Critica Sociale - XXIII - n. 11-12 - 1-16 giugno 1913
CRITICA SOCIALE i81 ---,---------------- estesissime, che adesso sono dev.astate dalle frane. Cosi vi -sono _zone in Basilicata, nell'interno ·deHa Si– cilia, in tutto lo schi,enale appenninico, che va da Ancona fino -oltre Alessandria, abbandonate comple– tamente dall'agricoltura, e che aspéttano solo l'opera dell'klraulica agraria per poter largamente offrire i lorò 11accolti. · · Volgial,llo per un momento l'attenzione a quei venti miJi,oni -circa di èttari, che si dicono coltivati in Itali,a e vediamo, come diceva !'on. Turati, quanto terre~~ è -coltiv.ato in alto •ed abbandonato· in basso; quante vaste estensioni incolte circondano la nostra capitale .. ,che··si estendono fino alla maremma; consideriamo i . terreni mezzo abbandonati di molte parti della Sar- degna e della Sicilia, ,e poi domandiamoci sé non è possibile applicare in. questi terreni un'agricoltura migliore. Aiutate .. .. ed espropriate! È certamente possibile : v-oi v-edete, intorno a ·Ro– ma, terreni dichiarati insuscettibili di q~alsiasi col– tivazione, che dovevano far fuggire l'uomo, i quali stanno trasformandosi completamente per l'opera di una legislazione v-eramente avv,eduta, mod,erna, ardita, che potrebbe e, dovr,ebbe· essere estesa a molte altre regioni d'Italia. Se voi darete all'agricoltore il de– naro a buon mercato, come J.o avete dato •pei· din- .torni di Roma, se v,oi ,darete (i-elle esenzioni dalle imposte, se darete dei premf, dei contrib~ti per le opere migliori e più difficili, e, ,soprattutto, se darete l'assistenz,a tecnica (,s-el'Agro romano si v,a trasfor– mando, è perchè vi sono tecnici valorosissimi a dispo– sizione degli agricoltori), e, nel caso che gli agri- ' coltori non si vogmmo valere delle provvidenze le– gislative, darete l'arma più poss-ente, l'esp·ropriazione; voi vedrete molte terre d'Italia rigenerate. • L'espropriazione! Quella serve, non le medaglie, o ' le croci al merito, non i disco·rsi; o le parate: essa è l'ultima risorsa verso chi non intende vaJ.ersi dei larghi premi, dei larghi aiuti. Noi proletari abbiamo il diritto. di chieder.e alla proprietà _di rkordarsi che ha dei doveri. Essa .può benissimo non curarsi di questi doveri.· od anche di– menticarli, -e noi glieli ricordiamo con gli unici mezzi. che sono veramente valevoli. Dobbiamo dire: o voi vi valete di questi provved,imenti, di queste agevola– zioni, o noi procediamo ,all'esproprio di questi ter– reni. On. S·acchi. se vçi,i app.Jicaste il concetto del– l'es.proprio a molte delle boniifiche, -che dovete fare in quelle regioni, dove la mano d'opera o è in difetto, o è ines,perta. se poteste dire là, dove c'è una gran– diosa opera da eseguire: « io voglio le mani libere; come ministro dei lavori pubblici in unione con quello dell'agricoltura, vogHo operar.e largamente, senza le riserve, le occupazioni temporanee, le .Jiti; potreste rendere proficua e fecond·a l'opera di bonifica. Non <basta, per me; bonifi.care. Alle porte di Roma, l'Isola ,sacra e Maocarese sono state fino all'anno• scor– so, nonostante le spese di bonifica, il rifugio dei bufoli e del pascolo brado. Avete speso milioni per bonifi-care quelle terre, spendevate 40 mila -lire l'anno di carbone per mantenere asciutti i terreni, e i pro– prietari mandavano i bufali e il bestiame brado ad utilizzue quelle bonifiche. Quella non è redenzione dei .terreni! Noi vi diciamo: estendete la legislazione dell'Agro romano a molte altre regioni; vi sono molte regioni di-sposte, pronte ad accettarla. Quando voi deste il denaro a buon mercato neHe bonifiche ferraresi, voi vedeste il Latifondo spezz,a ;rs.ie popolars~ di -oose. Se lo deste alla Marem~a, vedr,este moltiplicarsi quegli -esempi, che abbiamo avuto intorno a Grosseto, dove non è più il de-serto, dove si lavora e si coltiva. Date il danar-o a buon mercato ed anche in queste terre comparirà l'agricoltura. Comparirà nella piana di Ca– tania, do-ve il bestiame vaga in -cerca di un magro pasto. Ma, per tutto ciò, occorrono mezzi, occorre uno sforzo, che noi riteni.amo no:n si poss.a e non si voglia fare, perchè. altrove, verso altre terre, sono concentr.ate le vostre attenzioni, le vostre diligenti cure. Acqua, strade, case. Ma, se voi pensaste a bonificare l'Ita,li,a, a rendere più proficua, più produttiva la nostra agricoltura, oh, io vi direi, quante altre spese potreste fare! L'irrigazione. C'è una Commissione Reale •che stu– dia l'irrigazione: è una specie di burla. Ho fatto parte anch'io di quella Commissione. Abbiamo chie– sto ,che cominciaste, per dare il •buon esempio, con un primo provvedimento a favore delle piccole irriga– zi-oni. Bastavano 30, 40, 50 mi.Ja lire all'anno, bast~va parificare le' pi,ccole irrigazioni, fatte_ d:ai singoli, alle irrigazioni maggiori, fatte dai Consorzi. I fondi ci erano nel bilanci-o che finisce al 30 giugno di questo anno, ma una legge di storn•o J.i ha portati via, e quando abbiamo detto al Ministro di comindare al– meno a dedicare i primi danari a queste opere di pkco.Ja irrigazione, ,egli ha risposto: « faremo la ·gran– de legge »; ,e c·on la grande legge siamo stati burlali anche peT Ia irrigazione. E siamo anche invano in attesa di una legislazione per le. strade vicinali. Voi, on. Sacchi, da due anni avete da.to affidamenti per la viabilità vicinale, che è indispensabile per la agri-coltura. Non vi può essere agricoltura se non pe– netrano le strade fino all'ultimo podere, fino all'ul– timo lembo di terra. L'oasi coltivata dagli Arabi è meravigliosa per la sua viabilità, non vi è palmo di terra che non abbia la sÙa strada di scarico, e noi abbiamo intere regioni, che hanno solo le strade na– zionali e quelle provinciali e appena.' appena qualcuna comunale obbligatoria, e non abbiamo strade campa– gnuole. Orbene, da que legislature noi andiamo dis•cutendo queste strade vicinali, da due legislature si succe– dono i disegni di •legge; ma niente viene fatto, la spesia sembra troppo forte, e non si vuole affrontare il problema. Si è acoennato dal collega QuagEno alle case cofo– niche, a.Jla costruzione delle case indispensabili i-n moltissime regioni d'Italia, che difettano di case per i . contadini, indispensabili se si vogliono costruire quelle nuove borgate che s.ono destinate a redimere vera– mente, a colonizzare tanta parte d'Italia, indispen– sabili per l'industria armentizia, che senza fabbri– cati e senza rkoveri, sia ,qui nella Maremma, sia s.ulle Alpi,· non può essere redditizia. Ma per i fab– bricati occorrono sussidi. non già i premi ~fati ogni IO o 15 anni, e non ·1e Commissioni. Ma i fabbricati rurali non sorgono perchè non ci sono i mezzi, perchè non si vogliono spendere, non si vogliono dare all'agriooltura!
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