Critica Sociale - XXIII - n. 11-12 - 1-16 giugno 1913
174 CRITICA,SOCIA~E mento di iniziative, risolvere facilmente anche la que– stione finanziaria. Nella Sila lo Stato n= darà neppure la sovvenzione d'un quattrino. Per ,il Tirso, secondo i vecchi impegni, lo Stato avrebbe speso in varii anni alcuni milioni per delle opere, se non erro, di arginatura. Viceve·rsa, col nuovo progetto, esso, no'll forn,endo- alla Società imprendi– lri-ce che un'annualità di 150 o poco poco più mila Lire per 60 anni, spenderà a un dipres-so l,a medesima som– ma, ma avrà reso possibile un'ope·.r,a,di più cen.tin:a,i,a di milioni che, ;creando in prov,inda di Cagliari un lago vasto su per giù -come il Lago Maggiore (mi fu tfot.Loche, per questo, due villaggi, che verrebbero co– perti dalle acque, dovranno essere letteralmente tras– portati sull'altura) trasformerà radicalmente metà dP.1- la Sardegna da p.aese spopolato e poverissimo in uno dei più ricchi paesi dell'Italia e del mondo. E la oosa è ·facile a ,capirsi. La Sardegna è tutta un pascolo; viw della pastorizia. Ma, disponendo di acqua quattro mesi dell'anno -e soffrendo si,ccità per gli altri otto mesi, non può avere foraggi, poniamo, ,che,pe-r 100 mi– i.a cap,i di bestiame (dko delle cifr,e ipotetiche): rego– larizzato il deflusso, dell'acqua, ne avrà tutto l'anno, produrrà foraggi in proporzione, e potrà, invece di 100 mi.la capi di bestiame, allevarne, pe•r esempio, un milione. E, -insieme, avrà cacciata la malaria e avrà mig-Liaia di cavalli-vapore a disposizione come forza motrice. E perchè questo, che è conveniente e possibile pel Tirso e per la Sila, non potrebbe f.irsi altrove? In che co a consiste la famosa «maturazione» dei progetti? Tutto ciò che aumenta ricchezza e civiltà è possibile sempre, per uno Stato che voglia e che sappia. È questione sopratutto di volontà, di -0rganizzazio– ne, di indirizzo. Del resto, -io ho reso giustizia all'on_o– r-evole Sacchi, ammettendo ch',egli sepp-e intuire molte delle cose -ch'io accennavo. Ma il passare- dall'intui– zione all',azi-one non dipende dal volere d·i un uomo. Due prog1·ammi, due politiche. - Il problema economico italiano e il Suff1·agio universale. Sono due programmi politici che io pongo di fron– te: la lotta del!e forze S-Ocialideciderà la villoria del– l'uno o dell'altro. L'on. Sacchi, discorrendo il 7 marw alla Camera del proprio bilancio, accennava all'aumento continuo dei fondi stanziati· per le opere pubbliche, e affermava che, •Occorrendo maggiori sacrifici, lo Stato non li ricuserà. E noi lo pigliamo in parola. Soltanto lo avvertiamo che i maggiori sacrifici che occorrono (e non son-0 afiatto sacrifì.c!, ma anzi investimenti redditizi) sa– ranno assai maggiori di quel ·ch',egli pensa, e di quello che la -presente politica italiana militaresca gli con– sentirebbe. Vi è tutta eia trasformare la n-0stra agricoltura. Noi siamo sempre tributari, verso l'estero, di mi– lioni e milioni per il ·grano, di mili'oni e milioni per materie prime, che dovremmo, che potremm-0 pro– durre. Ma ciò l'amico S.amoggia dirà più e meglio ch'io non saprei. E o,ra raccogliamo le vele. Nella mozione che ave– vamo presentalo, per venire a una conclusione pra– tica, noi invitavamo i-1Gove•rno a proporre entro breve tempo un disegno di legge, che ri'assumesse e Tive– desse i I programma tecnico della r~denzione intera del paese, di fronte alla politica guerresca e e-0lonia!e. L'onorevole Giolitti ci ha osservato che, a quest'ora del tempo (anche questo è uno dei tanti pregjudizii dominanti, che ai primi di giugno il Parlamento deb– ba sentirsi impotente), era. poco pratico pensare a un disegno di legg-e così vasto, che la Camera e il Senato dovrebbero -entrambi approvare. · Modifichiamo la formula. Cancelliamo il termine breve. Ma la essenza della conclusione deve rimanere. Nella farragine di leggi che si sovrappongono da mezzo s,ecolo in questa materia, è impossibile trovare un ,concetto organico. Una revisione, una selezione, un coordinamento s'impong-0no. Bisogna -che ai vecchi oonootti si sostituiscano i nuoYi. Se questo si fosse giù fatto·, forse non sarebbe stato possibile che, solo un paio d'anni fa, si impe– gnassero d.u 150 a 200 milioni per quelle ferrovie, per esempio, calabro-lucane, che -rappresentano uno sper– pero enorme, per ubbidire al misoneismo dei villaggi che si -ostinano a stare sune cime dei monti diboscati, come al tempo feudal-e... FERA. È. utile. TURATI. Perchè sono paesi che non scenderanno mai al mare? · SACCHI. Ha sentito, -on. Turati? ... (Commenti). TURATI. Non entrian;i.o nei s-ingoli interessi eletto– rali: certo è che ima parte di quei milioni, adoperati nella vera bonifica, nei miglioramenti agrari, delle abitazioni, ecc., avrebbe -Obbligato quei villaggi, prea– damitici a trasportarsi sul piano, verso il livello del mare. È dunque indispensabile - poichè una nuova éra politica si è aperta e tante vecchie etichette di partiti non sono che ricordi archeol-ogici - è indispensabile che voi, con un pi,ano logico, -Organico, ricostituiate -come la spina dorsale anche della vostra politica di lavoro. (Benissimo!). 1 SACCJ;II. Tullo s-i muta, a ques-to mondo. TURATI. Certamente: tutto si muta. Ciò ,che non muta dissecca e s'isterilisce. Il che nòn significa che i partiti cessino, di tsiste11e, che le classi sòciali non conservino i loro ,interessi specifici, le loro finalità caratteristiche, la loro anima, la J.or- 0missione diffe– renziale. Pur non chiudendosi, in un programma cri– stallizzato, il pl}nto di veduta socialista non potrà mai coincidere con quello borghese, con quello conser– vatore. Rimoviamo le troppe cose morte che solo la forza d'inerzia (la tradizione non è altro) accumufa, inutile ingombro, sul nostro ,cammino. Cerchiamo nuove fonti di vita e di rinnovamento nei g-randi problemi <l-el– l'ogg-i. Questo, del quale ho discorso, è forse il mag– giore. Noi riconosciamo perfettamente la legittimità sto– ri,ca, non ancora esauri.ta, della borghesia, e i suoi diritti all'espansione. Siamo oppositori. dell'-impresa di Libia, non tanto perchè crediamo che questo non fosse il momento e il modo di occuparla, quanto per– chè vediamo in essa un ostacolo alla s.tessa più ra– pida evoluzione del capitalismo. Possiamo, per n«es– s.ità, subire il fatto compiuto. Tuttavia d-0mandiamo che almeno questa politica pseudo-coloniale non -sop– prima l'altra politica, quella che risponde a interessi ben più generali; e, facendo questo, facciamo opera di buoni cittadini, facciamo opera di savia e-0nserva– zione. A questo n-0n sapremmo arrenderci : che, men– tre, per un'impresa, tanto discussa e discuhbile, voi
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