Critica Sociale - XXIII - n. 11-12 - 1-16 giugno 1913

CRITICASOCIALE cr-eti mai, qu,el gio•rno in cui questa gente si scate– nasse, 1o 8tato interverrebbe per reprimere i ,suoi moti, ma non potrebbe impedire ohe ne.Jla repressione grandeggias·se la sua maggiore responsabilità. Biso– gna impedire, onorevoli colleghi, che la nostra civiìtà · viva con questo spavento entro di sè, di ave-re nel pro– pri.o seno una inimicizia che essa ha suscitato, che essa ha armato, che può eia un momento all'altro sbu– care per infangarla, per insanguinarla. Questo noi crediamo sia la funzione principale che e.s:,mpete allo Stato. 'J'erre incolte e braccia penzoloni. Onorevo'1i colleghi, io non voglio abbandonarmi a divagazioni, e sta,l"ei per dire a vanità accademiche. Lo avrebbe fatto !'on. Turati, se egli aves,se creduto che questo modo di discussione potesse recare un contributo di utilità; ma io non posso tacere che que– sta gente, la quale ha voglia di lavorare e non può, la quale ha già nella cosdenza dei principi di d,ignità e di fierezza, eppure dev,e piegarsi .a chiedere e ad accettare la carità di Stato, la minestra governativa, questa ,energia ,che si consuma cos,ì nell'ozio, pèr for– za, nell'improduttività per forza e vive, anzi non vive, addkittura sul margine delle terre_ neglette, delle terre sommers,e, aumenta ogni giorno. Io potrei fare una facile e-rudizione, ma mi limito ad .accennar-e poche cifre che parlano da sè, che hann,o una el-oquenza di contenuto· che non si può nè ugua– gliare nè superar-e. In Italia vi sono 2.880.000 ettari di terreno incolti, eppure coltivabili. Vi sono 1.770.000 ettari di terreno sommersi, paludosi. È la settima parte del suolo della patria che è sottratta al lavoro, che è sottratta alla . coltura, che è sottratta alla produzione. Ora, signori della maggi,oranza, signo,ri del Governo, la condanna di certi sistemi sociali, di certi indi.rizzi politioi, per noi è -scritta nelle braccia senza lavoro, nelle terre s,enza frutti, ed è scritta in modo che non si può nè attenuare nè cancellare. Ma -come. non pen– sare che, in queste condizioni di cose, noi lasciamo andare all'estero gli uomini che non trovano qui im– pi,ego e ·sussistenza, ed accattiamo poi dall'ester,o quei . prodotti agricoli che non sappiamo strappare dal suolo nostro, perchè è negletto, pel"chè è trascurato? Io non vi parlo dell'irrigazione, della viabilità ... do– po di me sorgeranno dei tecnioi, i quali illustreranno _questo punto d,ella questione con tutti i lumi della · loro competenza. lo acèenno; ma questi sono problemi che, se .affront3!ti, non solo -costituirebbero una som– ma di 'Jav,oro sufficiente per d·are impiego a tutte le braccia che oziano per forza, ma l"ealizzerebbero an– che quel concetto di bonìfica integrale, che.J.-'onorevole Sacchi, con nostro plauso, ha tante volte bandito e affermato, dal banco del Governo, e avvierebbero le masse ad una vita ,inteÌlettuale e morale, che· dovreb– be esser.e il· sogno più fervido della nostra Italia. Per la bonifica renana. On. Sacchi, poichè mi trovo a parlare, mi permetta u,na constatazione. Io imagino ciò che ella risponderà;. è-Ila dirà ohe il Ministero dei Lavori Pubblici non è nè ignaro, nè sordo alle pulsazioni di questi bisogni; ella ci parlerà dei piani di lavori, che ogni anno ella stabilisce di con~rto con uomini che conoscono a ,fondo quella• popolazione e i suoi hii,ogni; ella trac- oerà le linee generali e particolari della sna politica di lavoro; ma consenta cino le dica cne la burocrazia, che è sqtto di lei, è tr-oppo tarda, è troppo pig-ra, non è aH'altezza della situazione. . lo acoennerò agli ultimi I.avori di quest',anno, al– l'arginatura del liume Reno, lavori verso i quali tende l'aspiraziQne di tanta po-vera gente, che spera trovarvi le sue estreme risorse. Ebbene, è da due mesi che quel lavoro si trascina, dal lienio civile alla Prefettura, dai Consigli tecnici ai consultivi; da due mesi, on. Sacchi, mentre laggiù il pericolo freme ed Ì'ncalza, senza che si addivenga mai all',esecuzione dei lavori stessi. Verrà il lavoro quando l'industria agricola avrà bisogno di braccia, e aliora non sarà una provvidenza, sarà una inuti,iità. · Onorevoli colleghi, noi della provincia di Bologna non abbiamo che una ,:peranza, ed è alla forza morale di questa speranza che ci raccomandiamo: alludo alla . bomlica renana. Oggi questa bonifica si affretta verso la realtà, on. Saccni, e mi auguro che si afirètti sul serio, che non si perda più tempo, che gli sforzi della mala voglia, ,che l'hanno ostacolata, siano sp,ezzaU; che le lentezze della burocrazia svaniscano; questo ·è il voto nostro, penhè, credetelo pure, finita l'opera di denunzia e di protesta che può dare ali.a nostra pa– rola qualche accento di asprezza e di censura, nel– l'animo buono oi torna a sorridere la speranza pel bene di tutti, per il bene della collettività. ( Vive ap– provazioni - Congratulazioni). L'INTERPELLANZA DI' FELICEQUAGLINO. La crisi nel lavoro edilizio. l1l la volta del rappresentante di BielÌa, che in– terpella il Presideute del Uousigliu e il Ministro det Lavori Puubhct " sui prov·vedimenti che in– tendano prendere per odow.re alte graoi conse– guenze ctte, in motct centi'i à' Italia, aeri'liU:rto dalla crescente disoccupazione aeglt adaetti atl'indust1·ia ed"ilizia ,,. QYAGLINO. Onorevoli colleghi; permettete che, do– po i discorsi mirabili di Turati e Bentini, vi esponga praticamente, come può farl9 un modesto operaio e o,rganizzatÒre, i disagi sopratutto di alcune categorie di lavoratori delle industrie, e più specialmente <li quelli addetti alle indÙstrie delle costruzioni ·edilizie. Al,cuni h3JIJ.noobiettato, nelle pol,emiche pubbliche, che questa disoccupazione non era ohe una disoccu– pazione normale, stagionale; ebbene no, bisogna di– stinguere: i lavoratori delle costruzioni hanno, è vero, una disoccupazione normale stagionale, ma questa si inizia sempre nel periodo autunnale o invernali:, giam– mai ne.Jla stagione estiva. Questa, la cui portata ab– biamo constatata enorme, è disoccupazione eccezio– nale, che, col suo grandissimo contingente, da molti e da molti anni, mai più ci av,eva co,lpiti così, nè nel– l'Italia centrale, nè nell'Italia settentrionale. Le cause. - I pretesi rimedii della emigrazione e del ritorno alla terra. Quali le cause principali? Abbiamo (questo è fuori di dubbio) u_narresto generale nell'industria delle co– struzioni. Dove c'era incremento, quest'anno abbiamo stasi; ove avevamo stasi, quest'anno abbiamo la crisi; ove già si era dilatata la crisi, quest'anno si è ina– sprita; quindi non ci è stato più possibile di occupare,

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