Critica Sociale - XXIII - n. 9-10 - 1 -16 maggio 1913

Critica Sociale fPIVIS'l'.ll QUINJJ/CIN.llLE JJEL SOCI.Jll/SMO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 1.0 - Semestre L. 5,50 Lettere e vaglia all'Ufficio di , CRITICA SOCIALE -_ MILANO: Portici Galleria,23 AnnoXXIII -· N. 9-1.0 Non si venrle a numeri separati Milano, 1°-16 maggio _1913 SOMMARIO P o Il t I e a e d A tt u a 11 tà. Nei etti di .9acco: A proposlto dell'ultima disousslone finanziarla 1ULAUDIOTREVES). li c,·0110 del Palazzo slmbollco ...• (LA CRITICA SOCIALE). 11 p1·011etto c,·edrwo per la scuola media (xy.) - Gl1t1tta alla de,·,·ata Siti lo stesso tema (Prof. ENRICO CARRARA). At·cadta m!ne,·vlna (UN PROFESSORE OHE NON SE L'ATTENDEVA). La colpa ~ della democrazia: Risposta all'onorevole Treves (GIUSEPPE PRE,ZZOLIIII/. - Postilla {C. I.). Studi economici e ·soclologlcl. I p,·lml princtpll .... : A proposito di uno studio sull'urbanlsmo della ricchezza (OL•UDIO l'REVES). Il r.olpo di Stato fe,·rovl(i'rio: Come fu ammazznto alla Came,·a, ii 28 ap,·tie, -ti u PartamenUuo » del ft!r1·ovle1·L (F. TURATI). Filosofia, Letteratura e Fatti sociali. F.-a Llbt·I e Riviste: Esame della dottrina slndacallsta (f. p.). c,·011aca della Rappresentanza propo,·zlonale: La crisi politica In ·Francia, determinata dalla 1<. P. - Opinioni pro e contro la R. P. In Francia. - Cinque elezioni con la K P. In Finlandia. -- I deputati socialisti domandano In Oermanln la R. I'. - Manlfe– stnzlonl per la R. P. In Itallll. - Uno sperimento a Milano (Outt. ALESSANDROSCHIAVI). P1'bbllcaztonl della CRITICA SOCIALE, Per .chi non vuole gli sia sospeso l'in~o della Rivisti. Questo numero - il cui ritardo, o meglio la cui duplicazione, è spie,qata dagli avvenimenti, che assorbirono a Roma l'attività del nostro Di– rettore, e che hanno qualche rifiesso nelle pa– gine seguenti - è l'ultimo che spediamo a quegli abbonati morosi, che non avessero ritirata la tratta postale, spedita- loro in questi giorni. Salvochè - ben s'intende - fossero cortesi di inviare subito, per vaglia, l'importo della loro rinnovazione. Anche perchè la nostra Ammvnistrazione chiu– derà poi i battenti per qualche settimana, per le consuete vacanze autunnali..... , NEL CUL DI SACCO {A proposito dell'..ultima discussione finanziaria) Giova che la Finanza e il Tesoro rlello Stato siano più astrusi della cabbala araba. Così pos– sono avere ugualmente ragione l'on. Tedesco a vantare 100 milioni di avanzo sul bilancio 1!-lll-12 ~ l'on. Wollemborg a contare 58 milioni rli deficit. L'on. Giulio Alessio, relatore, intervenendo tra i rlue, ,li concilia osservando che contabilmente ha ragione l'on. Wollemborg e fi,nanzìariamente l'ou. Tedesco. Tutto dipende dal vedere il rapporto che à tra entrate ordinarie e spese straor:iinarie. La riserva, che ci offre l'entrata ordina1·ia, ci per- mette di restare indifferenti all'eccesso delle spese straordinarie. La finanza italiana nou può dirsi vulnerata dal disavauzo coutabile calcolato dal– l'on. Wollemborg. Ciò vuol dire che "siamo 71 ricchi. Ossia che il bilancio è ricco. In realtà il bilancio è sempre ricco della povertà della nazione, nell'eterno an– tagonismo che è tra la prosperità rlellò Stato e la prosperità dei cittadini, là <love vige un sistema tributario che oppone a 500 milioni di imposte dirette 1200 milioni di imposte indirette, che esa– cerbano i costi della vita per la povera gente. E lo Stato - come uon aggiungere il qnalificativo bor– ghese? - ben fa del suo meglio per esasperare ancora cotesti costi. Ecco infatti che uno dei risultati inoppugnabili della discussione sul Tesoro è stata la constata– zione che· l'on. Tedesco, allargando la circolazione di Stato con la famosa operazione dei 125 milioni e allargando la circolazione delle Bauche di emis– sione, ha procfotto la ricomparsa dell'aggio. Dove il lavoratore riceve 100 lire di salario, egli non compera .che per 97 lire e mezza di derrate. E' un tributo generale del due e mezzo per cento che l'on. Tedesco, di suo ·sovrano arbitrio, ha imposto al paese. IL prof. Flora, citato dall'on. Alessio, di– ceva in un articolo: "Nulla di più dannoso cii questa persistente asprezza ,'!el cambio, che da -oltre un anno incombe sull'economia nazionale. Una perdita sul cambio del 2,25 per cento, quale oggi si avverte, rappresenta una prima imposta annua di 82 milioni sopra 3604 milioni di impor– tazioni; una seconda imposta di uu milione e un terzo sopra 60 milioni pagati dal Tesoro per il Debito pubblico; una terza imposta, che sfugge ad ogni calcolo, su tutti i pagamenti compiuti dai privati all'estero per noli, acquisti di titoli e va– lori; infine una quarta imposta su tutte le merci prodotte all'interno, soggette alla concorrenza estera e i cui prezzi vengono elevati in ragione del cambio, che funziona come un nuovo dazio protettore dell' industria nazionale. 71 Qu·pn se le dise. L'on. Ivanoe Bonomi ha un bell'industriarsi, rlietro le ragioni del comm. Stringher, rlirettore della .Banca d'Italia, e principale favorito nella persona dei suoi azionisti dalla politica dell'onore– vole Tedesco, a scagionare l'aggio, dimostrando che esso non è il portato esclusivo della aumeµ– tata circolazione, in quanto che al suo inasprimento contribuiscono pure le altre cause che hanno scemato presso di noi l'oro (il diminuito afflusso dei forestieri, il diminuito afflusso delle rimesse degli emigranti); alla stretta deve convenire che gli spedienti della " finanza di guerra ,, rlell'on. Te– desco hanno contribuito enormemente al fenomeno, che " sacchf:'lggia ,, i salarì. La confessione è un po' a denti stretti, come ogni confessioue strappata a viva forza dalla dura esperienza delle cose a co– testi tenaci derisori del nostro pessimismo libico, che già ci insegnavano a non esagerare l'impor– tànza di un episodio, fino a farne il Demiurgo

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