Critica Sociale - Anno XXIII - n.15 - 1-15 agosto 1913
228 CRITICASOCIALE LETTERE PARLAMENTARI Roma, lttgHo. MILLANTERIE. Roma divenlia una g,ronde città, una vera « capi– tale ». f: po•s,si·bile manienervi il silenzio sop1,a un colpo, politico di ,lunga mano macchinato, co•siccihè l,a, notizia, ,come, di,oono, uffi,cia:J.e,arrivai a sto•rdiire pel!' la mevaviglia l'unive.rsaile. Roma è realmente inton– tita dalla, orisi al Ministero della Marina; intontita pei,chè i,l Leonardi Cattolica se n'è ilo,; intontita arn– com più perohè il Milio, l'abbia •surrogato. Ormai si credeva che i,l Le:on,ardi Cattolica avess,e girato il ca,p,o de·l•le tempeste; po,ichè aveva fatto muso dUll'o a,!Je male gmzie del Senato· e poiohè non sembrava, v,ero– simile che• il Gio.Jitti volesse unai crisel!Jai, a Ca,meira chiusa, nella -placidezza estiva in cui -siJ,enz,i,o,s,amemte si pre:paira la ,consultazione elettorale, nessuno· più p,~n– sava •che si' mac;chinassero novità a pal'-lz.z.oSant'~– stino. Inveoe, tombola! Fra i gio•rnali d:e,JJas, e.ro e queJ.li de 1 l mattino-, abbiamo saputo, ohe i:l LeonaTdi Cw,to– ·lk.a aveva rasse•gnato, le dimfo;sioni è il re .aiveva 0,,c,. colto il giuramento, del Contrammi,raglio M,iHo.Folgo·re estiva, che prova,, come- dicevo, che Roma è ormai una grand,e città, capace di mantenere un s,eg.r1erbo. Non è un •successo da segna.re nei fa.s,ti deil,a s.t1a,m,p,a daJ.l,e .mille ti,ombe. M,a non è nepp,ure un suooosiso da segnare n,ei fasti della· patria. Ohibò. Se il Leo- 111a,rdi Catto,lka era un -0a,ttivo ministro a cagione delle ultime -leggi sulla ammini,str,a,zione della marina, il Milio non. •pmmette n.i,e.ntedi meglio p-e·I'Clhè, come c,a– po del personafo a,l Ministero•, fu magna pars dei di– -segn,i detestati. Dicon,o anzi in questi crocchi che egli si 'J)'OOpa1rosse a far fagotto dal Mini•stero e avess,e detto, :a.d un amico: me ne debbo aindai,e in coda del mio Min,i:sti,o,.Invece l,o sostitui,soe. Ciò val me•glio, a 48 anni. E ,nesS1Un,o, a,llargando le narici, può senhre odore di krumi·roggi,o politico-amministrativo•. A,nzi! Milio oontinua la po.Jiti•ca d·i Leona,rdi Cattolioo,. I « giuoooti » sooo g,li avvers.a-ri di Le,on,ardi Gatto– Ii,ca, gli ,ammirag,li che l'ac,cusaI'ono·,· in sosta,nz,a., di ,averli mand,ati vi,a fo'!"o per fare strada ,a se•·sites·so· sull'Annuari-0•. E come cc giuocati »! Va su il più giov,ane degli uffi– òali ammii,agJi., il p-l'ediletto deU'avanzamento, i-1qu,a,le av-rà molto da fare per ·seguire le o,rme e gli esem,p,i òel su,o <liuooe ma 1 estro, Leonardi Cattolioa. Ma, ap- i punto, la di,a,,lettfoacandida dei -soliti wooohi, osserva.: cc Ma, a conhruuare Leonal'di Cattolica, perehè non hanno, mantenuto, Leonardi CattoJi,c,a?», Skuramente, plus ça change e più sembra la, stes-s·a co-sa. Non viale ,la; pena d,e!,la crisetta, neppure pel!' .Ja, ;pietà de-i gio:r- 111alistiohe, i.n questa, sta,giooe, a Roma, hanno· la, stes– s.a aria dei cani di Asq uigra,n .,a, che, secondo Heine, I imrpl-o·rav,a,,no dai passanti u.na p,ed·a:bape,r di,strarsi u,n momento. Crisi, ad.unque, inutile, senza significato? Non lo oredete. L'on,. Gi,olitti non fa crisi per soUazzare g.Ji informatori politici dalla noi,a della. disoocu,pazione. Almeno, ,non ,sembra questo, il suo temp•e•ramento. La ori,si - seoondio il Gov,erno - non deve esseir.e inutiJ,e e deve- ,a,vere anzi un significato impor.tante. E voi J,ocapite; s.ubito, se io· vi aggi.ungo: proprio per il no– me· dell'Eletto. Sicuro. Li, cu-isi si il,lumina, di sig:ni– fi.cato, per i,l nome d·el Milio. Poteva il Le·ona:rdi Cat- tolica: esseT'e anc,he più saldo in arcione; il Goveu-n.o - macchè Govffl"llo!- .J'on. Giolitti aveva bisogno di Mi,J,Jo e l'avre•bbe ohi,amato; o MiJ.lo o ùn altro millar1- tator~ della « bella guerra». Ci sie,te, alfine,? Ah! •così è. Così deve esisere. H G-0rveil"ll,o - maoohè Govecrno! - !'on. Giolitti ha deciso di faTe deÙa « bella guerra» J,ai sua piattaf,oI'ma er<,>i,c,a pe':r -Je, future ele– zioni. Il ·p-ropos,ito, fu nettamente spiaittel1ato niell'ul– tima dis,cus:sione pairlamentare, in cui 0:ll'-on. TI'eves, che- gli rim,proveirava di chied'.ere al Parlamento la fi– ducia finanziaria illimitata, senw misura dii oif.ra o g.aranzia di oon!Jrollo, ,perchè ciò era chiedere al Par– .J,amenito,la ne,gazione de-I la -sua ragione di essere, il suo, ·sui,cidi,0 1 p,olitico-, ri.sp, ondeva che ,l!aso,spens1va, in· c•o,talgui,sa motivata, sig,nrnoova « via daH'Africa· »; ehe era una: sfid'a e ,ohe il' Governo e•la, Ciamel!'a, aecett0Jwmo quella sfida e ,l,a:av-rebbero· portata davanti al Pae·se. E'cc., ,eioc.,,ecc., ,così e come rico,..dano tulitii queHi ohe assistette•ro, meI'avigliati, a quell'insigne, per istrio– nesca d 1 isinvolluN1-, giuooo di bu.ss,olotti. Si poteva. we– dere ohe que,Jlo f.osse uno di quei ba1J1aliesped,ienti p•a•rlamentari, dalla falsa ingenuità di Tecoppa•, in oui J',01J1,. Gi,oliUi è :m, aes.tr, o,pe·r -sfuggire, ad una ,ri•sp,os,t,a deli,c,aita e inqui,etante. Invece ,J',on·.Giolitti, in quel momento,, aveva già il suo ,piano,; la sua idea-madre per le elezionì: Libia e marcia reale. Ed eooo che, metodicamente, oome è suo costume, vi,e,n•e inciarn,ando il g.i,ande disegno, nell'immens,o, vuoto pneumatico del pro·gramma go,ve,rnativo. In quel di,s,eg,n,o,Mi,1110 è un pezzo, <;li primo ordine. L'on. Gi·oiitti, quando si ficca in ropo una cosa, la oooci.ai fino in fondo e n-oil' gu.airda per i,l s,0,ttile. Una v,o,ltache -ha deciso d,i indire le e1ezioni a,l grido di cc Viva :!,aLibia e Viva il Re!», egli si pI'emu,n,is·ce ammass:and,o tutto il p,ri,ncisbeoco n,a,zi,ooalista -che di– stribuirà agLi elettori con i suoni del-le fan.fare, il luc– cic,chi-0delle unifo·rmi, g,li aggettivi dei letterati deca– deniti, tutto, oiò -ohe ,cir,ede· -possa a1ncora,eil,e,ttrizzail'e, la fo,JJ,a,, Figuratevi, sei MiHo, l'« ,eroe dei Daird:anieili », non è u:ru -g,ran ruolo· nell,a, oommedia! Il p·rimo·, anzi. Dopo veI'I'amno gli -ailtI'i. I diooorsi elettorali .siaTa'llnomo– n,a,:rchid1,ecommemo·ra,zi.oni di Ve,ochin,i, poesie, g,ue,:r– ll'iere di Giovanni Bertaechi, soforini d,is.tJril::iuziooidi medagli,e ,ai reduci nei festival degli esercenti; aquile romane e in'vooazioni a,ll'Italia pe,r e-sordio e pel!' p,e– rooo:z,i,on,e,. Ogg'i Mino non è un Ministi,o, è un richia– mo p·er i me,rli. Ma tipi,co, ma c,aratteristi,oo, come qu,el,l,oche, .n,ell':enimma geniera1e ci,e,JJ'impresa.,ha ool– ~10,oa:toun eni,Jma ,partkola,re, che nessuna auto,:rità gi:udiziaTi-a, sollecitata dagli àvversari d:eLMilio stesso, 0.il" dis·oe· Ilisolvere. Che imporla, de.J resto•? Il p-o,po,Lo, lo p·I>oolamaeroe. Vox, pop•uli. E il Governo,, per l,e ,e,Jezioni .Jibiohe, vuo– l.e a.vel'e un « eroe »~nel ,suo seno, un « eroe· >> che tuci– -cichi icome una lucciola -se non come una ,J,a,n,terna. f: l,a ,necessità. Pensateci. Fuor della, app,:rovazion,e aUa gue·=, ohe oosa questo· Gov,erno ha, da di.re peir tenere in,s,ieme oJ.er.ioalie dem,o•cTati,CJi, moderati e Te– pubbli00ll1i? Il G<YVerno,tr,a,nne· poche onorevolissime ec:ce:z,ioni, ha -adottato, i,n, tutti i Collegi, i deip,ut: a.ti uscenti. Il partito degli uscenti è tenuto i,ns,i•emediaJ:la oomplikità ·della -guerra. Per mand,arlo avanti e riP,OT– tairlo compatto (bel reg,a,lo!) alla. nuova legi·s1atura ait– trav,ers:o •le strette dei D,ardanelli elettoralì, non o'è · che ,lavorare di trombe e di tamburi, soffoca1J1doogni pettegola divisi,one d,i partiti, ogni p·resu, ntuo.sa espo– sizione di programmi. MiHo è il simboio e la, p~ote,s,i
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