Critica Sociale - XXIII - n. 18 - 16-30 settembre 1913

CHITICA SOCIALE 287 Per la pratica, è un altro conto. E la ricerca, in genere, delle cause vi è imposta dal bisogno di « tro– varle»: per eliminarle o potenziarle, per ridurle o favorirle. Astrarre, qui, significa poter operare, psi– cologicamente e materialmente: e, se la corrente della realtà si rifiutasse in modo reciso a qualunque selezione di elementi per fini pragmatici, non reste– rebbe. che chinare il capo e rientrare nelle file, pa– ghi che la coincidenza del reale col razionale consen– tisse almeno siffatta novissima sorta di fatalismo. , Ma, se la teori~ deve bene rispettare il «fatto», limitandosi, per quanto sia possibile (chi mai tratter– rà l'uomo dallo scomporre - «decomporre» - la propria storia, per tentar di vederci chiaro?»), a contemplarlo e ad apporci il suo « visto »; la pratica esige, per la sua stessa possibilità, di tirar fuori questo e quest'altro, di raggruppare, di fissar nomi, di orientarsi, di apprezzare, di scorgere chiaro (sia pure troppo chiaro) il punto dove incunearsi e far leva, il sistema di forze in cui inserirsi ed agire, i mezzi, il fine. E la pratica - che, nella sua forma più raffinata, è economia del :pen~iero - è fo_rza troppo possente, perché la teoria riesca· a sfuggirle del tutto. · · Or chi non intende ·quelle esigenze e questo soprav– vento, stenta ad avere una nozione precisa di quello che testè il Croce ha ironicamente definito « l'ultima filosofia della storia », dopo di avere altra volta, con– tro il Labriola, senza ironia, negato che tale sia:· il mate·rialismo storico. Il quale', veramente, se da un lato è una specialissima filosofia della stòria, le cui vedute fondamentali, spogliate dalla parvenza sche– matica, son rimaste integre e salde; è, dall'altro, prefazione e commento, chiarificazio·ne teorica, ep– però arme, della prassi operaia : e anzi è la prima :cosa in quanto è pure la seconda. Questo duplice aspetto del marxismo è stato per lo più, in buona o in mala fede, ignorato o trascu– rato. La dottrina di Marx possiede un valore scienti– fico, che non è tutto il suo. valore, e non ne è nep– pure il maggiore. Nessun dubbio che essa sarebbe sostanzialmente superala, se fosse (quel che non è) una genuina filosofia della storia, schematica, tra– scendente, costruttrice a priori del processo storico. E avrebbe, si, una assai grande importa~za, !Iia non tutta quella che. ha, ~e fosse s~lo_(quale m pa~te è) una acuta concez10ne 1mmanent1st1ca della stona, rivelatrice di una realtà dapprima non tenuta nel giusto conto: l'economia:, una realtà,. dunque, d~ approfondire nella sua sostanza, da indagare nei suoi riflessi, da porre comunque in evidenza, per. una più chiara sicura compiuta interpretaziòne della storia. Ciò, in fondo, equivale a dire che la storia dev'essere considerata e studiata tutta; e che, con-· stando essa non d'altro se non di tutta se stessa, tralasciare o inadeguatamente valutare lo studio dei fatti cosidetti «economici)), dei puri rapporti, delle coesioni o dei conflìtti d'interessi, delle lotte di classi, significa interpretarla parzialmente, epperò male: come avverrebbe, d'altra parte, se ci si fermasse alla economia, ignorando, o sottoponendole brutàl– mente, tutto l'altro. (Il che, in verità, tranne in qual– che periodo di allegro .« de~erminismo economi?o >!, è accaduto di rado e m più modeste proporz10m; perchè l'uomo guarda, di solito, più a quello che vede, a quello, cioè, che lo im~ressiona, _p_erla su_a esteriore incombente configuraz10ne - diritto, poli– tica, ecc. -, anziché a quello che, ad osservarlo, richieda un lieve sforzo, di ricerca e di attenzione). Marx rappresenta, per tal ·modo, una indiscutibile conquista del pensiero contemporaneo; e, come per pochi a~tri, si deye_dire che non si può, dopo di lui, non essere marxisti. Mà ciò non è tutto. - Il marxismo aveva uno scopo scientifico; ma ne aveva anche uno pratico. Oltre che un poderoso strumento cli interpretazione storica, era una «illuminazione», una delucidazione critica del movimento operaio, allora per la prima volta scatenatosi nel mondo, pieno d'incognite, cor– rusco di minacce, tragico nel suo pathos profondo. E voleva esprimere e soddisfare una grande esi– genza, propria dell'azione e della classe che stava per compierla o intendeva ad agguerrirsi pér me– glio compierla : voleva creare un pensiero, dare un nome, assegnare un posto, consegnare uno stru– mento di battaglia, alla classe lavoratrice. Per agire, bisogna prender posizione; e, per ciò fare, bisogna schematizzare la realtà, sentirne teorizzale le con– traddizioni, viverne mentalmente la dialettica. La concreta consapevole partecipazione alla lotta sup– pone una partecipazione ideale in favore di questo anziché cli quel gruppo, e suppone, prima ancora, un riconoscimento teorico del primo e ciel secondo, in funzione appunto della lotta, della vita vissuta, al cli qua del superiore integrale punto di vista scienti– fico. La filosofia confonde e dissolve, spiega e giu– stifica, concilia e disarma, dà a tutti la vita e la morte. L'azione vuol distinguere, accusare, assal– tare, distruggere: - vivere. Perciò il marxismo va giudicato con un criterio non soltanto scientifico. L'aver naturalizzala la sto– ria, l'averla quasi costrutta a priori sono accuse, che, in quanto non devono esser mosse al contenuto teorico, sibbene a quello pratico, della dottrina, non sono più accuse, non possono più esserlo. La verità di scienza è sovente inutile all'azione; ma una « ve– rità ·pratica» è sempre un errore teorico. Ebbene, questa « pratica verità » é, nel marxismo, non altro che la sua « filosofia della storia», lo schema, il trascendente, l'a priori, ed è cli esso la parte leo_ri– camente fallace e caduca : che nacque - certo m– consapevole - per la pratica e con la pratica, e morrà - non è ancor morta - quando l'azi9ne avrà cessato dal giovarsene: Tale compenetrazione del teorico col pratico è il difetto (teorico) e insieme il merito (pratico) di Marx; ma è, comunque, un insolubile geroglifico per i suoi critici. I quali hanno, a volta a volta, veduto nel grande pensatore, o il solo filosofo, o il solo uom~ d'azione; e, giudicando il pri'!lo con gli elementi forniti dal secondo, o viceversa, non l'hanno com– preso, nè, come dicono, « superato >l. Ma una coraggiosa revisione critica, che voglia davvero intendere il marxismo e porne d'accordo la lettera invecchiata o contraffatta con il rinno– valo spirito, gli dovrà riconoscere -;- a parte l'unico saldo frammento teorico, che è il canone d'interpre– tazione della storia - un significato, ed un uffìcio, essenzialmente pratico. In quel frammento, esso, riassumendo tutta la sua opera e la sua gloria scien– tifica, apparrà non perituro. Ma nel resto - e dunque pure in ciò che sembrò « scienza >l un gior– no: nella sua « filosofia della storia >l - esso sarà vitale sino a quando sarà praticamente vivo ed ope– rante; sino a quando, cioè, la clas~e lavoratrice avrà coscienza di sè e bisogno di lotta. . Donde· traspare che la filosofia della storia non è, come altri disse, morta col marxismo; bensì è morta per opera del marxismo. Il quale, avendola, per la prima volta, ricollegata,. sia pure inconsapevol– mente, ma in modo non dubbio, alle esigenze della pratica, l'ha, senz'altro, uccisa come teoria, cioè distrutta come verità. TULLIO COLUCCI. Dott. GIULIO CASALINI Le pensioni di vecchiaia e di invalidità Opuscolo di pag. 96 - Centesimi 50 Presso la· Ori ti ca Sociale.

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