Critica Sociale - XXIII - n. 11-12 - 1-16 giugno 1913

180 CRITICA SOCIALE. ma due mani. Ma non ritardate più oltre a dare del lavoro a questi operai, che da mesi e mesi atten– dono. D'altra parte la questione d·el prestito è stata affac– ciata da personalità distinte in quella larga discus– sione, che si è falla .illa Camera, sul bilancio del Tesoro. Lo stesso relaLore, un.a illusl1ìé1zion~ ·parla– mentare, e molli altri furono concol'di nel d-ire: se .abbiamo dovuto impegnar-e gran parte del patrimo– nio nazionale nella Linia, ce1 1 chi.amo almeno di ave,re i mezzi per non arrestare l'incremento, lo sviluppo del l,avoro nazionale. E, spingendo oltr-e lo sguardo, in questo periodo .i.culo aelia disoccupazione, noi dobbiamo già da oggi pr·edisporre (e vorrei che il Governo fosse con noi) anche quell'azione legislativa, che valga ad integrare gli sforzi <lell'org,anizzazione operaia contro la uisoc– ..:upazione involontaria. 1\'li riferisco con ciò a quegii aiuti che uno Stato moderno deve dare alle istituzioni del collocamento eu a quelle di previdenza rivolt-e contro il rischi-o o-ella wsoccupaz10ne, azione legislativa invocata da altro inlet·pollante che pr-endera 1a paro,a dopo di me. Las-cio qu111di all'amico Cabrini d1 sv-olgere minuta– mente in quali fo.rme tali aiuti debbono -essel'e dati. Quanto a me, come -organizzatore di masse lavo– ratrici, sono in gr-ad-0di attestare che un 'azione dello ~lato in questo campo non potrà che riusci-r,e benefica al movimento ascensionale delle classi lavoratrici. Ma, dopo quanto h-0 detto, ritengo che sarebbe un guaio senissim·o se d-ovessimo prolungare questa •ago– r11adella disoccup-azione, senza provvedimenti, fino a q ueslo autunno. Al ritorno degli emigranti, che· 11-011 avranno fatto una campagna intera, all'aumento- della disoccupazione p-er la line <lei lav-0ri in ,corso·, ali-a disoccupazione normale e stagionale (non è dirvi una parola gross•a, o •signori) avremo una situazione in– s-ostenibil-e. La fame (permettetemi che lo dica a scarico di C-Oscienza e di respol).sabilità) in mezzo alle, masse è sempre cattiva consigliera. Nulla più della miseria è fomiLe <li ris-entimento e -di esasperazione. ,Le, re– sponsabilità, in ,casi simili e dopo gli avvertimenti in tempo utile, sarebbero del Governo, n-0n mai delle fo-lle affamale. Pensiamoci, onorevoii colleghi, e pensateci v-0i, si– gnori del Governo, mentre siamo ancora in tempo! liii stessi provvedimenti, quando giungono tardivi, non sono s-empre efficaci, nè atti a risolv-ere dolor-ose situazioni ,come questa. Per tutte queste considerazioni, ripeto, urge prov– vedere fin d'o-ra. Ormai è da mesi che questo pro– letariato, presentandosi a.Jl.eautorità oostituite in tutti i centri d'Italia, re-clama lavoro. Concludendo, voglio ricordare come il capo del· Governo ebbe ad aff.ermare più volte, alla Camen ed anche al Senato, che il popol-0 non potrebbe sop– portare ulteriori gravami. Alcuni giorni sono, alla .camera, a proposito di un disegn-0 di spese militari, disse che i nuovi bisogni della nazione dovrebbero gravare sulla ricchezzia. Questo, naturalmente, riguar– da soltanto l'avvenire. Ma pel presente? Pel presente, · permettetemi di dirlo-, non vorr-ei che, a causa de.Jie gravissime s·pe_sesopportate -dal paese e, di quelle che abbiamo ancora in corso, e dopo i tributi diretti ed indi-retti riconosciuti dal presidente del ·consiglio e che costarono sacrifici e sangue al popolo, ·si mante- . nesse e s'estendesse più oltre il pm 1mquo ed inu– mano dei tributi indiretti: la disoccupazione, la fame. Confido pertanto che il Governo, inspirandosi ad un alto -sentimento di dovere e di responsabilità, a-0colga il nostro invito, e provveda prontamente a che ven– gano -alleviate 1-e sotforenze -di tant,a parte de-I nostro proletariato. (Ap-prouazioni). L'INTBRP.ELLANZA OJMASSIMO SAMOOOIA Per la redenzione agraria. Questi chiede al Governo: " se, u tenire in modo efticace e d-u,i·ut-uru tu y1·avissima aisoccupaziune at;tte popotuzwm 1·urati ùt -motte 1·egwni u'Jcatiu, vogtiu, uure m,ano u IJ.·uetteope1·e t; a quei p1·o·v– :vedtmenu Che vatgu·nu ud e;;ieude1·e eu intensifi– care t·iH1.t'ustl'iuuy1·icotu ,,. SAMOGGIA. Dopo la voce del muratore, viene quella d·ell'agricolture; il quale, coerente alla trau1- z10-n-e agrarw. e campagnuoia, sarà br,ev1ss1mo: percnè a1tri muratori aueuaono, aopo C11noi, e11poter par– lare, u1 pot-er ed111car-e.N-el,a mia qualita 01 agrono– mo ·ct-e1 nu1.1iate,nenti, s-ono ,stato ric111e-stodai -co-mp.a– gni Cli gruppo se potessi inaioor-e provvee11menti 111-· ~eressami 1111dustr1aagraria e che rossero atti a le- 111r,e la e11soccupazione. JVli llanno chi-esto i miei amici: creC11tu cne s1 possa sostenere che l'aigricoltura ita– liana abbia la capacità di dar lavoro act un magg10r numero -0i personeY Ed io, per quella poca espe– nenza ,che posseggo e per quel tanto che po,sso sa– pere, ho risposto che J'a:gr1coltura nostra potrebbe maubbiamellLe aar lavoro e pane in abbonaanza ael una po-po1az1one super10re a quel.la che attualme.nw nutre. Due quesiti e come si risolvono. E mi accing-erò :a dimostrarlo. Due quesiti -0-ccorre porsi: le tene 1talian,e sono tutte coluvate-'l ~ le terre coltivate lo sono m grado late, che non sia possrnile -0are J.avoro ad altre oraocia•r A1!'una ed all'altra domanda dobbiamo rispondere negativamente. 1~011tutte ie terre che possono es– sere suscettibili C11agne-0ltura sono co1tivate; n-011 tutte l,e terre coltivate lo s-0110in modo· tale oa po– tersi ctichiarar-e sature di braccia, Cli J.avoro e di attività. Non tutte le terre italiane che potrebbero essere coltivate lo sono, perchè le bonifiche ancora attendono di portare il 10ro contributo efficace in molte e molte plaghe. Ma altre terre possono essere redente e date a1l·agricoltura, indipendentemente dalle grandi boni1iche: ci sono i I.avori di sistemazione montana, i Lavori di rimboschimento, 1-e opere desti– nate a metter-e in coltivazione parecchie migliaia di ettari d1 terreni fino- ad ora ritenuti sterili, terreni sassosi, ghiai-0si, difettosi per qualche componente 11s100o cnimico. . Ricordo che, nella provincia di Milano, in mezzo al ·più fi-0rente industrialismo, accanto all'agricoltura più in,tensiva, abbi-amo ancora 12 a 14 mila ettari di terreno di brughiere, che dànno non più di dieci lire all'anno di prodotto; son-0 terreni assolutamente abbandonati, incolti. E di questi terreni, che non pr-0d-ucono che la -centesima parte di que.Jlo che, p-o– trebbero rendere, noi ne abbiamo dovunque in Italia; ma, se la sistemazione dei bacini montani fosse ap– plicata largamente, noi potremmo redimere regioni

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