Critica Sociale - XXIII - n. 11-12 - 1-16 giugno 1913

176 . Cl\ITICA SOCIALE campagne, con lo stomaco vuoto e con le bracci.a pen– zoloni. Non esagero, onorevoli colleghi. C'era, poco fa, lì, a,l banco della Pl'esidenza, l'ono·revole Falci.on.i. lo v-0rrei che fosse presente mentre parlo, perchè nes– suno, meglio, di lui, potl'ebbe e·ssermi .testimone in cospetto della C.ame·r.a,non dico della v•erità, che sa-· rebbe troppo poco, ma deHa assoluta esattezza di ciò <:-heaffermo. Durante l'inverno ad anche in primavera, non un.a, ma dieci volte, io, deputato di opposizione, ho dovuto ricorrere al Ministero dell'Interno per ottenere sussidi ai disoccupati del mio Colle.gio ,e deH.a Provincia di Bologna; e il Ministro dell'lnterno, dico I.a verità, senza ambagi e senza .esitazioni è stato s·ollecito nel conced,e11C. Che cosa significa, on-0l'evoli colleghi, questa carità di Stato,, che noi, uomini di avanguardia, d-0bbiamo piegarci a chiedere al Governo; questa carità di Stato, . che pesa su ,chi la dà e su chi la ricev,e; questa carità di Stato, che va ad uomini validi e volonterosi? Si– gnifica la gravità della situazione, della quale noi ci facciamo interpreti, e che denunciamo alla v,ostra ,at- tenzione, in attesa del vostro giudizio. · Ci sono paesi, nei quali si è ar.rivati a questo: a far bolli,re la caldaia in• mezzo alla piazza, e attorno a questa sono passati gli operai validi, ma famelici, vo– gliosi di lavol'o, ma -impotenti e disoccupati, per .at– tingere il fondiglio della minestra di Stato. Dei gior– nali. hanno raccolto i,! ·pianto, che vi è in questo spettacolo. Compr,endete dunque che, quando noi, in questo scorcio di leg1s.Jatur.a,rompiamo così il silenzio e cel'chiamo d-i ravvivare la accidia. del lunedì parla– mentare ,con uno sforzo collettivo, noi non ,cediamo ad alcuna pl'eoccupazi-0ne, che sia contraddittoria ali.a realtà delle cose, ma cerchiamo di essere di cotesta realtà gli interpreti in oospetto della Camera. . .I!: sempre cifre malinconiche. L'cm. Turati è stato di un egoi.smo oratorio, oosì spinto, che non mi ha voluto proprio l~sci.are ni'ente da di,l'e. Si è ·preso e tenuto anche gìi elementi stati– ·stici, che hanno illuminato ,il •SUO pe11si,ero e il suo discorso. Orbene, su questi elementi statistici io mi ·permetto di riohiamare molto brevemente l'attenzione della Camera. È vero, è esattamente vero, quello che ha d,etfo J'amico, Turati, che nella provincia di Bo– logna si sono potute appr,o.fondire indagini in 42 Co– muni. Le indagin•i non hanno oltr~passatò questo limite, perohè si è voluto che la ricerca foss-e non assistita da approssimazione, ma suffragata da assoluta cer- tezza. · Orbene, in quei 42 Comuni vivono 36.214 lav-0ra– tori deil.a terra, e per lav-0,ratori della tena intendo l'-0peraio avventizio, prescindo dall'.operaio che ha un. contratto di .còmpartecipazion,e ,eventuale•, mezza– dri.a, terzeria, ecc., ecc. : vediamo ora ,con le cifre alla mano come il fenomeno della disoccupazione si sia 'atteggiato in confronto di questa massa. Nell'anno 1912 si sono avuti i seguenti risultati: uomini occupati 9201, uomini disoccupati 7031; donne occupate 8007, donne dis-oocupate 7975. In sostanza, la disoccupazione nella popolazione maschile ha rag– giunto il 35 per ·cento, nella popolazi-0ne femminile ha raggiunto il 50 pe•r cento. In altl'i termini, si lavora daLle 150 alle 170 giornate , all'anno - è la cifra meno pessimista, è la cifra più abb-0ndante che io possa portare, alla Camera - per un salario che non oltrepassa mai la media di L. 2,88 al giorno, 1 1 ealizzando un guadagno che oscilla tra . le 400 e J,e 500 -lire all'anno. E questo nel giardino dell'Emilia, nel Bolognese, mentre il caro-viveri, e specialmente il caro-pigioni, non fanno che assotti– g1iare questi bilanci già tanto stremenziti. A proposito po,i d•elle oper•e pubbliche, e di quella legg,enda, della quale si è occupato anche l'amico Tu– rati, che discenda dal Ministero dei Lavori Pubblfoi un privilegio, un monopolio, distribuito fr.a questi umili, fra questi ,semplici, e che sia in basso una spe– ,cie di aristocrazia in formazione, ohe un giorno o l'al– tro ,romperà la ,crosta della propri.a inferi-0rità per farsi senti,re e per farsi valere; osservo ,che è perfetta– mente esatto quello: cqe osservava l'amico 'furati, e. doè: che, nel 1912, i lavoratori della terra, nella :pro– vincia di Bo.Jogna, n-0n si occuparoqo nelle opere pub– bliche per più di 30 giorni, e non realizzarono che un guadagno di lire 70. La fabbrica della disoccupazione artificiale da parte dei proprietarii. Ma vi è di più, onorev-0li coUeghi; vi è una tendenza, ,che noi vogliamo, e do,bbiamo, denunciare, dell'-indu– stria agrari.a, una tendenza, la quale è doppiamente p,ericolosa, prima di tutto perchè concorre a cre·are, accanto allll, disoccupazione naturale, la disoccupazio– ne .artificiale, acutizzan'do il fenomeno, rendendolo più peri-co.Joso;e in secondo luogo, perchè è una ten– denza la quale si ripiega su sè stessa, e finis<:-eper scontare la pro•pria insidia, la propria malizia, pel'chè ,conduce alla diminuzione del r.acco,Ito, e quindi della ricchezza. Nella pr-0vinoia di Bologna non ci sono più le fotte fra capitale e lavoro ,che hanno· infierito fino a qualche teuipo fa. La provincia di Bologna, come· ognun .sa, è stata un campo di battaglia della ,lotta di classe; si sono avuti· tanti epis·odi, éhe hanno lasciato nella sto– ria del nostro paese un ,solco incancellabile. Ora vi è una politica di pacificazione, che penetra ogni giomo più nelle coscienze, le guadagna, le s-i– gnoreggia con la propria benignità. Perchè? P,erchè, al posto dei contlitti che ima volta si s-catenavano, pieni,, tr.aboccaati di tanto rancore, di tanto impeto di ,combat~ività, succedono- i conoordati, i concordati di lavoro. Ma avviene un fatto, che no.i non possi.amo tac:ere, ed è che i propi·ietari concedÒno le tal'iffe, ma non fanno lavorare, trascurano tutti quei lavori ohe non sono ass-olutamente necessari alla cultura, ,alla ,Produ– zi,one, e farannÒ· così fino al giorno in cui la tena si vendicherà di se stessa e del suo abban.dÒno, e farà vendetta degli uomini destinati a vivere per lei e di lei, come già comincia a verificarsi, &econdo dicono le statistiche del professorn Valenti, con la di.minu– zione dei prodotti. E questa gente, onorevoli colleghi, che soffre let– teralmente la fame, non stende la mano sulla roba altrui. La delinquenza è quasi sconosciuta in mezzo a n-0i. Questa gente non si solleva, perchè essa trova nel pr-0prio temperamento· -delle· luci di coscienza e di speranza,· nelle quali soffoca i cattivi •ii:npulsi. Quel giorno in cui, onorevoli colleghi, signori del Governo, questa gente, stanca della propria bontà, delusa· in ques-ta fed,e·che si allontana sempre senza che si con-

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