Critica Sociale - Anno XXIII - n. 8 - 16 aprile 1913
CRITICA SOCIALE 123 blico serv1z10, 1v1 sia enormemente maggiore ove minore è il pubblico servizio corrisposto? Si dirà, che è appunto il maggior numero di as– sociali, che nei g-randi Comum rende possibile il minor sacrifizio mdividuale col maggior pubblico servizio; che qui vale in tutta la sua estensione il principio della vis unita fortior. Ma, a mio modo di vedere, ciò spiega solo il fenomeno economico, non giustifica la ineguaglianza sociale, nè tanto meno legittima il danno,· che - lentamente, ma ine– vitabilmente - si arreca alla economia nazionale - a base eminentemente agricola - con l'esodo dal villaggio e con la sovrapopolazione delle città. Problema dunque sociale ed economico gravis– simo, come dissi, quello dei nostri Comuni; proble– ma, che pur tuttavia n,on credo insuscettibile di una soluzione. Ma, se soluzione è possibile, questa non può essere che a base di riforme radicali. Vi sono Comuni in Italia - disgraziatamente ben pochi -'---che hanno vistosi patrimoni; so di un Co– mune, adl eseiljlpio, ov.e, con le entrate J')atrimoniali, oltre a. provvedere ai vari pubblici servizi locali, si estingue perfino· il debito d'imposta fondiaria verso lo Stato dei singoli comunisti, proprietari di terreni o di case. Vi sono Comuni, che ritraggono somme rilevantissime dalle tasse locali e si permettono spese voluttuarie. Ebbene, si provveda ad una perequa– zione finanziaria dei Comuni. Si cominci con l'avo– cazione allo Stato di ogni spesa (l/3 circa dell'im– porto dei bilanci locali) strettamente statale; uni– cuique suum. Si determini quindi una specie di minimum di pubblico servizio comunale e, col cri– terio dell'entità del bisogno, si stabilisca per cia– scun Comune la frazione allo stesso competente - per provvedere all'anzidetto minimum di pubblico servizio locale - sul complessivo gettito dell' en– trata comunale del Regno. L'eventuale sopravanzo·, ad avvenuta saturazione del minimum di bisogno comunale, potrà poi - transitoriamente - essere in proporzione lasciato a disponibilità dei Comuni, maggiori produttori di entrata; e dico « transitoria– mente», essendo per me indiscutibile il principio, che alla eguaglianza di sacrificio contributivo debba corrispondere eguaglianza di pubblico servizio. S'intende, che la prima formazione di questo unico bilancio d'entrata per tutti i Comuni italiani - non si spaventi il nostro Ministro del Tesoro! - e di singoli bilanci di spesa, garantita nel suo minimum, dovrebbe essere preceduta da un esatto acclara– mento del passivo di ogni Comune, mediante de-. nunzia obbligatoria - in un termine perentorio, con decadenza da ,ogni diritto ~ dei singoli· cespiti da parte dei creditori, e dal 'conseguente soddìsfacì– mento propor~ionale di ciascun credito fino alla concorrenza della potenzialità patrimoniale del Co– mune, rimanendo questo totalmente liberato con la dazione in soluto dei propri beni patrimoniali o per il fatto stesso- di non averne. E non si obbietti; che per tal modo verrebbero ad affievolirsi quei propositi di retta ed oculata am– ministrazione che - come nella lotta.. economica degli individui - hanno per obbietto la prevalenza e l'accrescimento del proprio benessere, del beD,es– sere cioè del proprio Comune e della propria re– gione. A parte pure l'ammissibilità di una preva– lenza interregionale o intercomunale; l'assicurazione di un minimum di benessere locale collettivo non dovrebbe escludere - se non altro in via transi– toria, in attesa cioè della realizzazione di un ideale di perfetta eguaglianza - la possibilità ai singoli Comuni di un maggiore o migliore pubblico servi– zio oltre il minimo garantito, ove - s'intende - non facciano difetto i mezzi necessari, sia che ad essi Comuni appartenga - per maggior produzione di. entrata collettiva - una quotà sul sopravanzo dopo soddisfatto il minimo di bisogno collettivo an– zidetto, sia che la potenzialità contributiva dei co– munisti e il loro particolare interesse consenta una sovraimposizione, in corrispettivo appunto di mag– giore o migliore servizio pubblico. Non intendo con ciò aver risposto a tutte le obbie– zioni che potrebbero farsi alla mia tesi; certo è però, che qualunque seria obbiezione non potrebbe rife– rirsi che a modalità di attuazione, a difficoltà di in– convenienti, sempre inevitabili nelle grandi riforme. Avv. LORENZO BLASI. Mezzadria e bracciantato inR magna()) L'articolo che segue vide la luce, con questo stesso titolo, nel Secolo dell'8 corrente; sarà quindi già noto a parecchi dei nostri lettori. Tuttavia noi lo riprodu– -ciamo .:_ e ;;_opratutto per quei nostri 1 compagni -ch3 si occupano più specialmente <lei problemi agrarii - non solo in omaggio alla indiscussa autorità e com– petenza ·tecnica di chi lo scrisse (<lhe non è poi af– fatto, giova notare anche questo, un reazionario o un antidiluviano, nè in politica, nè in -economia, tut– t'altro!}, ma nella speranza medesima, che ci animò a -pubbli_caredapprima gli articoli del Graziadei, e poi a raccoglierli in volume della nostra Biblioteca: che cioè valga a promuovere una viva ,ed utile discussion3 nel nostro campo, e induca quei socialisti, ,che pro– fessano e seguono criterii diversi, a prendere la pa– rola per precisarli e difenderli. Nulla infatti ci riesce più sconfortante del dover constatare come spesso - potremmo dire: quasi sem– pre - gli sforzi, che facciamo per suscitare ,contes3 intellettuali intorno alla azione e ai metodi di lotta del nostro partito, cadano nel vuoto. Il criterio stret– tamente tecnico non può certo essere cosa assoluta– mente identica co.J criterio politico, che si inspira a considerazioni talvolta più compi.esse e più larghe; ma s-ciagurata quella politica che presumesse di fare da esso completamente astrazione. Il socialismo par– ticolarmente, in ciò che ebbe ed ha di più vitale - -e in -esso la corrente marxista più di ogni altra - trovò in criterii tecnici il punto <li partenza e la base. Ora noi andiamo appunto pigliando il vezzo - troppo comodo - di non preoccuparci delle obiezioni di ca- .,rajtlePe tllcnico, ,che ci vengono fatte.· Procedendo in ts1-lesistema finiremo per assomigliare ai cattolici, che, presumendo di possedere una verità rivelata, possono anche infischiarsi della critica e della scienza. Ma quella è la via che conduce i partiti e le dottrine alla sepoltura. Perciò, ostinatamente, diamo l'allarme. La C. S. Le questioni del lavoro agricolo sono fra le meno note e peggio trattate, così fra gli studiosi - econo– misti, giuristi, sociologi -, come in particolare, fra gli uomini politici e gli organizzatori. . Di fronte a mo.Jte concezioni e affermazioni di co– storo, un tecnico, il quale conosca in termini precisi l'ordinamento delle aziende agricole, sente, prima an– cora che dissenso, sorpresa e sgomento: da una così scarsa conoscenza dei fatti, qual mai azione utile può attendersi? · Anche fra gli uomini politici e gli organizzatori non mancano, s'intende, le eccezioni: basta ricordar3 i nomi di Vandervelde, David, Kautsky. Ma contro · (t) A. G!lAZIADEI: La questwne aq,•a,·la In Romagna; Mezzadria e bracclmatato. .Milano, 1919 (In Biblioteca della c,·ttica Sociale: L. I).
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy