Critica Sociale - Anno XXIII - n. 8 - 16 aprile 1913

124- CRITICA SOCIALE questi pochi nomi, che orribile diluvio {!i chiacchiere o i11•concludenti o dannose! In Francia passa oggi, fra i socialisti, come uno specialista nei problemi del lavoro agricolo il Com– pèrn-Morel: io credo di non avere mai letto un libro più superficiale, e più radi.calmerite e_rrato, · della sua opera re-cente sulla questione agraria. . Con tanto maggior compiacime~to _va oggi se~na– . lato un volumetto di Antoillo Graziade1: La Questione Agrnria in Romagna: Mezz_adria_ e . Bra~cianlato, il quale raccoglie una serie d1 articoli, gia_ pubblicati nella Critica Sociale, ma -così frammentariamente da non poter essere allora bene apprezz.ati.' . Vorrei avere l'autorità che mi manca e magg10re ... ingenuità, per poter consigliare e sperare che i so– cialisti e repubblicani di Romagna, i quali hanno acceso tanto pericoloso fuoco in quella nostra terra, leggano con ser-ena attenzione queste belle pagine cl-elGraziaclei, donde la questione romagnola !a parte qualche dissenso di particolari) balza fuori -in ter– mini concreti, vivi, evidenti, senz.a veli ipocriti, senza abilità politiche, in modo insomma che (sia detto senza offesa) in un deputato appare quasi miracoloso! Il nucleo. centrale della questione romagnola sta nei rapporti fra mezzadria e bracciantato: è l'esame di essi che conferisce al libro del Graziadei il suo massimo pregio e gli dà un valore che tras-cende la particolare questione Romagnola. Mezzadria -e bracciantato rappresentano due diversi modi di provvedere all'azienda· agraria la mano d'o– pera (benchè il mezzadro non sia più solamente mano <l'opera): quale è il loro valore, nei riguardi delle esigenze tecniche della produzione? Questa è la domanda prima alla quale occorre ri– . spondere senza preconcetti politici: hanno forse i se– guaci cli Marx dimenticato come l'aspetto tecnico sia fondamentale nei problemi economici? E la risposta non può che riconoscere una verità tecnica, dal Graziadei pienamente accolta: che cioè, non appena si esca dalle forme più primitive ed esten– sive di coltura, non appena occorra maggiore quan– tità e migliore qualità di lavoro, un'azienda agraria non si regge ,economica.mente se non fissando, con contratti almeno ,annui, e cointeressando, quanto più è possibile, i lavoratori all'impresa. Sta qui una delle più sostanziali differenze fra agri– coltura -e industria; e chi non se ne accorge rinuncia a intendere ciò che hanno di più caratteristico le que– stioni del lavoro agricolo. La mezzadria è appunto una fra le molte forme di cointeressenza del lavoratore: forma ·estremamente complessa •e delicata, che ,esige una particolare atmo– sfera sociale, ma ,che pure, in determinate condizioni di ambiente, si è dimostrata e si dimostra vitale. f: ben vero che •queste ,cond·izioni vanno facendosi oggi più rare: va sopratutto scomparendo quel tipo cli rapporti alla buona, privi cli qualsiasi rigidezza contrattuale, dei quali la mezzadria vive. Può anc1te essere che l'istituto della mezzadria male' si p-r-esti a un regime di classi org,mizzate, e a quelle stess-e for– me cli miglioramento ed emancipazione che il Grazia– dei invoca per i mezzadri. Ma vuol forse ciò significare la scomparsa più o meno prossima della mezzadria nel bracciantato? No: significa sol questo: •che, se e dove cesseranno le condizioni tecniche o sociali necessarie alla mezza– dria,_ possiamo bensì attenderci il passaggio dei mez– zacln nella -categoria degli affittuari o dei proprietari, in forma individuale o collettiva.; possiamo fors'anche attend-erci, in altro senso, il loro passaggio nella categoria di salariati fissi, cointeressati in altre for– me all'impresa; ma non mai il loro assorbimento nel bracciantato. I braccianti, senza alcun vincolo conti– nuativo con la terra che lavorano, contrattanti a gior– nata o ad ora il loro lavoro, -costituiscono una cate– goria inadatta. a sistemi di coltura intensivi, quando a.Imeno,_co_me og_gi -~vviene, si è in -essi sviluppata la coscienza assai pm dei contrasti che de•Iile armo– nie fra i loro_ inter_essi e quelli degli imprenditori. · Alcune reg10Il! d1 -coltura mtensiva - come appunto parte del Ravennate, come le Puglie - dove le azien– de agricole 1mp1egano sopratutto braccianti, si trova– no, proprio per ciò, in una situazione agra.ria pro– fonclamente patologica: il loro risanamento è da at- tendere dalla trasformazione dei braccianti in altre -categorie tecnicamente più adatte all'agricoltura. Le affittanze -collettive create dai braccianti rien– trano anch'esse in questo movimento di trasforma– zione, sebbene per via molto difficile e aspra. Certo quest'ordine di idee, che ha permesso al Graziadei di vedere bene a fondo nella questione agra– ria romagnola, deve ,essere ostico a molti socialisti, e non solo a quelli di Romagna che, combattendo i mezzadri ed esaltando i braccianti, hanno commesso irrimediabili errori: Qualcuno potrebbe anche chiedersi: se dunque i braccianti rappresenta_no una categoria in trasforma– zione, destinata. in gran parte, nell'agricoltura, a scomparire, con quale autorità, con qu.aJ.e sincerità la « Federazione <lei lavoratori della terra», che è in: realtà dominata dagli interessi dei braccianti, può rappI'esentare r lavoratori .agricoli d'Italia? Passiamo oltre. Non è questa la sola nè la mag– giore fra J.e bugie dominanti nella nostra vita pub– blica. Ma intanto, mentre i partiti della democrazia si preoccupano solo di quei poveri braccianti peren– nemente ·disoccupati - mentre. gli stes;;i organi mi– nisterrali creati per lo studio delle qu-estioni del .la– voro sembrano non accorgersi dell'-esistenza 'di altri lavoratori agricoli - intanto le ,categori,e di conta– dini di gran lunga più numerose, -quelle che nell'or– ganismo tecnico dell'agricoltura trovano la ragione della loro vitalità, quelle ,che hanno qualità e attitu– dini meglio coincidenti· con i progressi dell'agricol– tura, -quelle che meglio potrebbero in Italia essere il fondamento di, una san.a democrazia rurale - i pic– coli propri,etar!, i pkcoli affittuari, i coloni, e-cc. - vedono i loro interessi riconosciuti e difesi, ,quasi solo dai preti. ARRIGO SERPIERI. LA GUERRA.LLAGUERRA a tt·averso i Congressi sociaJisti internazionali Il miliardo, dumandato dal Kaiser al popoio tedesco per aumentare formidabilmente l'esercito di terra, e la pronta risposta del Governo francese, proponente mezzo miliard_o di nuove spes.e militari e il ritorno alla ferma triennaie per " copriré,, la frontiera dell'Est, hanno pro– vocato una simultanea manifestazione antibellicadei pro- letariati di Germania e di·Francia. · Il problema degli armamenti domina in· quest'ora la politica internazionale. Contro di essi una sola resistenza si accampa, o,ìnogenea, logica, concreta: quella del p-ro– letariato_ socialista, che fin dal 186:7 .espresse il .suo pen– siero nei Congressi internazionali. E' oppor-tuno seguire il filo di questo pensiero, quale si snoda nell'ultimo fascicolo (N.-7, 1912) del Bollettino del Bureau socialiste internationat di Bruxelles. La primadsolilzione è del Congresso di LOSANNA, 1867. Ivi l' " Associazione internazionale dei lavoratori,, di.:. chiara che aderirebbe al " Congresso della pace ", al– lora bandito, purchè questo accoglie_sse i seguenti con– cetti fondamentali: " La guerra grava principalmente sulla classe lavo-' ratrice, cui non priva soltanto dei mezzi di esistenza, ma costringe al sacrificio del proprio sangue; la pace armata non chiede al lavoro che op!)re inutili, intimi– disce e paralizza le forze produttive. " La pace, condizione prima del generale benessere, .non sarà consolidata se non da un assetto -sociale, che dirima l'antagonismo delle classi sfruttatrice e sfruttata. " Cagioni essenziali dtilla guerra, pauperismo e squi– lihrio economico. Per sopprimer.la non basta congedare ' I '

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