Critica Sociale - XXIII - n. 18 - 16-30 settembre 1913
CRITICA SOCIALE 275 d~I futuro assetto sociale?. O perchè si sono via v~a avvezzali a distinguersi da noi, ripudiando espli– citamente o tralasciando tacitamente tutto ciò che sa di ulo-pia, di ingenuo, di non positivamente accer– tabile? Perchè vanno sempre più cancellando, con la gof!lm? del possibilismo, il sogno., o tutto quel che essi ritengono sogno, dalla storia del movimento proletario?' Eppure, se al Poeta apparve, in mirabile visione mir-qbilmente espressa, « la verità dei grandi antichi sogni », forse· che il cosicletto sogno futuro non ha una sua funzione, quando sia non inganne– v_olemiraggio, ma aspirazione a una meta cli giusti– zia e di «ordine», intera, magnifica, definitiva? Se il Socialismo è un fatto in continuo divenire, il suo relativo, pér non arrestarsi, non ha però bisogno di un assoluto? · . Non rispondo al quesito, ma lo pongo. E, per illustrarlo, richiamo una professione. di fede, fatta sua da I. Bonomi in non 'lontane polemiche: « Il fine è nulla; il molo è tutto». Dal che deve dedursi che i « destri » aspirano alla liberaziooe completa del proletariato (quanti al– tri umanitari, radicali,· ò semplicemente uomini di cuore, vi aspirano del pari!), ma serbandosi agno– stici rispetto al modo; rivendicando il diritto al dub– bio e all'eventuale eresia quanto alle soluzioni del futuro. Ammetto che ciò sia lodevolmente scientifico e ottimo per dei filosofi. Non è ottimo per degli uo– mini politici, agitatori, educatori, condottieri di mas– se; alle quali importa prospettare, intimamente con– giunti, e fine e mòto, non già per offrire malsicuri miraggi avvenire, ma per fare più consapevole e precisa l'azione. · Alla formula bernsteiniana e bonomiana : Il fine è. nulla, il molo è tutto, i socialisti credo debbano sostituire quest'altra: Il [ine è nulla senza il moto, il' moto è nulla senza il fine. Qui si compone e s'integra l'ideale e il reale, il possibile immediato e il raggiungibile avvenire. R1FORi\tISTIE:>ITRAi\!BJ. Vediamo. Per me il me– todo riformista (fu necessario chiamarlo cosi, or sono 11 anni, per distinguerlo dal metodo rivoluziona.rio di gioviale memori::i: potrebbe dirsi, senz'altro, il metodo socialista) è il formare -:-- mercè il prose– litismo, la collur::i, l'educazione, l'azione pratica, gli istituti nuovi, la conquista dei poteri - una grande for:a delle masse - forza di numero, di coscienza; di denari, di volontà, di capacità, forza politica, forza economica - che ne accresca sempre più .il peso nel mondo circostante, in tutti i campi; che trasporti via via il centro di gravità, dalla classe oggi dominante, alla classe oggi dominata; che, penetrando e . trasformando la società attuale, la «riordini» in senso socialista. Tale opera è, di sua natura, lenta, metodica, pacala. Non sono esclusi, nel bilancio, alla voce «imprevisto», gli urli violenti, non desiderati, ma accettati, se inevitabili. · È proprio cli tale concezione un -procedere per gradi, un preparare sapiente e prudente, un intento continuo di allungare· ogni giorno le gambe del pro– letariato, ma di non fargli fare mai un passo più lungo di quelle. L'azione dei destri, in questi ultimi anni, si in– spira a questi concetti? O non cade, da un altro punto di partenza, nella stessa immobilità e nel medesimo miracoloso catastrofismo dei rivoluzionari estremi. sognando baldanzose conquiste, ottimistici sbalzi in avanti, colpi cli mano che trasformano per virtù magica la realtà? Per me Riformismo è l'essere ministeriale con un Ministero che mi dà le riforme; diventare ant.i– min isteriale, sub ito, senza esitanze, con agile, dut– tile mutevole1.za di tattica, contro un GoYerno che mi dà ... la guerra. f: il fare alleanze con una De– mocrazia che mi è affine in un programma di azione; rompere l'alleanza con una Democrazia che si ac– coda ai nazionalisti o fa l'amore coi clericali. Ancor:1. Io faccio alleanze, se mi convengono; ma faccJO anche tutto il resto della mia azione so– cialista. Ajleati in Comune coi democratici, sia pure; ma non rmunciando a esser noi, a fare la nostra pr?paganda, anche se non suoni gradita agli af– fi111;a fondar Cooperative, anche se diano fastidio agli esercenti e agli appaltatori radicaleggianti. Se (e il duro dilemma talora si presenta) l'una e l'al– tra cosa è impossibile; se bisogna decidersi al bi– vio, nessuna esitazione! Al diavolo l'alleanza, e avanti il lavoro socialista! Altrimenti, per non per– dere quel po' di vita comunale, rinunciamo a vi– vere, a crescere, ad assicurarci l'avvenire! Alleanze, sì : ma come episodio, non come re– gola costante di esistenza, non come blocco per– p~tuo; alleanze e ~inistei:ial_ismo, sì, ma purchè si viva, purchè non c1 parahzzmo, purchè non ci con– ducano ad essere - quel che accadde ai destri - in 1;1n'orastorica del paese, al seguito del Governo anz1chè a capo del popolo! * ** SOCIAL!Sì\lO E L.\BOURISMO - PARTITOE ORGAi\lZ- ZAZJONE OPERAIA. - Pei destri, il Socialismo ·è l'av– vento della classe operaia al potere. In ciò, sem– brano meno aristocratici di noi, anzi demagogici. Con una mano stanno attaccati al Governo, con l'al– tra cercano attrarre e tenersi stretta la massa. Gio– litti e il proletariato, pronubo il gruppo destro, e gettato nel fuoco il ramo secco del Partito socia– lista, generano la società avvenire. Ciò (occorre avvertirlo?) è detto paradossalmente,· in caricatura. Non l'intende però in caricatura il proletariato, dov'è men saldo, men conscio della dura realtà, meno avvezzo a fidare più in se stesso che nell'aiuto dei Santi. Bisogna vedere come ab– bocca esso alla lusinga di una rapida, facile, poco faticosa conquista negli alti gradi dello· Stato! Co– me s'illude che, superalo d'un salto tutto l'immane baluardo della strullura economica, morale della società, un qualche cosa di decisivo ·(non dico il Socialismo tout courl) possa venire giù dal c·ielo del Governo, propiziatori i San Bernardi del d<;iilrismo! E una ipertrofia del canone del « minimo mez– zo », per la quale si finisce ad atrofizzare il muscolo. L'uomo slesso delle grandi cillà, cammina, non per necessità, ma più spesso per esercizio. Che dire del prole\arialo che ha sì lungo , 1 iaggio e membra sì deboli? Per me il Socialismo è una ricostruzione gene– rale della società, che si compie attraverso il pro– letariato. ma non soltanto con il progresso di quello che oggi è il proletariato; che si attua in un ritmo sottile e delicato fra la massa operaia. animata da un movimento realistico e idealistico insieme, e il Partito socialista, che rappresenta e vigila e pro– pugna e adempie tutto quello - meta e funzione - che è Socialismo all'infuori del puro movimento proletario. Esso incita e infrena, coordina e guida, ha la visione universa del moto e del fine. inter– preta, con un concetto superiore, con un criterio comprensivo. gli interessi, i bisogni. gli impulsi cli questa materia multiforme e multanime ch'è· la massa operaia. sferzata da tanti appetiti, solcata da tanti particolari egoismi, trascinata. a tante precipiti azioni e aduggiata da tante stanchezze, per sazietà soddisfatta o per disperata sfiducia! II Circoletto di dodici soci, dottrinari. settari e faziosi. che intende imporsi o parlare in nome di autentiche masse .proletarie, è ramo secco, buono appena da ardere. ~fa il Partito socialista. se è il
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