Critica Sociale - XXIII - n. 9-10 - 1 -16 maggio 1913

150 CIUTICA SOCIALE La l"'convocazione. - Le proteste dei rappresentanti. Un discorso di Pecoraro. E allora, come non spi-egarci il disagio di quella Rappresentanza, che aveva un mandato da adempiere, che doveva rispondere a delle classi bisognose e non sempre tranqui!J.e, naturalmente dispo,ste a dubitare e a cliffìclare, non solo dei loro superiori, ma .anche dei loro ,stessi rappresentanti? Perchè basta che un anarclùco - o una semp.Jice mala lingua, an-che senza -avere una teoria che giustifkhi la maldicenza - in– sinui -che quella gente non difend-e gl'intere-ssi della classe ma soltanto i propri, che è ben felice di an– elare e venir-e eia Roma, tutto ciò insomma che si di,ce anche cli·noi deputati e si dirà ancora di più quando sarà data l'indennità; ... immaginate una propaganda di questo genere, e ditemi quale discredito ne con– segua all'istituto, e come essi po,ssano soppmtare una tale condizione in mezzo ai loro co!J.eghi e mandanti! E vi sorprenderete se allora fanno sentire le loro giu.,te doglianze? E ·starete a misurare loro co,J bilan– cino del farmacista la maggiore o minore viva•cità_ deHe espressioni, ,che essi debbono adoperare per servire alla loro coscienza e per non app,arire degli inetti, degli addomesticati, dei venduti, agli occhi dei J.oro elettori e ,compagni? O pretenderete che un ferrqv·iere parli con la stessa delicatezza diplomatica di forma con cui parlerebbe il senatore Tittoni o l'ambascia– tore Barrère?'!... Nell'adunanza, dunque, del 16 ag9sto, la prima dopo sedici mesi, le proteste dei rappre-senlanti suonarono rispettose, ma decise ed energiche. Fu generale il rammarico perchè si riducesse 1(1. Rappre•s·entan:m, nella impressione dei ferrovieri, a una canzonatura. Per,chè neanche allora -era posto all'ordine del giorno alcuno degli argomenti che davvero interes,savano la massa ferroviaria. cc Insomma noi preghiamo voi, si– gnor direttore generale, che siete una ,così brava p,er– s-o•na, di non metterci nella doloros•a condizione di giungere alla scadenza del nostro· biennio s-enza avere ,espletato neppure una minima par~e del nostro man– dato». Taii, in sunto, le voci che suonarono in quell'a•s– semblea. Discor,so troppo audace? Io me ne appello, on. co·l– leghi di ogni parte della Camera, al vostro giudizio in buona fede. Nè allora i reclamanti vengono richia– mali all'ordine o rimproverati. Al contrario, è il di– rettore generale, il quale, costretto a giustificare in quakhe modo il Governo, se la cava come può e in sostanza ri•sponde loro: « Insomma non si è potuto: d'ora innanzi faremo riunioni più frequenti; vi por– teremo le cose che più v'interessano e non quelle che meno vi interessano (era questo uno dei capi d'ac– ·cusa); ·c'è stata la guerra; un cumulo di ragioni facili a comprender-e hanno impedito al Governo di mante– nere la sua parola», (f: appunto, tutto quello che ha detto qui altra volta !'on. Sacchi). « D'altronde, danno non vi ,sarà pel ritardo. Anzi, qui sero dat bis dat ». f: l'adagio latino invertito! Orbene, in quella riunione, tra i lamenti rispettosa– mente fatti dai ferrovieri, vi fu un discorso del rap– presentante della ventottesima categoria. Quell'avv. Pecoraro, che è oggi uno degli incrimi– nali,, fece allora un discorso, che nel testo ufficiale è molto ri,assunto; e, proprio per combinazione, nel rias– sumerlo che fece la Direzione generale, avvenne che tutti gli aculei di quel discorso vennero spuntati; per– chè i ferrovieri non vanno, come andiamo noi, i-n Revi-sione, .a controllare e magari ad imbellettare le proprie concion( Ma io ho qui il testo completo di quel discorso, pubbli-cato dal giornale che è organo della Associazione qei « Movim~ntisti », numero del mese di agosto, e posso darne lettura se la Camera lo chiede. Ebbene, posso dunque affermarlo senza ti– more di smentita: quel ,signor Pecoraro-, che oggi è diventato un delinquente di fronte al regolamento· sul personale, disse allora, e poi pubblicò, le identiche ,cose -che oggi v-engono incrimi•nate, e soltanto le disse -co·nun accento molto più energico e con ìrna intona– zione molto più vibrata. Dichiarò di dover portare l'espressione dei sentimenti di sfiducia e di malcon– tento dei •suoi rappresentati, e che - se non ,si voleva che l'esperimento fallisse del tutto e che la Rappre– sentanza dei ferrovieri divenisse addirittura una vana lustra, come si andava purtroppo sempre più soste– nendo dagli elementi sindacalisti dell'organizzazione - era dovere del Governo e del direttore generale abbandonar-e il sistema degli espedienti dilatorii, con– vocare i rappresentanti due vo.Jte almeno all'anno- co– me prescrive la legge, e portare finalmente in di·scus– sione i prog-etti co-sì neces,sari, essenziali ed impor– tanti sui quali •si erano presi impegni, e cioè i pro– getti per la buona uscita, per il ricovero degli orfani, per la riforma del Regolamento, qqestioni tutte san– guinanti per i ferrovieri, e più ancora quel,Ja che ri– guarda le pensioni; 'perchè, m~ntre i ferrovieri hanno un trattamento di pen.sione così infimo, pagano molto più di trattenuta che non tutti gli· altri impiegati e in attesa della invocata. riforma, molti vengono messi in- pensione col vecchio regime, con liquidazioni asso- lutamente irrisorie. · Dopo aver parlato de!J.e sperequazioni, degli abusi e delle ingiustizie dovute al Regolamento, e deH'ur– genzà di introdurvi- riforme razionali, dei turni di servizio· inumani, di tante promes·se mancate e spe– ranze deluse, della difficile -condizione morale che con ciò si foceva ,ai membri della Rappresentanza: <e pen– sate - diceva il Pecoraro - alle funeste conseguenze che deriverebbero da una sorpresa, nella quale al personale parrebbe di vedere il segno palese della inutilità del nostro istituto». E aliudeva· alla possi– bilità - di poi avv-eratasi - che progetti impor:tanti si proponessero senza previa consu,ltazi-0ne dei rap– presentanti. ·« Noi - soggiungeva - abbiamo dato prova delfa rriaggior,e moderazione con le nostre do– mande. Sono state studiate? Saranno discusse? quan– do? Intanto i' rappresentati sussurrano che si vuol tenerli a bada per mezzo della Rappresentan-za, a cui pare si voglia ass-egnare questa finalità, tradendo il -concetto deBa legge ». Tutte insomma, nòn una esclusa - e ho qui il do– cumento - le medesime doglianze, ripetute po-i'nella -lettera div,enuta corpo di reato, tutte, ed in forma non meno. risoluta, erano in quel discorso, e si lessero in questo giornale che ho fra le mani. Non manca neppure. l'accennd, bonariamente sardonico, ai treni elettorali! E concludeva dicendo: « Vi abbiamo denunziato odi-0se disparità di tratta– mento, e ci si è risposto disponendo che sia esteso a tutti il trattamento più crudele; tutto questo non è fatto p-er rinsaldare •la fiducia tra Amministrazione e personale, fiducia che è necessaria non -solo per la dis·ciplina, ma anche per il buon andamento del•l'azi,en-

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