Critica Sociale - XXIII - n. 14 - 16-31 luglio 1913

ClUtlCA SOClALR 219 Noi non abbiamo mai udito che fare il passo più lungo della gamba, invece che cercare di allungare le proprie gambe, sia un metodo. E neanche è un met~do il f~r ·f!laggio;i debit_i che il proprio patri- . momo comporti. Al più, al più, sarà un errore. Arturo Labriola, intervenendo nel dibattito, svol– tosi sulla Nuova Antologia e sui giornali di Bologna, sen~en~iò che quel movimento cooperativo non è S_ociahsmo: e c~e esso, costringendo i dirigenti a ricorrere al credito « borghese » e ai Ministeri amici, lega e paralizza la libertà politica del Partito: Già. La teoria non fa una grinza: ma il fatto la Sf!lentisce. Il Socialismo reggiano fu all'avanguar– cha, da quattro anni, contro l'eccessivo riformismo c~e fini nel Des~rismo. I suoi deputati, Prampolini, S1c~e~, _Sam_og_g1a, f_urono tra i primi e più risoluti ant1mmisteriah. Amico apertamente con un radicale– cooperatore, l'avv. Ruini, quel Socialismo ruppè altrettanto apertamente con lui, quando ritenne certi suoi metodi non conformi all'educazione politica del ·popolo. · Ancora una volta, il Socialismo reggiano mostrò che, dove c'è forza reale - di numero e di coscienze . ~ ogni esperimento' è possibile senza -pericolì e di– S?no'.e. E la fo~za lo fa capace di uscir vivo dalla ~1ffic1le_ provf, di t'.arre da essa gli insegnamenti per · I avvenir~; di esa!111~arecon pacata schiettezza i pro– pri errori medesimi, senza vane recriminazioni e in fra~erna concordia. Vedete, a riprova, ciò che ne scrisse lo stesso Prampolini, in uno degli ultimi nu- meri della .sua Giustizia. · •*• Abbiamo accolto subito il consiglio dell'amico nostro ricercando lo scritto di Prampolini (1); veramente no~ tevole per la serenità dell'autoanalisi e per la fede in• d_omata nella precisa funzione socialista della Coopera– zione. Ma desideriamo ·che ne giudichino i nostri let- tori. · « Diversi giornali e riviste borghesi, come la Nuova Antologia, il Resto del CaT'lino e il Giornale del Mat– tino, -si sono .Jungamente occupati della crisi che il movimento coo,perotivo sta attrave,rsando nella nostra provincia. E l'Avanti! ha interloquito - per « preci– sare il suo pensiel'o su i rapporti f.ra S-Ocialismo e cooperazione », con un articolo che crediamo scritto dalla compagna BalabanofT, e al quale vogli,amo bre– vemente rispondere. Escludiamo- prima di-tutto in· mod-0 àsso-luto che a Reggio vi sia stata, .nel campo nostro, la utopistica pretesa di attuare, mediante la coope:razione, il so– cialismo, come ha. Qffermato il Lab:rio-la nel Resto del Carlino •e come semora cr.edere l'articolista del– l'Avanti! Il nostro Conso,rzio d,eHe Cooperative di consumo si proponeva di fare nè più nè meno di quanto· fecero e fanno, •in Inghilterra, .in Germania, nella Svizzera, in Austria, nel Belgio, ecc., i grondi magazzini delle Cooperative. Niente sogni, dunque. L'esperienza ha già inconfutabilmente dimostrato che il programma del· Consorzio era attuabiJ.issim-0 anche «.entro i con– fini della società capitalista». Non un dubbio è pos– sibil~ in proposit-0. Se il tentativo .non è riuscito, ciò si deve unicamente . al f.atto - di cui ci si aocorse troppo tardi - che le nostre forze eran-0 ancora scarse e insufficienti per una impresa cosi vasta e complessa. Non :ricordammo abbastanza la grande ve,~ità che - anche sul terreno della cooperazione - l'emancipazione dei lavoratori (I) Nella Glt<atWa settimanale, Ilamaggio. deve essere opera di lavoratori. Commettemmo l'er– rore, non solo antisocialista ma anche anticoopera– tivista, di vole_r costruire il no,st:ro edificio agendo dall'alto, :riv,oluzionariamente, per iniziativa di pochi individui, anzi-chè dal basso, evolutivamente, ,per co– sciente e tenace volontà della moltitudine. Invece di richi,edere ed aspettare che le singole Cooperative accumulassero, per virtù dei loro soci, il capitale oc– corrente a istituir-e, far funzionare e -sviluppare -il•loro maga~zino provinciale; invece d.i riflettere che, per questa via, più lunga ma si,cura, esse avrebbero con– temporaneamente accumulato anche un maggiore e non men.o pI'ezioso e indispensabile patrimoni-0 mo– rale di cognizioni amministrative e di attitudini alla vita collettiva - noi fummo ,impazienti, immaginam– mo di poter supplire ad -0gni bisogno col credito, colle cambiali, e -siamo rimasti vittime di questa il- lusi-0ne. · · E, pokhè -il nostro insuccesso deve almeno servi-re ad ,evitarne altri, dobbiamo qui :richiamare l'atten– zione dei -socialisti e dei cooperatori sopra un altro . vizi-o organfoo, che il nostro Consorzio avev:a e del quaJ.e·.non han-no finora parlato i nostri critici. ~ noto che i Grandi Mag,azzini delle Cooperative sono anch'essi Società ·per azioni. Come un.a Coope- . :rativa di ·consumo forma il suo capitale con .Je azioni acquistate dai soci, così le Cooperative, che vogliono .istituire un Magazzino consorziale, lo provvedono de-I ,capita.le necessàrio, acquistando ciascuna un certo numero di azioni, proporzionato alla loro potenzialità. A Reggio, invece, per desiderio di far presto, il Consorzio nacque - senza un s-0ldo di capitale suo proprio - I).ella forma di una società in nome col– lettivo: Visto, cioè, che le Cooperative non avevano i mezzi pe-r acquistar delle azioni, e sempre calcolando eccessivamente sul credito, si pensò di costituire una Società composta di tutte le Cooperative di consumo, le quali avrebbero garantito. con l'inl'ero loro ca.pitale sociale le operazioni compiute dal Consorzio presso le Ditte comme-rc.iali e· le Banche. A parte tutti gli altri inconvenienti minori che ne derivarono, è avvenuto questo: e,he, mentre un Con– sorzio per azioni, anche nel ,caso di un fallimento, n-0n può far perdere alle singole Cooperafive niente più d-ella somma relativamente pi,ooola che esse versarono per diventare azioniste - e della qua!,e non han più bi-sogno e non si se·rvono pei l-0ro affari - oggi, al contrario, il Consorzio reggiano pesa con tutte le sue passività suJ.le Cooperative consorziate, che devono fare sforzi e sacrifici impensati per resistere al grave colpo. Esse - e il pubblico ancor meno - non si sarebbero quasi -accorte dell'insuccesso, se, il Consor– zio fosse stato una Società per azioni: sarebbe bensì venuta a mancare l'azienda consorzia.le, ma esse avreb– bero conseFato intatto il loro capitale. La ferita è stata profonda e ha fatto chiasso appunto pel'chè la vita del Consorzio - essendo questo una Società in nome collettivo - era troppo strettamente legata a quella· di tutte le Cooperative che lo componevano. Il caso di R-eggi-0dunque - come notava Zibordi · in una intervista del Giornale del Af attino e come ha onestamente riconosciuto nel Resto del Carlino anche il Caroncini - è, dal punto di vista tecnico, uguale ai mi'lle e mii-le che quotidianamente si verificano nel mondo commerciale e industriale e finanziario, sen– za che nessun reazionario gridi. perciò a.I fallimento delle dottrine economiche borghesi'. Esso dimost:·a

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