Critica Sociale - Anno XXIII - n. 8 - 16 aprile 1913
CnITICA SOCIALE 121 dererebbero in una conflagra11ionetra le grandi Potenze europee secondo i calcoli del dott. C:.rlo Richet. . La mobilitazione per terra e per mare schiererebbe in lotta oltre ventun milioni di uomini, così ripartiti:· Germania 3.600.000 Austria 2.600.000 Inghilterra 1.500.000 Rumania 300.000 Francia 3.400.000 Russia 7.000.000 Italia 2.800.000 Totale 21.200.000 La spesa giornaliera dell'Europa è così preveduta: Approvvigionamento delle truppe. Foraggio per 1 'cavalli Paghe Salario al personale degli arsenali e dei porti Mobili'tazione (sopra un'area media di 100 chilometri, in 10 giorni) Trasporto di viveri, armi, ecc.. Mm1izionamento: Fanteria (10 cariche, per ogni uomo, _ al giorno) . Artiglieria (10 .colpi, per cannone, al giorno). .Artiglieria navale (2 colpi, per can– none, al giorno) Adattamenti dell'esercito ·Ambulanza (500.000 feriti o malati a 5 lire al giorno) Movimenti delle navi (sei ore di,.viaggio. al giorno) Minor gettito delle impodte e tasse (25 °lo) Sussidi alla popolazione senza mezzi (una lira ai' giorno per il 10 °lo della popo– lazione) Requisizioni, danni alle città, ponti, ecc. L. 62.500.000 ,, 5.000.000 ,, 21.250.000 " " 5.000.000 10.000.000 20.000.0QO ,, 20.000.000 " " 6.250.000 1.875.000 ,, 29.000.000 " " " 2500.000 2.500.000 50.000.000 ,, 33'.750.000 " 10.000.000 L. 270.625.000 Ossia, pur trascurando l'inevitabile rincaro di tutti i generi di prima necessità, e- la distruzione del mate– riale da guerra, e la perdita di vite umane, una guerra siffatta costerebbe all'Europa oltre 270 milioni di lire al giorno. Supposta una durata di tre mesi,· sarebbero soltanto .... 25 miliardi! Un piccolo indice, ma signi~cativo, dell\3 condeguenze, c'he' ·una· simile' cata~tfofe• porterebbe ìn tutti i campi, ci è dato da una notiziola, che trovasi in altra pagina dell'autorevole Rivista inglese, e che ci tocca da vicino. È la Relazione della Società Italiana Erne:;to De .Angeli per l'industria dei tessuti stampati, avente sed'e in Mi– lano, e accenna ai danni della guerra con la Turchia, L'anno scorso, la ricordata Società, per patriottismo, essa dice, ha taciuto, ma ora si crede in dovere di dichiarare le gravi perdite cagionate dai numerosi fal– limenti di negozianti Qei mercati orientali in grazia della guerra italiana e della guerra balcanica. Confessa la stessa Società di avere perduto mezzo milione nel 1912 e 35.000 lire nel 1911. Infatti essa quest'anno non .distri– buirà agÙ azionisti un centesimo solo di dividendi. · Se una piccola guerra ha prodotto tali danni a una sola Ditta industriale, e delle più forti, vi imaginate gli effetti di una conflagrazione europea? Per sovrammercato, si discute dai competenti se e quanto sia imminente il ciclo della crisi che la società capitalistica ci ammannisèe periodicamente. Nella seconda metà del secolÒ passato le crisi si ve- rificarono a periodi da 9 a 10 anni (1847, 1857, 1864, 1873, 1882, 1891, 1900); ma la cri~i del 1907 seguì alla precedente dopo soli sette anni, e ora l'intervallo non sarebbe più che di sei. Il rincaro del ·denaro, dovuto all'aumento dell'attività degli affari, è l'indice della crisi finanziaria, alla quale, secondò una lettern di 'r. T. Speiser all'Economist, se– guirebbe fatalmente la criei economica, salvo che si avverasse uua contrazione degli affari combinata con un ribasso dei prezzi. Ed è contando su questa possi– bilità che l'Economist spera non imminente la crisi. L'orizzonte non potrebbe essere più nubiloso, e bi– sogna dispor.si à vedere quandochessia, dalla ripercus– sione di una nuova crisi economic'a europea, aggravata ancor più la presente crisi peculiare all'Italia. st. DIUNCOLLETTIVISMO NTERCOMUN La tesi' contenuta in que,;to -articolo, che c1 mvia da Roma l'avv. Lorenzo Blasi, non ci dissimuliamo come presti il fianco a diverse e non lì,evi obiezioni d'ordine pratico, come del resto riconosce il suo au– tore nelle ultime righe. Tuttavia ci sembra prezzo dell'oper,a offrirla all'esame e •alla discussione degli intenditori. Al postutto la sua applicazione si risol– verebbe nel rendere più g,enerale e più uguale quel– l'opera di integrazione nazionale della deficiente po– tenzialità delle finanze comunali, che fu oggetto di leggi speciali per la materia - quella per esempio sull'istruzione elementare - -0 di leggi regionali, co– me quella per la Basilicata, per la Calabria, ecc. ecc. La C. S. La questione è altrellahto grave. quanto trascu– rata e perfino inavvertita, o dissimulata, da ehi, per ragioni cli altissimo ufficio, pur non potrebbe non essersi reso esatto conto, sia delle condizioni anormali - in via di continuo aggravamento - in cui da oltre un ventennio versa fatalmente la finanza comunale italiana, sia della stridente sperequazione cli pubblico servizio locale, motivo precipuo di quel– l'urbanesimo, che costituisce l'ostacolo maggiore al progresso economico-sociale della Nazione, paraliz– zandone il fattore fondamentale: l'agricoltura. · Lo Stato, o meglio i suoi reggitori, hanno sem– pre dimenticato, e dimenticano purtroppo, come i maggiori int_eressi della società politica e la somma utilità collettiva non costituiscano se non la sintesi di interessi locali, il complesso di utilità collettive minori, coordinate, è ben vero, fra loro, ma in parte autonome, sia storicamente, sia peT ragioni di territorio e di subielli. Lo Stato ha dimenticato i Comuni; ma nei Comuni - in questi suoi organi vitali, in questi suoi elementi costitutivi - lo Stato ha, senz'avvedersene, dimenticato se stesso; poichè è semplicemente assurdo concepire un benessere statale - che non sia soltanto esteriore ed effimero - senza che esista un corrispondente benessere co– munale. Finchè i bilanci comunali si chiuderanno con avanzi figurativi e con de[icit effettivi, fìnchè non si avrà una bene intesa amministrazione locale, finchè vi saranno Comuni con linee tramviarie ur– bane di fronte a Comuni uniti al civile consorzio soltanto da impraticabili via mulattiere; potremo avere colonie, la nostra rendita pubblica potrà - per merito di finanzieri illustri - salire alle stelle sui mercati esteri, la nostra amicizia essere ambita
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