Critica Sociale - XXIII - n. 16 - 16-31 agosto 1913

250 CRITICA SOCIALE natico. Come anche dell'idealità che la animi alla sua batlalc{ lin.di redenzione. Le due esigenze si sup1pon– gono scambievolmente. Non iclealità senza pane; ma anche il pane è lesinalo ai lavoratori, che rallentino la loti.a ideale. Di più: solo questa lolla ideale, solo l'idealità socialista che· la sospinge e la modera, toglie alla lutta pel pane -- e pel companatico - di essere un vile mercato, una rissa di egoismi ciechi, di com– petizioni tra categorie proletarie, di sopraffazioni, cl i tradimenti di classe. Perciò le due funzioni non possono essere divise, tanto meno contrapposte, senza annullarsi a vicenda, senza corrompersi; La divisione del Partilo in due socialismi, l'uno di idealit,\ acchiapp:rnuvole, l'altro di procacciatori del ventre proletario, sarebbe il disa– stro di ehlrambi e del proletariato. Il quale non con– quista l'avvenire per benefizi Jargiti, per briciole che caschino da q.ueslo o quel Ministero, ma con la bat– taglia, col sacrificio solidale e perenne; quello,. com– pagni di _<\destra,,, in cui più non credete, ~h~. più, non suscitate, che forse non potrete più dare! (Ap– plrwsi). li danno più certo e irreparabile che verrebbe dalla nuova politica della scissione è q-uello che attende l'organizzazione operaia. Questo ritengano bene i com– pagni organizzatori·! Un magnifico esempio invocato invano.... Concludendo: io resto unitario e resto riformista, perchè voglio rimanere socialista. Perciò spezzo il dilemma in cui vorrebbero i « destri " serrarmi. Per– ciò ricuso le scomuniche. E lasciatemi finire col ricordo di un esempio per– sonàle; perchè, notava ieri qualcuno, tutte queste e formule e teorie si precisano, pigliano rilievo, incar- · nate negli uomini. Perciò uno de' torti maggi-◊ri di Bissolati (e non dico il contrario degli altri!) è di essere, agli occhi di noi tutti, un gran galantuomo: il che accredita un atteggiamento tanto condannabile. Ma ecco l'esempio annunciato. Per me,. forse per molti altri., fu per qualche tempo un indovinello il fatto di un socialista di altissimo ingegno, appetto al quale siamo tutti dei pigmei, e il fascino della cui dottrina ed eloquenza ne avea fatto quasi l'arbitro della politica di un grande paese, teo– rizzatore acutissimo del rilormism.o, contro l'anarchi– smo, contro lo sciopero generale, contro la Con{ édé- · ralion générale du Travai/... Alludo, tutti mi hanno, inteso, a Giovanni Jaurès ..: Ebbene, un giorno, quest'uomo, questo gigante, guesto leader, ebbe !"aria come di abdicare, di passare al nemico ... Parlo dei nemici-fratelli. Per lo meno, cli essèr diventato un eclettico, un cc accomodante». Nell'Humanité, da lui diretta, al posto de' suoi s•uperbi articoli di fondo,. nostra grande festa intellettuale, a,ppaìono scritti e nomi di altri compagni - rispetta– bili, fin che volete - ma di lui minori cento cubiti e militi delle frazioni da lui più avversate. Egli si ran– nicchia più in giù, in trafiletti e brevi note, e il suo stile ha perduto le punte - le punte, voglio dire, che ferivano attorno ed accanto. <e Razza d'un girella! » (Ilarità) - si sarebbe detto di qualunque altro. Questo demagogo ha temuto di ess~r troppo elevato pei suoi, di smarrire la popola– rità, di perdere il comando, e s'è rimpicciolito a di– segno - per stare a galla. Di Jaurès, soltanto di Jau– rès, · non si' poteva ipensare ... Senonchè, poi, e furono le cose d'Italia che mi apersero gli occhi,' mi parve aver trovato la parola ~lell'enigma. Jaurès doveva aver constatato qualcosa di simile a quello che noi, tanto più modesti, avevamo osservato. Doveva essersi avvisto che In sua t.eorizzazione, così giusta, così alta, così «conseguente» - forse, ancor essa, troppo «conseguente" - che quella sua intraqsi– genza nella transigenza, pei malintesi che suscitava, per gli eClcessi che sembrava autorizzare, per. l'im– maturità, se ·volete, dell'ambiente e del mo.vimento, se soddisfaceva all'amor .proprio .di lui, meno giovava alla forza, all'unità proletaria; nei solchi che schiu– deva la sua mano poderosa, all'ombra dèlla sua gran– dezza inconsapevole, altri seminava, filtri avrebbe raccolto: la borghesia, il sindacalismo, l'arrivismo, i tre peggiori nemici. E allora dev'essersi detto che bisogn~va fare alto di abnegazione, rientrare nelle file, .appartarsi un poco nell'ombra, rimpicciolirsi anche ... pur di non avere complicità di sorta coi transfugi, coi disertori 'e con 'gli speculatori del socialismo e ciel proleta– riato, coi Millerand e coi Briancl, per esempio, e non sono i peggiori - i_lprimo anzi mi è simpatico, mi ha un po' del Bissolati francese, l'altro mi richiam:1 . altro nome ... ma tiriamo via! (Si ride) -; pur cli mantenere, ad ogni costo, la compattezza del proleta– riato militante, contro tutte le insidie e le menzogne gei partili borghesi. Se così è, come io pensò, J aurès non fu mai cosi ·grande come in •questa sua volontaria mortificazione! La quale, se potè apparire benefica in Fr11ncia, quanto più non lo sarebbe jn ltalia, dove la ·ro.17.adel Partito," là maturità proletaria, è tanto minore! ,.E dove accade 'Perciò che, nel bene e nel male, l'azione di pochi uomini dia a tutto l'impronta. Sopratutto dal Parlamento. Non perchè nel P;rlamento la no– stra azione sia molto più · intensa che altrove. Il <eGruppo" è anch'esso una larva; non funziona: più neppure nelle g.randi occasioni. Son di ieri i 60 nuovi milioni votati per l'esercito. e i 20 per la marina, senza la protesta di uno di noi. Cercai intorno i quindici per provocare un ap,pello nominale - ai « destri » non · osavo- certo chiedere la firma per quello scopo- - de– gli altri era il deserto. Parlando, avrei dovuto io stes– so muovere l'acerba, l'odiosa, l'inutile rampogna al– l'assenteismo dei ,compagni. Ho preferito tacere (Ap– plausi). Le cose ·non miglioreranno se verrà qualche rivoluzionario. Tutt'altro! Almeno i compagni di « de' stra », molti, stanno a Roma. Anzi la: « Destra " è Ro– ma. Roma l'ha fatta e Roma la disfarà. Ma da quella tribuna, o ribalta, dal Parlamento, il malp· esempio s'irradia come da un faro. .... e un augui•io che dovevn cadere nel vuoto t Io non debbo_ dare consigli a Bissolati e consorti ~ nè essi han l'aria di desiderarne. Mi premeva pre– cisare e separare le responsabilità. Riaffermo che de– plorerò là loro cacciata, tanto più se alcun d'essi, nel suo cuore, la. v-uole e la provoca. Ad essi non potrei sinceramente parlare in nome di una disciplina for– male, meccanica, della disciplina esteriore; non sono dei fantocci. Ma v'è un'altra disciplina, interiore, spon– tanea, figlia del senso del dovere, ·che non umilia nessuno. È per voi, runici di ieri e vorrei pure di- do– mani, che ho· citato Jaurès. In Italia non v'è posto, oggi, per due partiti so– cialisti. Se riesciste ad opporre al socialismo degli ideali quello degli interessi, a creare un partito la-

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