Critica Sociale - Anno XXIII - n.15 - 1-15 agosto 1913
CHITICA SOCIALE 233 terv,e,nt,o,in favore degli adulti, a,nche pe·rchè nuna a ·ciò '1o a,utorizzava nella v,e,c,chiaCostituzione, finì però por ammettere l,a necessità di disoipliinare legalmente il Jav-0ro <lei tanciutli. I di-battiti alle Camer,e furono vivaci. Il Con5iglio Nazi-on,a,Je(deputati) stimava timide le p11oposte del G,over:nroe chiedeva ta1SSative<lisposizionri costituzio– n.ailiautorizzanti la Con.fede-razione a legife,ra•fle in ma– teria soci,a,l,e.I,J Cons~glio degli Stati temeva dell'in– terv,ento- de-1,JoStato, per J.osvilupp,o de,JJ.ei-ndustri,e e oppugnava quindi ,ogni modifi,c;a alla, Costituzi,one. Vinswo gli iT1Jte-rvenzionisti;senonchè il progetto di Costituzione <l,eJ 1872, il oui aTlicolo 32 -sa•nzi,on,awi la loro vitto~·ia, ,c,add:e nel « reforendum » popolare. Ma I.a rivincita fu p11onta, p·oiohè que!J.o stesso articol,o, <liv,e,nu,toil 34°, trionfò nel progetto <li Costituzi•one <l'e! 1874, tuttora: in ;,igofle; ed eccone il testo: « Airi. 34. - La Confederazione ha il diritto di sta– tuire prescrizioni uniformi sul lavoro dei fanciulli nelle' fabbriche, sulla l:lurata del lavoro che potrà im– porsi agli adulti, come sulla protezione da accordarsi agli operai contro l'esercizio delle industrie insalubri e pericolose ». A!i,mato di ,questi poteri, il Governo ,el,aho,rò un di– segno di Jegg,e « sul J,av,oI'onelle fabbri,c,he ». Be,nchè di ,soli 21 .airti,ooli, fa. di,soussianie se n,e pi,oliràsse ,aille Came!'e -per tTe .anni, arp-passionando ,J,a, stampa e,<l il pubblico, finchè un « refeflendum », chiesto da 54.844 cittadi,ni, d•iede 181.204 elettori fa;,011evoli e 170.857 · contrari; ,ciò •che ,pi,oro l,a g:rom<le,opposizione ,alla J.egge•,•ohe gli industriali accusavano di mette-re in p·ericolo !io svi,l,u,pp,ode,llie i,nd:ustrie svizzere, in fotta ,con industri,e straniei,e libere <la •ogni ,i,noe,ppoleg,ale, meintre gli operai fa.me.ntavano l,a i·nsuffioiEmte tutel,a in essa saruc,ita e, con altri partiti, difendev,ari,o il di– ritto dello Stato di tutelaI'e I-a salute fisi,ca e do svi– luppo i,nte11ettuà,ledella mass-a lavoraotrioce,anima <l-el– l'i,ntera nazione. App,rovata ,così, ,con d-ebol,e maggiora1nza, i•! 23 maT– zo 1877 - cons.ervabo-ri e libe!'lali ,contro, radicali e oattOIJi.cifavorevoli - I.alegge andò in vigore ,il 1° ge,n- n,aio 1878. · Definita la fabbrica « sta,bilime,nto industriale in cui simulta-noomente e regolarmente vi·ene -Occupata una qua.ntità d,i ,operai in locali chiusi, fuori de,lle loro •al:Yitazioni », •la legge, di•scipliina ·le •Condizioni igienkhe , , degli qp.er. ,l),i_ e la pre~enzi•one d,egli infortuni, f.a,c,e,n,do' i,esponsa,bile, i-1proprietari-O de,lle lesi~ni -0della, morte·; ohe avve,ngam-0 ·sul liavoro. Deua· n-0rme pI'ocise sul regolamento di fabbrica, presorivendo il ,preavviS-Odi 14 gjorni pel. congedo e -la paga ogni 15 giorni i-n moneta Je,ga,Jee dentro •la fabbri,ca. Fi-ssa ,alla,gior.na•ta normale il massimo <li Il ore; di 10 ore la vigilia: dei giorni festivi. Le ore supplementari, i,J ,J,a,vorodome– •n.icale e mottu,mo •sono ammessi « ecceziona•lme,nte », p.revi-0 conisenso del Consiglio Canton,a,le. Vietato aHe don.ne il Lavoro not turno e dom,enicale, e consacrato i'1 di-ritto ad otto settima.ne di ,riposo complessiV!o ,a,v,a,ntie d-0po il paT1to. Non ammessi ,nelle fabbriche i fanciuHi sotto i '14 ,anni; si,no ai 16 0001,piuti - fra ,stu<li,oe , lavo.ro - -Orario m,assimo Il •0I'e. Questa de,gge subì poi •noternli modifi,cazioni; oggi è i,n rev,Isione completa. Ma di ciò, e dell e pro poste che ooouperanino le Camere nel prossim-0 setlemb.re, {I un prossimo numero. e. m. 11]1CIELIDELLA TEORIA CHECOS' È IL SOCIALISMO ? 2° Le f/J•asfm•ma1tioni della p1·opl'ietà. Dai coefficienti psicologici del socialismo, pas– siamo ad elementi più concreti, agli elementi eco– nomici. Nel 5° articolo della serie, i Webb 1·ilevano come la "· legge della rendita ", sotto una quantità di nomi diversi, sia il vero fermento economico della nostra generazione. Nel reg-ime della proprietà privata e rlella sfre– nata concorrenza, dove tutto è fondato sul libero gioco dell'interesde pecuniario personale, chiunque, in un dato campo economico, possegga una posi– zione, superiore comunque alle infime di quel campo medesimo - superiore cioè alle pmiizioni , cl\e <;iànno il minin;io o il peggiore prodotto - colui è abilitato a trattenere per sè tutto il van- taggio differenziale. · Non si tratta solo di disuguaglianza pecuniaria. Il possessore di una posizione non infima, pel solo fatto di tale possesso, può•assogget~are altri a sè. Vi sarà sempre chi, piuttosto che rimanere esclnso dalla produzione, consentirà a cedere al proprie– tario, in cambio del solo permesso di coltivarne la terra, tutto l'equivalente del vantaggio differen– ziale che essa procura - in altri termini, tutto il maggior prodotto che quella terra può dare in confronto delle peggiori terre coltivate._ Ma ce n'è voluto perchè gli economisti. com– prendessero che questo non è vero s<1ltanto rlella terra, ma che la "rendita " è un genere <li cui la " rendita del suolo " non è che una specie. Nelle industrie, nei trasporti,_ nella distribuzione <lei prodotti, in qualsiasi impresa capitalistica, il pro– dotto netto, in rapporto a determinati costi, varia da caso a caso, tal e quale come nella coltiva– zione di diversi appezzamenti di terreno. Ad onta di ciò, esiste, in ogni paese e in ogni periodo, per operai della stessa capacità, e comunque diversi– fichi la produttività delle varie industrie ed aziende, un livello generale di salarì; questo livello comune tende necessariamente a coincidere col valore dei prodotti ottenuti da un produttore nelle peggiori condizioni, o, per usare la terminologia degli eco– nomisti, colla possibilità di produzione- dell'uomo marginale in con.dizioni marginali. Tutti i vantagg-1 differenziali di ogni sorta di capitale come di terra al disopra di quel margine economico - il plu~– valore dei tedeschi - non entrano nel salario, sono sottratti al lavoratore. A chi vanno? Vanno alla classe proprietaria dei mezzi di pro• duzione, che naturalmente ne fa parte anche ai suoi gerenti e direttori di aziende. Ora, ·cotesta classe, per quanto eterogenea, è relativamente assai piccola. Nella Gran Bretagna - e il rapporto è analogo in tutti i paesi arl alto sviluppo indu– striale - solo una nona parte rlella popolazione gode un reddito superiore alle 10-11 lire al giorno (alle 3 sterline per settimana, dicono i Webb); orbene, questa nona parte possiede circa i nove decimi del patrimonio nazionale e intasca annual– mente circa la metà dei prodotti. Viceverf'a, i lavoratori, i senza-proprietà, gli a.Itri otto noui della popolazione, sono prei:>sochè esclusi così dalla proprietà dei mezzi rli produzione, come da ogni influenza volontaria sulla vita economica. La terra., si dice, è del Signore; nel presente regime però, è, anzitutto, del proprietario. Perchè la "rendita ,, si devolva a vantaggio co-
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