Critica Sociale - Anno XXIII - n.15 - 1-15 agosto 1913

CRITICA SOCIALE 227 proletariato, di « fare il socialismo », come dottrina e come storia, come pensiero e come azione. Il « Par– tito», poi, aveva questa missione specifica: far pas– sare quanto più è possibile di proletariato disorga– nizzato nell'orbita del proletariato organizzato. Ab– dicaz,e di fronte alla folla, alla piazza, era, per il Par– tito, rinunziare alla propria funzione, alla propria. ragione di essere; era il suicidio. Ora invece - tanto è offuscata la luce delle buone dottrine del sociali– smo -. vale il pensiero perfettamente. contrario: tra:dimento al socialismo è non sposare qualunque movimento di piazza, di / olla, non acquiescere docil– mente, da parte del Partito, a qua-lunque imprnvvi– sazione di dittatura del proletariato piaccia al primo sfacciato Masaniello di escogitare, tirandosi dietro turbe in qualunque modo' raccolter e con quelle im– ponendosi con l'impertinenza di una popolarità di avventura, alla ... Boulange,r! Ora, è naturale che, dove, come in Germania, si è più prossimi alle fonti della dottrina e il Partito socialista è su di essa solidamente poggiato, ivi nè i Masanielli fioriscono, nè spesseggiano gli scioperi generali, comechè sé ne discuta assai e se ne di- · scuta come di cosa che è molto del Partito, un poco clell'.1organizz3:zion~ economica e niente della disor– gamzzaz1one piazzamola. Al trime nti procede la cosa -in Italia, che è sempre nella s.ua infanzia socialistica, come è nella infanzia capit alistic a. Qui la faccenda dello sciopero generale politico riproduce con meravigliosa esattezza la sto– ria degli scioperi economici negli incunaboli del movimenLo proletario. Come allora gli scioperi eco– nomici si moltiplicano in ragione della mancanza di organizzazione, per puro- istinto di ribellione, in fondo disarmata, e pure raccolgono frequenti vittorie cogliendo i padroni ancora isolati ed alla sprovve– duta, così ora gli scioJ?eri politici si moltiplicano in ragione della loro limitata «generalità» - per cui non occorre quella forza di o-rganizzazione e di vo– lontaria disciplina che suppongono i Tedeschi - in ragione della teriue gravit:à del rischio che c'è a ten– tarli, d'ella relativa facilità (se non di vittoria) di una « soddisfazione», reale o ipotetica; si moltiplicano, in sostanza, per chi afferri. il senso delle cose, per la preponderanza che ha la massa disorganizzata sulla organizzata, in quanto quella è sempre più pronta a1 cimenti in cui per posta mette principal– mente gli interessi dell' ... altra. E non si tratta sol– tanto dei fondi delle quote, ma dei tesori cli respon– sabilità, di fiducia, che ha accumulati l'organizza– zione, e di cui i disorganizzati - o gli organizzati a grande ribasso o soltanto nominalmente - non hanno alcuno zelo. Le vittorie, sulle quali u.na cri– tica approfondita non è mai lecita, nè per segna rne•, la genesi, nè per valutarne la reale portata, sem~ brando•, come sono, l'appannaggio degli audaci che spingono gli altri innanzi, ricattandone la necessaria solidarietà sentimentale sopra la cura degli interessi proletari ·sacrosantamente· consolidati, riescono effi– cacissimo argomento a nuovi scioperi .più o meno generali, semprE! meno generali, anzi; i quali scio– peri, a loro volta, sono agevolati dalla disorganiz– zazione che, per le cause psicologiche che abbiamo intraviste, ogni sciopero generale ineluttabilmente trascina con sè, e, se corre un periodo di crisi indu– striale ed economica come quello che traversiamo, possono essere agevolati magari da una segreta vo– glia padronale di risparmiarsi l'odiositù di una ... serrata! Questa malinconica divagazione, tra la legge del Congresso internazionale socialista e la pratica· così . diversa dell'Italia e della Germania intorno alla fac- cenda dello sciopero generale, è troppo una dirn– gazione per consentire una ... seria conclusione. Se noi gridassimo come Sonnino : torniamo allo Statuto, faremmo, ridere. Se invocassimo dalla Di– rezione del Partito socialista l'applicazi.one della « legge » del Congresso internazionale, saremmo dei pedanti. La Dir'ezione del Partito socialista non può difenderci, se non ci difendiamo da noi, dalla in– trusione nel Partito di dottrine e di pratiche anar– cheggianti. Essa ha persino proclamato che lo scio– pero generale non è l'affare suo, è l'affare di quelli che lo fanno : ·concezione discretamente realistica e abdicataria, ma della cui responsabilità la Direzione va forse assolta per la coercizione delle circostanze in cui il suo Segretario, Costantino Lazzari, la pro- clamò. · Limitiamoci a pregare la Direzione della Critica Sociale a riprodurre qui il testo della legge vigente nel' Partito socialista internazionale sulla questione degli scioperi : serva, cli fronte alla turbinante pra– tica, come un mònito cli ciò che le Assise nostre han– nQ solennemente statuito. Senza, ben inteso, nessuna intenzione di frodare, con questa piccola barriera legislativa, i diritti e l'azione del Partito socialista, -in Italia ed all'estero, nella eterna evolventesi Costi– tuente del Partito stesso. Ma con l'intenzione, un po' maligna, un· po' beffarda, di fissare, cli fronte a tante rivoluzionarie accuse a noi rivolle di oblio della fede, dei principii, della buona tattica del Par– .tito soèialista, da che parte stia ... la legge! Decisamente, legalitari ... f or ever - anche della legge della maggioranza (intransigente-rivoluziona– ria) del Congresso! Se non è proprio un destino! ... CLAUDIO TREVES. L'ordine del gior.no di Amsterdam.. La « tavola della -1,egge »? E•ccolaqui·- poichè Clau– dio Tr,eves la chi-ede- Lrad,otLa •dal-laDirezione della Critica oo,J,],a più scrupolo-sa J.etteralità: Considerando che il presupposto necessario del suc– ce~so di uno sciopero di massa è una forte organiz– zazione e la spontanea disciplina della classe lavora– trice; il Congresso ritiene che lo sciopero generale assoluto, nel senso della cessazione di ogni lavoro, è inattuabile, perchè esso renderebbe impossibile ogni esistenza, quindi anche l'esistenza del proletariato. Considerando poi che l'emancipazione della classe lavoratrice non può essere il risultato di siflatti- sforzi improvvisi, mà eh~ tuttavia uno sciopero, il quale ab– bracci talune· industrie importanti per la vita econo– mica1 oppure numerosi rami di industria, può essere un mezzo_ estremo per ottenere notevoli riforme sociali o per sventare attacchi reazionarii ai diritti dei lavo– ratori; il Congresso ammonisce i lavoratori perchè non ·si lascirio trascinare dalla propaganda dello scio– pero generale, fatta dagli anarchici allo scopo di di– strarli dalla ben più importante « piccola lotta» quo– tidiana dell'azione sindacale, politica e cooperativa; e li esorta a rinvigorire sempre più la loro unione e la loro energia nella lotta di classe mercè lo sviluppo della lo_ro organizzazione, stantechè, se mai anche, un giorno, si dimostrasse necessario uno- sciopero a scopo politico, è da essa unicamente che ne dipen– derebbe il s11ccesso.

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