Critica Sociale - XXIII - n. 18 - 16-30 settembre 1913

286 CRITICASOCIALE Aproposito d filosofia .dBlla storia Bdimarxismo Da pochi uomm1, giostranti mtorno ad una cat– tedra proposta per un uomo, fu recentemente tratto dalla sepoltura ove dormiva il sonno· del giusto, ed esposto per quarantotto ore alla obliata luce del sole e al frelloloso scherno dei passanti, il vecchio tema della filosofia della storia, che altra volta, sfol– gorante cli promesse supreme, aveva acceso di. sè vivide ù1telligenze, e conturbato çli mistico entusia– smo b folla seguace. Tema svuotato, ormai, d'ogni energia radiante, esausto, consunto. Rimane pretesto per gli uni, fantoccio di agevole distruzione per gli altri. Ma la su3 sostanza vitale è svanita per tutti: peT quelli e per questi. Occorré, intanto, quando si parla di filosofia della stori-'.l (come quando si parla di ... ogni altra 'cosa), intendersi sul significato della espressione. Dalla cronacn poliziescamente scheletrica del reporter se– mianalfabeta, alla apocalitticamente grandiosa storia a prio'ri ciel filosofo idealista, i modi di narrare e di trattare le vicende umane sono diversissimi; e, 'quel' ch'è più importante, implicano tutti una certa filo– sofia o almeno un « filosofare » sulla storia: una connessione logica cli elementi intuitivi, mediante le categorie della causalità, della interdipendenza e si– mili: connessione a volte elementare, a volte ampia e complessa, a volte ancora coritraffattrice più che interpretativa, violenta e violentatrice più che rap– presentativa. . . In questa varietà di atteggiamenti storiografici, la filosofia della storia - quella. che merita il nome e la condanna che ha - spunta in ultimo, quando lo · schema riesce ad imprigionare la corrente della real– tà, a soppiantarla e a sostituirla, a negarla per affer– mare se stesso. Tutto l'altro - il filosofare sulla sto– ria - è necessario perchè umano : ed è in fondo la storia stessa, comunque vagliata, pesata, ·criticata, scrutata n~i suoi ·elementi e anche impoverita rispetto alla pienezza della sua unità : ma storia sempre, com~ può essere afferrata, rappresentata, pensata dall'uomo, il quale non intenda soffocare un pro– cesso vivente nell'astrazione d'un nome o nel mec– canismo d'uno schema. Intuizione e concezione; in– dividuale e· universale: ecco la storia. Ma nella filosofia della storia le due luci non rie– scono a contemperarsi e a fondersi. La filosofia ha il sopravvento: diviene filosofismo. E la storia è uc– cisa dal concetto. Essa è sottoposta a un supplizio procust'eo. Le .si chiede l'impossibile: e non solo donde ven~a e dove sia diretta, ma, sopra tutto, che cosa sia. Il suo « deus ex machina >> e il suo « signi– ficalo». Essa non può nè deve essere, non è, quale appare: ma altro, ben altro. Bisogna che· celi nelle sue latebre il proprio demiurgo: e occorre che que– sto sia colto e preso - almeno nella forma della conoscenza. Certo, conoscere non è, non sarà mai, possedere e do.minare : mu è il placa-rsi della nostra brama di sapere, la confidenza e la quiete spirituale. Or, costretta a parl~re, la storia parlò. E affermò quel che non sapeva, e che nessuno sapeva; ma che uno· solo - l'uomo - immaginava, desiderava, avrebbe voluto - e non soltanto per i suoi scopi re– ligiosi morali mondani, ma pure per le sue pretese intellettualistiche. per la soddisfazione del suo pen– siero tiranno e del suo sconfinato orgoglio. Fanta– sticò der suo primo motore, del suo congegno, del suo scopo, del suo significato. Evocò, a sua espli– cazione, il caso o la fortuna, il prodigio o il fato, la provvidenza o l'idea; preconizzò il dies irae o una nuova età dell'oro; disvelò il suo senso riposto e la sua anima divina. La fame « architettonica » del cervello umano, ·stuzz.icata, _nonebbe più tregua. La storia «sapeva». Il difficile era operare in modo che dicesse il vero. E per ciò furon tentati esperimenti successivi, come in corpore vili.· Essa fu alfine ridotta in pezzi. E ba– stava, poi, sapientemente ricombinarli, per ottener– ne i più concludenti e meravigliosi « effettì ». Que- · stione di fede, di buona volontà e di maestria. Lungo il corso dei tempi, varie potenze più o meno occulte si contendono il dominio della storia : ed è pure assai vario il modo onde di questa si opera lo smembramento. La storiografia antica è quasi tutta mitologica : e quel che si chiama « l'umanizzamento greco-romano » non è genuino quanto è limitato, con i suoi concetti del «circolo» e dell'« eterno ri– torno ». Mitologistico è pure tutto il medio-evo: a cui tuttavia il cristianesimo, benchè essenzialmente dominato dall'idea della trascP.ndenza, non manca d'infondere un certo senso dello svolgimento. Ma è, si capisce, svolgimento senza autonomia. Il rinasci– mento lo riega: ritorna all'età classica, si secolarizza, si umanizza. E lo nega, più intensamente, l'Aufkla– rung: ch'è vittoria dell'antistoricismo, trionfo della «Ragione» fùori dello spazio e del tempo. Il con– cetto· del circolo va 'i'rnre in frantumi:' e, com'è noto, ' la storia diventa improvvisazione, il progresso dà un calcio allo svolgimento. Il romanticismo reagisce, concedendosi intero alla tradizione: e,dal loro abbraccio di fuoco nasce, com– piuta, forte, bene auspicante, una strana creatura: la filosofia della storia. Produzione riflessa, espli– cita, teorizzata, scientificizzata: quanto era stata, a volta a volta, spontanea, implicita, timida, vaga, nel libro di Daniele e nell'Apocalissi, in Erodoto e in Polibio, in Machiavelli e in Vico. La trascendenza e l'immanenza ora combattono la più grande batta-· glia : ed è in sostanza la. prima a vincere, camuffata per lo più col nome délJ.a seconda; e sono i grandi filosofi dell'idealismo - Fichte, Schelling, Hegel - a fornirle armi e ad offrirle la vìttima. La storia· è strappata a se stessa, in una assurda duplicazione ·della sua irriducibile unità: e il fatto chiede all'Idea la sua ragion d'essere, come, un tempo, il mondo a Dio. Più ancora: la storia è fatta ... prima di farsi: diventa costruzione a priori, indovinata nel motore e nel ritmo: « storia di cose future». Il filosofismo tripudia. ' f: la sua ultima paradossale vittoria. Dopo, non ci saranno che stanchi imitatori o inconsapevoli cor– ruttori. L'immanentismo prenderà il sor.ravvento : ma sarà meccanicista, e farà della « storia» quasi un'appendice alla « storia naturale», e Re romperà l'unità in ser.i-e di «·fattori», in drappelli di « ele– menti», entità fittizie e schematiche, le quali saran presto disposte, secondo una pi;:esunta gradazione d'importanza (che fa ricordare i gradi dell'essere, nella ·scolastica), in piramide rovesciata, di .cui l'a– pice sotterraneo (l'economia, la terra, la razza, il. clima, o un qualunque altro «elemento») rappre– senterà la prima massima reàltà, il motore centrale, il « minimo còmun denominatore». E così la storia sarà soppressa, in nome della «sociologia», anche essa, in fondo, filosofia della storia. Eppure ciò avrà valso a porre in chia'ro una esi– genza : che la storia debba alfine ritrovare se stessa e da se stessa spiegarsi : .che la sua causa e il suo fine, che la sua ragione e il suo significato non deb– bano ricercarsi se non in se stessa, e non possano coincidere che col suo medesimo indivisibile pro– cesso: che, in altri termini, causa fine ragione si– gnificato la storia non. ha. Uno schema, perciò, che miri a fissarne il corso, il .ritmo o anche gli eventi, non può esser che fallace. E così l'indagine circa le «cause», nel loro significato particolare di « fat– tori», si ridurrà, per lo più, ad una « astrazione » di elementi dal vivo del processo, e quindi ad un'o– pera t~oricamente corrompitrice.

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