Critica Sociale - XXIII - n. 11-12 - 1-16 giugno 1913
170 CRITICASOCIALE pena, come la Lombardia, il Veneto, e: varie altre 1•e– gioni d'Italia. Ricorda gli studi ,e le inchieste fatte in· propo-sito dalla « Soci-età Umanitaria» e dal Gov,erno, per conto del qual-e un.a autorevole C-0mmissione av•ev.aconsta– tato quanto fossero tristi le condizi,oni di quei brac– cianti, la cui occupazione media superava. appena lu 140 giornate lavorative all'anno. Espone gli •effetti ot, tenuti dalla distribuzione dei I.avori pubblid all'in– tento <li Lenire le s·offer,enz-edi quell-e p-opolazi,oni. Si era tanto gridato intorno ai privilegi di cui il Go v-erno avrebbe favo-rito le Coop-erative del Ravenn.ite, d-0-vegli o-perai - s'era detto - rneroè la forza poli– tica d,e,JJ-e loro organizzazioni rivo.Juzion.arie, -riusci-– vano oon le rnina-ccie ad imporsi, ,cr,eand-ouna sp-ecie di parassitisll_lo in danno dell'Erario pubblico, ,e dello stesso proJ.etariato italiano! Ebbene, quei lav-oratori, il' cui sudor,e aveva redent0 queUe regi-0ni da!J.a sterilità -é dalla- malaria,.' non ave– vano mai ricavato dai lavori pubblici più di 60 ,o 70 lire all'anno in media per ogni bra-ociante! M,a:,negli ultimi due anni,. per le ragi-0ni già acoonnate, la loro condizione si era fatta di gran -lunga più triste. Non soltanto la disoooupazione si aggravava sempre più, non soltanto la introduzione delle macchine, che in qualsiasi sooietà ben -ordinata dovrebbe ridurre la fa– t.ioa umana ed aumentare il benessere, si risolveva in un.a specie <li krumira'ggio forooe; ma al maJ.essere de– gli agricoltori e dei braccianti si .aggiungeva quello deHe classi medie· oampagnuo.Je; i piccoli eser-c-enti si doleva-no che,, dal principio della guerra, i consumi erano diminuiti in media del 40 per cento, J.a. vendita deUe co-se relativamente meno indispensabili, p,er es-empio ·il vesti,ario, ,era soesa cl-e!60 per c:ento dalla medi.a normale, e• la ,crisi, nonchè attenuarsi 1 aocen– nava a- farsi sempr-e •più dolorosa. Onorevoli colleghi, malgrado -così atroci miserie non si ebbero a tutt'oggi in· quell-e regi,oni nè rivolte, nè torbidi, nè oonflitti di nessun genere. Ciò <limo-stra una volta di più la virtù eduoatrioe della organizza– zione. Ma è forse savio, è forse lecito perciò non rac– cogliere il mònito che- ,ci viene da quelle dem,mzie, da quelle riv,elazioni? I Cinesi, che- pagano il medico in ragi,one non già delle visite -che·ne rì,cevono -quando sono malati, ma in ragione <l-e!J.e visite ,che servono a mantenerli in salute, -ci insegnano come è appunto· nei periodi, nei quali il mal-e è ancor latente, che si può più utilrri-ente prevenirne J.o scoppio. O vorremo attendere· che la fame ,e la disperazione producano i conflitti sanguino-si -che attristarono l'Ita– lia nel 1894, nel 1898, per .accorr-er-e ai ripari? I lavoratori di Romagna (cos.ì -concludeva quel me– rnoriale) non intendono mendicare el-emosine, rifug– g-0no dal pesar.e comunque sulla carità. Essi sono va– lidi e vol,ontemsi; ,essi sanno che la patria, volendo, può giovarsi del loro lavoro per aumentare• la ric– chezza e la -produttività del proprio suolo, ,e domàn– dano- allo Stato di yal-ersi della loro forza, della !-or.o specia!h:z,ata attitudine ai lavori di bonifica, della loro ,capacità di sacrificio. Intensifichi il Governo la politica di lavoro che ha nel -suo programma. Nel solo bilan– -cio dei lavori pubblici noi troviamo già deliberati dal Parlamento lav-ori di pubblico .inter-esse per oltre un miliardo. Può darsi che taluni di quei lavori siano meno necessari, e forse una revisione del programma s,arà utile: ma nella. massima parte si tratta di opere indubbiamente redditizie: igiene degli abitati, edifizi pubbli-ci, bonifi,che, strade, ferravi-e, porti, sbarra– menti, bacini montani, e così via. Basterebbe organizzare più sapienteme~ye la esecu– zione del programma, acoelerarla entro i limiti del possibile, ,eliminare le cause di indugio, le lungaggini burocratiche, stimolare I~ iniziative, scuotere J.einer– zie, per ,evitare il disastro della miseria_ e della fame. Cifre che piangono. T,eo,rì,camente il Gov,erno non si ricusa a soddisfare quei voti; ma la sua azione ·è troppo lenta, e oggi pur troppo deve dirsi: periculum est in mora: Se fosse qui il Ministro dell'Interno, potrebbe certo confer– mare que!J.o ch'io sinteticamente va-do ,esponendo: l,a mis-eria ,e la dis•oocupazi-one vanno· cl'escendo- in modo spaventoso. Dalla Federazione n :azion.al -e dei Lavoi·atori della -terra io ebbi, per questa interpeilanza, una quantità di notizie, raccolte in una ventina di provincie, dove esi– ste l'organizzazione. fo ho tentato di controllarl•e, co– me meglio mi riescì, ,coi dati ufficiali del Bollettino ciel lavoro, e, pur tro-ppo v'è una coinciden:z,a impres– sionante. Cito qual-che esempio a cas-o. In provincia di Bologna, di 60 Comuni, ful'ono fatte . rilevazioni in 42. I braccianti od avv,entizi agri-coli ammontan-0°a 36.264. Da gennaio alla fine di settembre, la media degli occupati è del 58 per cento; il 42 per cento è disoccupato. Da novembre a marzo !,a disoc- 0cupazione affiigge il 75 p,er cento. Nell'inverno ben 3000 op-er.ai dell',edilizia sono privi d'ogni lavoro. Nel Ferrarese, 25 mila gli avventizi d•ella terra. Nel periodo dei lavori agricoli,. il 50 per ,cento di disoc– •Cupati. Da novembre a inairzo la dis,occup.azione sa– rebbe g,enerale se il Gov,erno non avesse ordinato per circa un milione di lavori per la difesa dei fiumi; que– ·sti lavori assicurarono ·una media ai occupazione di v-enti giorni per ope-rai-0,,con un guadagno rnedi-0 di 60 o 70 lire, per ciascuno. Circa 2000 operai edili dis– occupati. A Rav,enna, dov-e·la popolazione bracciante co.stitui– soe il 30 •per cento del totale, 18 mila disoccupati, fra i -quali 14 mila br.a-ccianti, 2 mila muratori e affini, 2 mila tr,a falegnami, faochini e operai non qu_alifiéati. Da novembre -ad aprile disoccupazi-0ne compl-eta. A Reggio Emilia, nell'inverno 8 mila braccianti dis– occupati; -speoial,mente nella parte bassa. della pro.vin– •cia. Le donne si -difendono alquanto colla industria d,el truci,olo. Muratori disoccupati circa un migliaio. Metallurgici ,circa 500. Il guadagn-0 medio dell'operai-O oscilla intorno ali-e lire 600, quello d,el!e d-0-nne .alle lire 240. D.apertutto il disagio si ripercuote nell'arti– gianato e· sugli esercenti per lo -scemato consumo. Dati analoghi ho qui per le provincie .di F-0rli, Mo– dena, ·Parma, Mantova, Pad-ova, Rovigo, Udine, Vene– zi,a, Verona, dei quali, come di va-rii bilanci-tipo di quelle famiglie di lavoratori, ,che sar-ebbero pure mol– to int·eressanti ed istruttivi, faccio grazia alla Carnera. L'altro giorno, in -0ocasione di un:a. interrogazione sullo sci-op,er-ogene.raie di Milano, io -osservavo, repli– cando -all'-onorevole Falcioni, che, as,sai più dell'inci– dente· di polizia, assa1 più del contegno del prefetto o d-el questore, dell'arresto di un C'orridoni o di uno . Zooc-hi, ,ciò .ohe imp-0rtava rilevare era il sintomo so– -cial•eche !}alzava fuori dà quei fatti. Come -si spiegava– che in una città, che è alla testa del nostro movimento industriale, la ,corrente sindacalista potesse prendere. il disopra, -e lo sci,opero· g,ene,rale, a dispetto della • ,I I
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