Critica Sociale - XXIII - n. 17 - 1-15 settembre 1913

Critica Sociale RIVIST .Il QUJNJJJCIN.llLE JJEL SOCl.1/l/SMO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 10 - Semestre .L. 5,50 Lettere e vaglia all'Ufficio di CRITICA SOCIALE - MILANO: Portici Galleria, 23 Anno)çXl(I - N. 1 7 11. Non si ven,le a numeri separati Milano, 1°-15 settembre 1913 Pernecessità d'amministrazione torniamo a pregare coloro, cui fu S1)edita una sollecitatoi•ia perchè in ritardo con l'abbonamento clel secondo semestre, di vote1·cerieinviare l'im– po:to con cortese sollecitudine. SOMMARIO Po lltl ca ed Attua 11 t à. L'lbe1'o-scambLsmo democratico ·Lmp'e,·Lalista (OLA umo TREVES). Gi11nta alla de,·,·ata: Il 11ecrologiu della democ1'azia (FILIP.PO TURA'rI). Lo sfacelo dei d11eSindacalismi: Dalla disfatta di Milano alla vtt- torta lleL fomacLai bologuesl (X. -X.). La polltlcq dellt1 leallà (alfa iamda). Per la monogatnta elettorale: Dichi.arazloue in pe1·soua prima (FI– LlPFO TURATI. 1 , Studi economici e soclolog'icl. La 11rotezL011e legate del lavo,·o -ili Isvtzze,·a: Ili. Gli i111ptegatt e gl't operai delle ·Imprese di tra,po,-10. (e. m. ,. Ket cteii delÌa teoria: Che cos'è il soctaltsmo ?, 5° GIL aggruppa– menti volontariJ del co,fsumatort e dei. p,_·oduttorl; 6° Yet·so l'e– gl(.agHa11z~ sociale (f. p.). I problemi della piccola p,·1,prWù, IV. Le ft11a11zedel Com1tnl r1t.-all (Dott. GIULIO PUGLIESE). Filosofia, Letteratura e Fatti sociali. \ Come sL vota e come ,wn sL vota a MontecUot"lo: AnaUsL -dl dns ap- pell-1 110111/nall (f. t.). La ptattafo1·,na eleltora le del socldltsti (•*'). LIBERO-![AMBl!MO DEMO[Rftll[O IMPERIUIUA Il Partito socialista ha dato la sua adesione al movimento libero-scambista. Ha, fatto benissimo. La gente del lavoro è, ol– trechè produ'ttrice, consumatrice. Ben giusto che difenda i propri consumi dalle taglie dei gruppi produttori-capitalisti. Ma il Partito socialista ha lo •stretto dovere di distinguere il proprio movimento liberò-scambista da quello <li tutte le Leghe - an– 'tiche e nuove ~ per la libertà economica, che si inscenano all''intento di rinnovellare di novella fronda il tronco inaridito della volgare democrazia. C'è un movimento, quello dell'Unità di Firenze, che va specialmente guardato a vistc1, a giudicarne dalla roba che manda fuori. Ecco qua un opuscolo di A. De Viti De Marco, per un programma di azione democi·atica, edito a cura dell'Unità: è il testo d.i una conferenza, tenuta, alla P1·0 Cultui·a di Firenze, la sera del 2 .scorso giugno, per invito del Comitato fiorentino della " Associazione per il Mezzogiorno ,,. Rara.mente ci avvenne di leggere cosa più set– ta.ria nello spirito, più incoerente nei fa:tti. E' il libero scambio• difeso da un cattedratico, il quale fa a pugni con se stesso deputato e uomo poli– tico. Il cattedratico afferma il suo pacifico teo- rema, che " la libert~ degli scambi interni ed esterni estende ed assicura il maggior possibile benes!lere al maggior. numero di individui, e che il protezionismo, invece, lo concentra in alcuni ·gruppi produttori, con scapito degli a-Itri n· Tut– talpiù si arrischia a notare che "vi possono essere, e sempre vi spno state, ragioni politiche, cioè ra– gioni di interessi concreti di gruppi antagonistici, che banno spinto gli.uni o gli altri a seguire l'una o l'altra direttiva,,. Ma si guarda bene il catte– dratico dal chiedere al deputato e all'uomo poli– tico, quale sia, in tutto questo gioco, il gioco proprio dello Stato. Egli pensa e parla come se la contesa dei ,gruppi si svolgesse in un'astrazione metafisica, e lo Stato non cercasse e trovasse, in cotesta schermaglia di interessi economici diretta– mente antagonistici, la fonte più cospicua dei propri lucri fiscali. · E, come lui, tutti gJi altri. A udirli, uno dopo l'altro, i campioni di cotesto fatuo e chiacchie– rone libero-scambismo, fatto di letteratura più che di economia, di accademia più che di politica, che infesta di nuovi equivoci l'ora presente, la quale ne è già troppo greve, si direbbe che, per essi, quel mezzo miliardo <lilire, che ogni. anno l'Erario insacca coi dazi doganali, non abbia alcuna im– portanza nella gara dei gruppi. Che rispondereb– bero, di grazia, allo Stato, se questo, convertito a un tratto alla luce della verità liberista, dicesse, loro: - " Benissimo! rinuncio alla mia quota-parte del_la spogliazìonè; soltanto, con che altri cespiti provvedo a rinsanguare le mie casse? ,, - Igno– rano o negano la lotta delle classi, giurano magari nelle arn;onie prestabilite, ciò che li dispensa dalla noia di parteggiare pel proletariato;' ma il trion– fante. rincalzo, che reca alle voglie monopoliste dei gruppi produttori, nemici delle collettività consumatrici, il fatto dello Stato, che è protezio– nista esso pure sop1·atutto in quanto è f1Scale - tl fatto essenzialmente politico, e decisivo in ma– teria, del bilancio dello Stato - non entra, neanche di sfuggita, nella loro consideraziçme. Con uno di cotesti signori io ho un conto aperto, un po' antico. Nei giorni di Sciara-Sciat, costui, con gran pompa della ·sua recente erudizione econo– mica, mi apostrofava con burbanza: - Oh! lasciate le vostre ormai inutiili declamazioni contro la guerra libica, diteci piuttòsto - se l'osate - che cosa pensate del libero scambio? - Allora. io risposi semplicemente: " Non mi presto a interessate di– versioni inattuali n· Ora soggiungo:" Con la gue1Ta_ libica e... annessi e connessi, non c'è libero scambio,,. Perchè, con la guerra libica e.... annessi e- con– nessi , non ci può essere rinunzia, ma soltanto aumento, di fiscalità. Se non siamo economisti perdigiorni, ma economisti di esperienza e amici del nostro paese, la premessa pratica <ilelladiscus– sione vuol essere·questa: Quali. funzioni preten– diamo dallo Stato? Superata, dobbiamo affrontare– l'altro quesito: Quanto la bilancia dei cambì ba da influire sul bilancio dello Stato?

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