Critica Sociale - Anno XXIII - n. 8 - 16 aprile 1913
CRITICA SOCIALE U7 nella gualchiera di così tristi vittorie; è il castigo e la maledizione di tutto il Partito. Nel quale una im– provvida non necessaria scissione, alterando i ne– cessarii equilibrii interiori, altre ne matura in se– greto. La secessione prolifera. Se la massa si sgre– tola in gruppi, il gruppo si atomizza in polvere vana. Guardino e interroghino gli amici dentro e attorno a sè. Cerchino i dispersi, gli sconfortati, gli scom– parsi. Nel momento che il proletariato d'Italia si affaccia, la prima volta, moltitudine imponente, alla battaglia civile, e invoca una parola, una bussola, una bandiera, che gli risponde e gli porge il socia– lismo italiano? Giovasse, almeno, l'esempio per l'avvenire! LA CmTICA SocIALE. LA ·COLPA È DELLA DEMOCRAZIA! (Per una conferenza cle:rico-monarchica) Il signor Gius-eppe Prezzolini, uno di quegli intellet– tuali senza partito che si tengono in riserva per ogni partito, va da tempo dicendo• in giro certa sua •con– f.erenza, su cc democrazia e coltura in Francia >>, che manda in visibilio accorti reazi,onari e- rivoluzionari sempliciotti. Se non fosse questa circostanza, a mal– grado dei bei modi di dir,e e della spigliatezza del porgere dell'oratore, non varrebbe la pena di interes: s.arsene. Ma come ci sono «rivoluzionari» che bevono grosso nella diatriba antirepubblfcana del Prezzolini, cosi può essere non inutile stabilire in poche parole quanto ess-a sia falsa ed arbitrari.a. Tutto il segreto della scatola a sorpresa del signor Prezzolipi cons-iste nel chiamare, per. la Francia, de– mocrazia, -ciò che è fatto universale e si chiama, nel comune• e proprio linguaggio, borghesia, o plutocra– zia, Preso l'abbrivio, Prezzolini scarica -contro la Re– pubblica tutti i vilipendi con -cui i socialisti mitra– glia-no dappertuttò l'inso,1.ente società de,! danaro. E Prezzolini conclude esprimendo tutte le sue simpatie per i letterati clericali e monarchioi, ,che dovrebbero'· spianare la via alla Ristorazione. Pas plus ma/in que ça il signor Prezzolini. · La confutazione delle idee del signor Prezzolini è facile come è ingenuo !'·equivoco in eui lavora il si– gnor Prezzolini. Si tratta soltanto di domandargli se, nel resto dell'Europa, che non è repubblicana, che non ha sepai'ato 'lo Sfato dalle' Chiese, ivi i «novatori'» abbiino miglior fortuna che in Francia, il giorn-;;fi– smo sia più indipendente, la scuola più diffusa, più libera e più efficace, e se ivi, invece di imperare Rot– schild, imperi S·an Franoosco di Paola. Cosi interrogato, il Prezzoli.ni assai probabilmente non risponder-ebbe, perchè o dovrebbe ritrattare le sue accuse alla Francia, ,e non sarebbe più applaudito dai monarchi-ci d'Italia, o dovrebbe estenderle a tutte le borghesie capitalistiche, imparzialmente, ed allora sa- 1-ebbe applaudito dai socialisti, che è cosa non sempre propizia alla carriera di un giovane letterato di bel– lissime speranze. Ma vediamo un po' dappresso quello che il Prez– -zolini ha da dire contro la « democrazia » francese. Le origini della presente. democrazia franoose egli ri– chiama, più che dalla rivoluzione <lell'89, dalla rivolu– zione dreifusarda. L'aff aire è stata una rivoluzione, infatti. Ecco il guaio. Se. l'affair~ si fosse fermata al primo· periodo, alla questione militare-giudiziaria, quando la borghesia liberale si alleava al proletariato, pronubo Jaurès, pazienza! Ma il connubio ha tosto « de– gen-erato ». Ogni « mistica» - dic,e l'oracolo Carlo Pé– guy - finisce in una « politica». La degenerazione del blocco è stata che il blocco è diventato «anticlericale». La Repubblica· ha divorziato dalla Chiesa. Ciò è grave. Allora ,contro I.a Repubblica si sollevano tutti i « mi– stici », i quali rinnovano i « valori morali » che la de– mocrazia anticleri,cale ha, con l'aiuto del proletariato, soffooati. Rinasce il culto della monarchia; rinasce il paganesil_IlÒ ... cristiano; rinascono le velleità naziona– liste, antipacificist-e, antisolidariste. Torna in pregio l'idea della violenza; i monarchici si attentano di ba– stonare il Presidente, e il Sorel spinge i sind-acalisti al sabotaggio e alla alleanza coi monarchici. Le istitu– zioni repubblicane sono messe in questione. Il catto– licismo risponde al!,a separazione rifiorendo con Berg– son e Boutroux, Charles Péguy e Maurice Barrès. Il €onflitto è insanabile, perchè la democrazia è il trionfo del d_enaro, mentre - come si sa - tutti quei preti, quei nobili, quei letterati e mecenati vieux régime vivevano in grotte è si nutrivano di r,adi-cie bevevano .acqua di fonte: (Champagne no, dava loro alla testa!). I Parlamenti della Repubblica sono corrotti, mentre gli cc intend,enti » della monarchia degli ultimi Luigi erano ,altrettanti Aristidi. Il denaro oggi è onnipos– sente (ma solo in repubblioa!). Il banchiere comanda al filosofo. E il giornale, che fu un veicolo di idee, uno strumento di propaganda, è oggi - ma solo in Francia - una speculazione industriale. In monarchia non democratica, la cosa procede in– vece tutta diversamente. In monarchia, il Mecenate mantiene il filosofo perchè gli canti la verità sul mu– so. Le Corti fioriscono di... repubblicani. Allora le gazzette discutono i diritti del sovrano. Tuttavia è strano notare ,come, in tutto- l'Impero degli Hohen– zollern, non si trovi un autore della «scienza di Stato » che non sia ... monarchico! Il «radicale» Hegel è un f.eticista dell'Impero e, prima di lui, Emanuele Kant - che, fruendo delle larghezze importate dalla Ri– forma in materia religiosa, aveva, attr·averso la ra– gione pura, dimostrato. non esservi un argomento de– cisivo per l'es-istenza di Dio - nella Rechtslehre soste– neva i diritti immutabili, imprescrittibili dell'assolu– tismo, giustifìcando il detto -che in Germania Dio è meno difeso del monarca. Infatti, nihil de principe. Fuor di scherzo e di ironia, è verissimo che, in };rancia, -oorto intellettualismo, seguendo la sua na– tura atavica di parassita cortigiano, è in prevalenza contro la democruzia. La sua vanità congenita gli fa preferire i salons della riva sinistra, del nobile sob– borgo San Germano, dove si conserva la tradizione -de!J.eAccademie letterarie e delle innocenti cospira– zioni. Non avesse la democrazia da lamentare altr~ def.ezioni! Il Prezzolini dà un'importanza enorme - affatto arbi~raria - a coteste manifestazioni contrarie alla democrazia. Ma ·non coglie giusto. Chi può ga– bellare seriamente l'intellettualismo in rivolta come ]·'espressione sinoora di un ideale di vita più pura, più austera, come una protesta contro la turpe si– gnoria del denaro? Un po' di invidia verso il denaro non è lo stesso come la virtù della rinunzia. Ce ne mole. Piuttosto è tutto l'opposto. È un fatto, os– serva lo stesso Prezzolini - senza accorgersi della gravità ·della cosa - che gli aristocratici letterati dell-a rivolta sopra le Riviste à coté della riva sini– stra finiscono tutti sull'altra riva, assorbiti da quel terribile Moloch che è il giornalismo del danaro, de-
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