deÌl'analfabetismo, ma si intensificherebbe là diffusione di una istruzione non più ridotta ad insegnare a scrivere malamente il pro– prio nome od a sommare due più due. Per il lavòro campestre non esistono le ragioni che hanno consigliato al legislatore di proibire ai ragazzi prima dei quattordici anni di entrare negli stabili, menti. In qualche località, dove esiste la grande ,pro– prietà a, cultura intensiva ed a feroce sfruttamento capitalistico, mi si dice -: io no~ ho visto - che ra– gazzi di 10-12 anni sono già piegati sotto la falce a mietere il grano. E un eccesso che va represso e p,u– nito. Ma, in genere, il lavoro agricolo non può pro-_ durre sugli esili corpi dei fanciulli gli effetti deleterii del lavoro industriale. Cade quindi l'argomento e non resta che la necessità ,di dare una istruzione primaria conveniente anche ai figlt .dei contadini. La quale dipende molto dagli orarii, ma dipende moltissimo anche dai programmi. Vitali, nel suo lavoro « li rinascimento educàt•il/o ,1;. scrive: <e Non basta alla scuola moderna di insegnare ciò e< che è atto ad essere acquisito, per modo che l'in– <c te Il etto né tragga alimento al proprio sviluppo ... ccLa scuolà modernà deve voler formare gli uqmi.ni <e capaci di accrescere e migliorare la produzione a·gra'-' << r-i.a e industriale, di indirizzare cioè le attività·. per <e la vita nella quale poss<mo riuscire utili all'indivi– <c duo ed alla patria». E Giuseppe Sergi, in « Educazione ed Istruzione,,, ribadisce il concetto •quando scrive: <e La scuola per le classi operaie, istruttiva ed ed·u- · cccativa, deve comprendere un'istruzione elementare cc sufficiente ai bisogni della vita tielle stesse classi, cc e l'esercizio al lavoro, e cji quel lavoro che dovrà <e dare il pane a chi impiega la sua attività musco- « lare,,. · . . · A q-uesti ·concetti si inspira là 'scuola popolare, e dove, come in Alessandria, essa è diretta secondo lo spirito della legge, non piccolo è il vantaggio che ne·. viene alle giovani generazion,r, li,ber·ate dal triste sfruttamento del tir-ocinio e· poste in condizioni da scegliersi la propria strada seguend_o il proprio istinto .. Ma, nei centri rurali, la scuola popolare non è pe– netrata. Il. prof. Corr_açini è il primo a ·constatarlo e deplorarlo. Pochi dei pìccoli Comuni hanne istituita la quinta .e la sesta; e, di questi, la maggior parte,. come OP" -portunamente osserva lo Zanzi nell'opera ·citata, isti– tuendole, ne hanno tradito _ il principio; facendone una specie di, anticamera alla Scuola Tecnica. Tutti, · poi, si sono· inspirati piuttosto ai bisogni dell'arti- , gianato locale, che non _a qµelli ,dei contadini. Ed anche qui la colpa, se di colpa si può parlare, è dei lavoratori della terra, che, non avendo· compresi i vantaggi della scuola, non hanno fatto ,pressione 1ìUi pubb\.ici poteri. Fatto sta che in Italia manca del tutto l'insegna– mento agrario elementare. Abbiamo. buone scuole per professori d'agraria, abbiamo scuole nè troppo· buone, nè troppo cattive, per i tecnici, i periti agri– coli, i fat_tori, non- abbiamo la scuola per il contadino. Ed i danni sono immensi. Parlo proprio di danni materiali, che dalla classe dei ·coltivatori si riverbe- - rano su tutta la nazione. Vi siete mai domandati perchè in Italia produciamo minore quantità di grano, proporzionalmente, che al– l'estero? Oppure perchè sui mercati esteri i vini spac gnoli, 1 vini greci, gli stessi vini francesi. facciano vittoriosa· concorrenza ai nqstri? Od anche perchè, no– nostante gli estesissimi pascoli, si produca da noi così poco bestiame, si paghi là carne tanto più cara che non all'estero, in Inghilterra, per esempio"!
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