Critica Sociale - Anno XXIII - n.5-6 - 1-16 marzo 1913
ClUTlCA SOCIALE è quello deRcritto dai nazionalisti, che vedono il no– stro paese con altri occhi, cioè con gli occhi della spe– ranza, che non sono quelli della verità. Se consultiamo le inchieste ufficiali, quella, ad es., che ricordava poco fa l'on. Fera, della Com1Ìlissione d'in– chiesta sui contadini meridionali, constatiamo la verità di ciò che ci ha insegnato tante volte l'on. Nitti: che, cioè, il nostro paese è all'inizio di una trasformazione, di un passaggio da uno stadio precipuamente agrario a uno stadio industriale; ma' è ancora in gran parte una società fondamentalmente rurale, che sotfre per la mancanza di quelli che sono i servizi elementari della ci– viltà; quei servizi che promuovono la cultura, l'incivi– limento. Q,ni si ricordava testè la necessità delle strade, delle scuole, delle ferrovie, ecc., ecc.; luoghi comuni da comizio, ma che dovrebbero essere i luoghi comuni dell'azione parlamentare. E' evidente che, dove la plebe fu così abbandonata, come in tanta parte del paese nostw, ivi si ha un bel pretendere che il partito socialista predichi: ·" giù il sasso! ,,. ·L'educazione è quella che può essere. Aprile, relatore. E' una edt1cazione che dobbiamo dare tutti, non soltanto voi. Tl'eves. Ma in quei luoghi, generalmente, il partito socialista non è ancora neanche penetrato, per la buona ragione che il proletariato socialista nas(le dall'indu– strialismo, e non dalla fase semiagricola nel quale si trova tanta parte del nostro paese. Ora, questa politica - e con ciò mi riconnetto al punto di partenza del mio modesto discorso - questa politica democratica riformatrice, di cui noi abbiamo bisogno, è e~senzialmente incompatibile e sta agli an– tipodi della politica, a cui voi vi siete lasciati andare; io non so con quale gravità di compromissioni, io non so con quanta convinzione da parte vostra, on. Giolitti, perchè io sento che,· malgrado tutto, le vostre intime tendenze sono piuttosto sopraffatte da queste nuove correnti, anziehè esserne le interpreti.. .. , Comunque, io dico che la politica, di cui noi abbiamo bisogno, è, dirò, la politica di cui ha bisogno la povera gente d'Italia; non è la politica imperiale della con– quista estera, ma è la politica perfettamente opposta, la politica interna, la politica del lavoro, la politica dell'economia, la politica, dirò così, dello Stato a buon mercato. Il nostro Stato costa troppo, pesa troppo: pesa sui privati, pesa sui Comuni, pesa sulle Provincie, pesa su tutti. ' Non favorisce il progresso industriale, l'arricchimento, ma favorisce il contrario, l'impoverimento e, con esso, tutti i contrasti chè ne discendono. Involuzione democratica. Noi ci eravamo avviati, in questi ultimi tempi, con una serie di leggi, verso una via che era democratica; ma poi siamo stati travolti dalla folata imperialista; e allora gli stanziamenti per le riforme civili dovranno, credo, aspettare tempi migliori per trovare la loro ero– gazione. Noi avevamo seguìto una politica che cercava di fa. V?rire l'introduzione del credito in Italia, anche atti– randolo dall'estero; tale mi parve un momento il pen– siero del Governo, e la direttiva, se non erro, dell'ono– revole Luzzatti. (Commenti). Sognavamo e attendevamo da voi, on. Giolitti, una politica di sgravi; la riforma tributaria,- dove è rimasta? E, se è vero (io spero non lo .sia e vi provoco perchè mi smentiate ris9\utamente) quello che si dice, che cioè la punta radicale che fa parte del Ministero, venuta su con l'idea dell'imposta progressiva sul reddito, finisca con l'aumento delle tasse 8Colastiche, mi pare che la differenza sia enorme per gli indirizzi ilemocratici del presente G;overno. Ma, ho detto, spero non sia vero. Giolitti. Ci sono dei ricchi, che possono pagare .... Treves. On. Giolitti, certamente, se si inizia la riforma dei tributi col far pagare di più l'istruzio~e media, do– vete riconoscere che siamo a~sai, assai lontani dall'im– posta progressiva sul reddito .... Giolitti. - .... contro la quale ella ha votato. (Bravo!). Treves. - Questo è vero. È vero, perchè era una proposta che voi, on. presidente d~l Consiglio, presen– tavate per farla bocciare. (Viva ilarità). Io ho credu~o di essere ministeriale votando contro. (Commenti). Ci eravamo altresi avviati a una politica che promo– vesse la legislazione sociale. E se alcuno vi dorc.andasse conto della Banca dtil lavoro e della cooperazione, mentre la Lega delle Cooperative formula quell'ordine del giorno cui ho accennato; se qualcuno vi doman- . dasse, come hanno fatto ultimamente i grandi Con– gressi operai sulle assicurazioni, tenutisi a Milano, di estendere le assicurazioni, di universalizzare le assi– curazioni sugli infortuni dalla città alla campagna e fino ai 1lomestici, che cosa mi rispondereste voi? E, se si ponesse, in questo momento, il problema, come è nella coscienza dei lavoratori, delle pensioni operaie, il cui fabbisogno più modesto è di 300 milioni all'anno, tanto per cominciare, non risponderebbe il Governo con una risata, ·come se si proponesse oggi il collettivismo? Sì! di -tanto ci siamo allontanati dalla politica demo– cratica, seguendo lina p.olitif)a militari 1 sta e fiscale (fi~ scale non ancora, ma lo diventerà fra poco, per connes• sione necessaria), una politica di aggravi e di aumento· di burocrazia (già ci avete regalato molti impiegati di più, compreso un altro Ministero), che, se, in questo momen"to, si domandasse all'on. ministro del Tesoro di trovare 300 m.ilioni per le pensioni operaie, ci rispon– derehbe con una risata in faccia. Nè noi possiamo do– mandarlo. Si dice che siamo diventati rivoluzionari intransi– genti. Noi non siamo stati mai così di buon senso e così moderati come ora; perchè noi vi domandiamo soltanto cose che, allo stato attuale, voi possiate con– cedere. Ognuno può fare un bell'e!enco di deside1·ata e dire: questo è. il programma riformista. Ma la vostra politica vi porta a non poter soddisfare oggi (e, si com– prende, nemmeno in un ,prossimo avvenire) questo cahier, de cha1·ges e di rivendicazioni; ed ecco che al– lora esse si propongono a titolo di agitazione, di pro– paganda, per ricordarle al paese e agli elettori. Giolitti. - ;E noi ricorderemo che lei le dichiara ·im– po8sibili. (Viva ilari/a). T,·eves. - Ed io mi dichiaro ~in d'ora soddisfattis– simo se mi smentirete coi fatti. Perchè non abbiamo mai rinnegato il metodo delle riforme; soltanto lo ab– biamo imp"ostato positivamento; cercando -cioè di su– scitare le forze sociali, necess_arie ad imporne la effèt– tnazione. Suffragio uni versale e sc11utinio di lista. Perciò .siamo stati, nn dalla prima ora, i rivendicatori del suffragio universale in questa assemblea, quando il popolo era quasi oggetto di derisione. È vero, noi sognavamo la vittoria meno rapida. E voi potete sor– ridere della proposizione, perchè noi sognavamo che la
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