Critica Sociale - Anno XXIII - n. 8 - 16 aprile 1913
118 CRITICASOCIALE gli aff,ari· e... della democrazia (per l'accezione che il Prezzolini ha di questa idea), e che non è s,e non uno- specchio ingrandito del giornalismo di ogni paese, e del nostro, in prima, il _-quale (-ahimè!) non esce dalla rivoluzione dreifusaI?da, nè dal blocco, nè dalla .democrazia. La palinodia - del resto, esattissima - che il Prezzolini scarav-enta contro il giornalismo francese, vassallo della Banca e della Borsa, noi l'anticipammo •in par-ecchi Congressi profossionali, in Italia. Il gior– nali"smo di idee muore, ucciso dall'industri,alizzazion~ del foglio; la solerzia nella cura della 4• pagiria - che si protende su tutte le altre - gli ruba !'indi-. pendenza; la necessità dell'alta tiratura lo spinge ana coltivazione del fattaccio sensazionale, al pre,conoetto furbesco della idea med'ia, che raccoglie tutti e non disgusta nessuno. Adesso assistiamo perfino ai trusts giornalistici, novità clericale, che crediamo non an– cora penetrata in ..Francia. Con qu~sti « valori mo– rali JJ in patri.a, ci vuol altro ,che gridar-e -contro... la democrazia e la Repubblica! È imp.ossibile -evitare il pensiero -che, dopo tutto e malgrado tutto, la stam– pa foancese ha potuto, fare ... l'affaire Dreyfus e· libe– rar-e l'innocente, che i cultori dei « v,alori morali JJ, per cui si entusiasma il Prezzolini, avrebber-0 voluto· la– sci.are all'Is-ola del Diavolo, e non p-er-chèlo eredess-ero colpevole, ma perchè così voleva l'interesse di quella strana cosa che -essi concepivano come... la patrie! Ed è lecito domand,arsi se siffatto trionfo di un'ide-a di giustizia. - per quanto so-vv-enutadal denaro ebrai– co - sarebbe mai stato possibile in Austria, in Ger– mania -o, magari, in Italia! Ma dove appare tutta la sup-erfi_cialitàe la scempiag– gine dell'adesione dei letterati italiani come Pl'ezzo– lini agli attacchi dei mangiamoccoli francesi alla « de– mocrazia», è sulla questione della coltura. Nena col– tura, ha detto il Prezzolini, i neo-monarchisti voglio– no riprender-e -e continuare la tradizione· fo:mcese con– tro la scuola d-ella d,emocrazia che mir-a a nazional"iz– zar-e, mediocrizzare, professionalizzare. Che vuol dire ciò? Vuo,1-dire che i neo-mon-archisti francesi vo– gliono abbatter-e la scuola pubblica, lai-ca, ugualitaria, che, pur non saffo.cando affatto le rare e brillanti individualità, dà· per altro· tutte le sue· sollecitudi~i migliori a sollevare la norma, l'univers-ale, la collet– tività delle menti, formando una democrazia, una nazione alfìne! L'unico, forse, ma vero, ma grande merito della borghesia liberale francese è di averè data, alla Francia, la scuola! La scuola per tutta la nazione, per i << mediocri » della nazione che sono !'-enorme maggioranza, per i « profes;io~isti » della nazione,. che ne son_o tutti gli -elementi utili. I si– gnor_i esteti vogliono le s-cuole per i superuoinini, per I genì aristocratici, per le élites futuriste? T,ale -era la «tradizione» francese che -chi-edeva soltanto alla scuola guerri-eri -e preti, diplomati-èi e letterati - individui, cioè, 'non masse; comàndanti· privilegiati e n-0n cittadini d,el suffragio universale. Tale tradizione è finita. La R,epubblica l'ha uccisa. Senza risurre– zione. La scuola è il v-ero elemento nuovo, plasma– tore, sociale della- vita. Essa non impedisce che si formino i milionari della intelligenza, ma impedisce la tirannia dei milionari dell'intelligenza - non dis– simile, negli effetti suoi, dalla tirannide del capitale - divulgando a tutti la capacità del controllo, -con l'at– titudine in ciascuno a giovarsi fìrio all'estremo delia ·intellig-enza propria, naturale - con beneficio mas- ;;imo di sè e di tutti. Indarno all'assalto dei neo– monarchisti per la scuola « i'ndividualista » contro la scuo.Ja « soci,ale JJ della democrazia fa da contraffo,rte il congiunto assalto di certi sindacalisti per una scuola - come di-ce il Prezzolini' - « che si basi sulla realtà della vita, 'facendo- d,el mestiere il centro dell'insegnamento J) -e così, per esempio, ·p-er il .fale– gname, procedendo dalla conos~nza del legno e delle sue qualità, alle cognizioni più g-enerali che d.a quella possono derivare. Cotesta scuola di sospiro- monarchi,co-sindacalista non farebbe -che ri·consacrar,e I-acasta, la corporazione di mestiere anti-ca; I-a natura della scuola, che prima di'tutto è di_•essere scuola - cioè insegnamento di co– gnizioni beli-e -ed utili a tutti - s·arebbe tutta alterata, per.chè far.ebbe di ciò -che è s-0.Jtanto un accidente dell'uomo (e mutevole), il mestiere, un attributo fon– damentale, inseparabile dalla scuola; e così, per via della ,scuola, imprimere?be sull'uom?•, sul .cittad'ino, che quella scuola frequenta, un. sigillo, un marchio di servitù, che_ più non si cancellerebbe da lui. È poi strano - oppure n-0n lo è affatto - che cotesti sindacalisti - i quali, al·. dire del Prezzolini, auspi– cano- •ad una. scuola così « siridacale JJ e di còsì pe– de_stre uJilità econorp.ico-professionaJ.e - v,e.ngano_a ,co_o:rdinare i loro attacchi contro, la scuola pubblica della democrazia con quelli di quei neo-mona!'chisti, . i quali, per la loro nobile casta di . fannulloni e di dirigenti per diritto divino, chiedono• una scuola tutta individualistica e di cognizi-0ni pure ,e non utilitari-e. Tant'è ché due avv,erse aberrazioni non fanno una verità e non demoliscono 1-a·verità -contro cui con– giµntamente si avventano. La scuola, •che è la più no– ·bile creazione della democrazia francese, r-esjste a tutti gli assalti. La Repubblica è stata; -con la scuola, « i1nperialmentè JJ gener-0sa. E ne è già comp-ens-ata. Nella· scuola si rin no.va la forza della Francia e I-a sua gloria. Il Prezzolini, -che ha preso a manate dai nemi,ci della Repubbli,ca il f.ango per scagliarglielo -contro, -esord·isce e chiude la conferenza, che va ri– petendo .agli accorti i·eaziona·ri ed ai rivoluzionar! sem– pliciotti di I~alia, ,con un· duplice inno alla « intelli– genza JJ, per cui oggi la Francia è la nazion:e che esercita il_ fascino. più potente _sull'anima dei contem– poranei. ' . ' :« _Ess/J.è il ter~éno ,,_d•~gli,~s◊:1~1!1è-~;)ntey,ett!/'!lJf~, :~ J~ ,, n-azwne dov-e le idee mnovatr1c1 trovano la loro pm . rapida elaborazione, dove passano e si incrociano- J.e· primizie delle d,ivei:se letterature: non è un_'iperboJ.e affermare che Parigi è il cervello del mondo». Ma dond•e deriva fole « intelligenza· J) aHa Francia?' È essa un dono di «razza»? Mettiamo che un po' si-a ,così. Ma è innegabile.- poichè la Francia è della stessa razza nostr.p. e della Spagna '-- che al concla– mato splendore della sua intelligenza p-er un altr-o bel po' deve aver conf.erito -e conf-evisce l'ottima « scuo– la », che ha sviluppato e ordinato quelle virtù di precisione, di armonia, di. -chiarezza che noi di-ciamo– proprie ,allo spirito france-se e per cui, nel grande commercio intellettuale del mondo, i libri; i testi, i trattati, I-e teorie francesi, hanno -lo stesso pregio di evidenza, di buon gusto, e.ser.citano I-a stessa attra– zione e- persuasione che... le vetrine dei grandi sàrti e dei grandi gioiellieri che dalla me dè la Paix co– mandano é.I mondo. È la scuola ed· è la tradizione d-ella s·cuola che f.anno sì che oggidl in Francia tutti a scri– vono bene », ossia tutti con?episcono e pensano e ' ;I I
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