Critica Sociale - XXIII - n. 9-10 - 1 -16 maggio 1913
CRITICA SOCIALE 135 Già d,i~si che nessuna maggiore istruttoria servi- - rebbe oggi a noi; meno ancora, questo è anche più certo, giQIVerebbe a nessuna delle persone- a·ocusate. Ma poco anche servirebbe a noi, non potendo far ,luce ohe su- q-ual,che -circostanza secondaria, che .potrebbe avere importanza per un giudice il quale dovesse det– tare una ,sentenza motivata in ogni particolare, agli effetti di una precisa e quasi matematica defin"izi-0ne di re-ato-e grraduazione di pena; non ·per no-i, ohe dob– biamo sol•o r-endere un giudizio moraJ.e, comp.Jes-sivo e ,s ·ommar.io ; per noi, il cui armamentaTi·o penale,· il cui ,oodice, si riduce a quelle poche formule, tanto generiche, dell',assoluzione, de-Ila -deplorazione e <l'ella censura, più o meno grave. Ora, le questioni personal,i che ci s-ono affacci-ate .sono, in complesso, molto semplici. Le principali già le tratteggiò 1'-0n. Calda. Consentitemi di indugiaTmi ,sopra qualche punto, ch'egli ha sorvolato per brevità. La ,questione reloativa aU'on. Luzzatto Ricoo,rdo sta tutta in tre o quattro lettere, pubblicate in due pa– gine della relazione; ,mii fa-ttG del patTocinio-, da lui eser,citato; neJ.1.a ,cifoa e nel-la proveniènza <leUa avutane· r_imunerazione. Il foatto è cosi •sempHce, che diffkiil-. mente una maggiore indagine- lo potrebbe trasfigurare .. Si può dis:senti-re sull'ap.pr.ezzamento mora 1 le d•el fatto; apprezzamento che può,essere variamente influenzato· <l,alla qualità e dal p01ss-atodell'uomo; perichè è sopTa– tutto appunto in cosiffatte questioni di delicatezza e di inoompatibilità, che· ben può i'I\-VOcarsi,fino a un certo segno, l'omnia munda .mundis, e lo ,stesso atto può apparire più o meno sospettabi.Je, a seconda deHe persoµe, a ~econda dei precedenti, degli intendimenti presumibili, del tutt'assieme di un carattere e di una -esistenza. È perciò che l'intervent-0 pe•rsonale di Ric– cardo Luzzatto, avvocato retribuito e deputat-0 insie– me, p~r ,sollecitare quella tTansazione collo Stato .nel~ l'interesse del suo cli•ente, pur non poten<lo certo in~ vocarsi come esempio commend·evol,e, parve alla Com– missione, ,e parve a molti. d'i noi, da catalogarisi sotto una rubrica speciale, diversa e meno grave al ,cion– fronto di altre. Ad ogni modo, ripeto, è questione di apprezzamento, e i fatti son-o U. Ma un altro appunto si è mosso al nostr-0 ordine del giorn-0-. Voi- (si è detto), pur proponendovi di concretare e di specifiòare, avete sottaciuto due no– mi, quello dell'on. Tommaso Mosca e quello dell'ono– revole Domenico Pozzi. Anzi, l'amioo C-0lajanni pro– pone un ~mendamento -aggiuntivo al n-0stro ordine del giorno, una specie di verdetto bifr-0rl-te per quei due nomi, di formale assoluzione per •l'uno, di sospettosa riserva di giudizio per l'altro. Or bene, è verissimo; noi. non abbiamo parlato di -quei due colleghi, sopratutto per questa ragione: che nòn ·era fatta imJ)utazi-one <li vera e -propri-a immo– Talità per -nessuno 'dei due, ma so!t.a,nto di minor ponderazione ed accorgimento per •l'uno, di opinioni giuridiche errate e di insufficiente sensibilità per la tutela della propria onoratezza., per -l'altro, di fronte, ad' accuse che gli si erano mosse in qualche giornale, e ,ch'egli aveva riboattute eogli ,ordinari mezzi pole– m,ici. .Ora n-0i ci siamo domandati se; dato questo genere di accuse, quali ce le aveva prospettate la Relazione, e data anche la perplessità in cui •la d.iscussion-e ci ,aveva, lasciali, al momento almeno in cui redigevamo l'ordine del giorno, mentre _: per esempio - !'on. Nava non aveva -anc-ora parlato; noi ci siamo allora domandati, e qualche, dubbio ci rimane an,che -in que– sto momento, se fosse propr.iio necessario ehe la Ca– mero r-eoasse su quelle accuse un esplicito giudizio. Sopratutto ci s'ia·f?1od-0mandati se spettasse proprio al-la Camera entrare arbitra fra diversi giuristi in maberia di opinioni giuridiche. Io non so se le azi,oni dell'on. Pozzi siano -0ggi altrettanto quotate nell-a Borsa politica, quanto forse lo erano ie,ri, per un eventuale portafogli dei lavori pubblici, nell'evento di una crisi di Gabinetto. (Interruzione del deputalo Eugenio Chiesa). « Cie•rtono>>, interrompe l'onorevole Eug-enio Chiesa. Ed i,o pure Io credo. Ma la Camera, questo genere di giudizi ha consuetudine di <larli in altre occasioni ed in altra forma. Ma, menbre io potrei perfettamente accettare -l'ag– giunta dell'on. Colajann-i nei riguardi dell'on. Pozzi, inquantochè ,iJ nostro si-lenzio equivaleva a un di– presso all,a sua riserva, era •cioè una -specie di « n-on -luogo JJ, ali-o stato degli atti, per in-sufficienza d'in– dizii; nion vedrei ·ragione di seguire un sistema di– verso ed -opposto, nei riguardi dell'altro coll-ega di cui egli si occupa. Per quant'è del-le opinioni giu– ridiche, non implicando ·queste addebiti di ordine mora:le, egli, anoor ·meno deJ.l'on. Pozzi, h-a bi– sogno di ottenere da noi una formale assolutoria, che la Camera d'altronde sarebbe incompetente a pronunziare. E, quanto :all'altro addebit-0, è lecito, anche dopo il discorso che egli ·ha qui pronunziato •l'altro giorno, rimanere per lo meno un- tantino ,an- cora perplessi. · Per.chè, ·quando !'on. M-osca, per ,esempio, per giu– stificarsi del ,non avere·, nella campagn,a eondotta con– tro -di lui, dal Giccotti e dal Marvasi, nella Scintilla e nell'Avanti!, sporto querela, nè ricorso ad un giurì d'-0nor-e-,che pure gli fu ànche proposto e- in termini molto analoghi a quelli del giuTi di giuristi ch'egli proponeva al Mortara; quando, dunque, ,J'on. Miosca credette di aviere trovato, una ri·sposta trionfale, os– servandoci, f.ra il consenso di molti colleghi: « m,a perehè dovevo io invocare un altro giurì, quando ci eravate voi, o signori membri deJJ,a. Cm;nmissione d'inchiesta? qual giuri migliore di questo?»; a parte ,ch'egli qui mostrava di accetta-re -soltanto negli utili la CC!mmissione d'inchiesta, mentre ne respingeva I-a autorità -per tanti altri apprezzamenti ,sul suo conto, e questa non mi pare cosa molto giuridica; .egli mostrava di far troppa fidanza sulla supposta igno– ranza della Camer.a di fronte a quella Relazi-one, e cadéva, mi sembra, in un vol-0ntario sofisma; perchè i-I rimpr-overo mosso a lui dalla Commissione d'i-n– chiesta era di non aver procurato di difendere il proprio -onore, con una que-rela o -con un giuri, fin dal 1907 e <lai 1908, quando ci-0_è cominciò e nel tempo in oui durò più vivace la campagna polemica contro di •lui, aUorchè non si prevedeva neppure ohe, quat– tro anni d-opo, si sarebbe nominata una Commissione <l'inchiesta! Ora io mi guardo bene dal fare il mo– ,ra-Ii,sta o il Catone a proposi,to degli artifici, più o meno plausibili, di chi è costrett-0 al penoso ufficio di produrre le proprie difese: ma non trovo che essi aut-orizzino a decretare a chi ne usa nè corone d( gigli, nè corone di alloro . Ma v'è altro, e ben più importante, su cui mi tarda di dire una viva parola. Ci si è dett-0, e· -lo si m-0rmora ancora negli am– bulatori-i: « Voi fate del settentrionalismo! Voi non col,pit.e in egual ·numero e con pari severità i colle-
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