Critica Sociale - Anno XXIII - n.5-6 - 1-16 marzo 1913

ClUTJOA SOClALE 69 siamo tempestivamente agguerriti ad occidente con– tro la Francia per i giorni che con la Francia ri– prendemmo l'idillio latino e, di fronte all'Austria, noi siamo pressochè arrivati a chiudere la difesa orientale giusto in tempo per vedere la rinnova– zione della Triplice alleanza e gli sdilinquimenti dell'on. Di San Giuliano verso l'Impero per la soli– da'rietà della creazione dell'Albania. La considera– zione concreta degli attuali rapporti internazionali è dunque la meno concreta· delle considerazioni che· si possano immaginare; una considerazione veramente concreta sarebbe quella dei rapporti internazionali al tempo in cui gli armamenti saranno condotti a compimento. Ma questo è manifestamente impossibile per l'or– dinario gregge dei ministri e diplomatici di carriera, che si govèrna giorno per giorno, con l'attualità im– provvisatrice dei giornalisti, e che nulla ha di co– mune con l'assidua preveggenza profetica di un ge– nio, come Cavour ... Allora l'effetto della regola bis– solatiana, che è quella applicata da tutti i ministri elci mondo europeo, non è già quello voluto,di adat– tare gli armamenti alla attuale sìtuazione interna– zionale, ma quello perfettamente contrario, di crea– re una situazione internazionale di riflesso degli armamenti votati, e tal situazione è sempre di ten– sione, di asprezza, per i sospetti e le apprensioni che gli armamenti suscitano'. .. Onde, a parlare pro– _priamente, gli armamenti non sono· mai i segni di una di/ esa necessaria attualmente, ma i segni fo– rieri di una aggressione, più o meno seriamente macchinata, di cui .il proposito si manifesta con la provocazione degli armamenti. L'invito al vortice degli armamenti, che il Bisso– lati sembra rivolgere ai socialisti, obliando· o igno– rando o sottacendo tutte quest e pur ovv ie constata– zioni del giuoco della politi<;a militaris.ta e dei con– traccolpi suoi, non accenna a iniziare u n indirizzo in qualunque senso « riformatore ». Esso casca in pieno dall'altra parte della barri– cata, nel campo conservatore, non racchiudendo in alcun modo o misura l'interesse proletario. Di fatto, se è ver:o - come è verissimo - che ogni acquiescenza alla follia degli armamenti cresce gli effetti della follia stessa, che ogni credito mi– fitare contiene in sè le ragioni del credito militare maggiore che lo se15uirà, a replica necessaria della risposta che quello immediatamente avrà trovalo ne– gli altri .Stati, e aumenta la somma complessiva clelle paure ed accresce la violenza infiammata dei conflitti pendenti, l'invito di Bissolati non è neanche accettabile dal punto di vista del funzionamento cli una democrazia, sia pur borghese,. ma sana di spi– ,rito, resistente consapevolmente ai travolgimenti del delirio di imitazione, secondo i remoti esempi d'ella prisca democrazia radicale. E glie lò diceva anche il Secolo in un articolo dei giorni scorsi in cui, di fronte alla recrudescenza militaristica deter– minata, secondo il giornale democratico, da_igrandi gruppi finanziari e industriali che vivono sul mate– riale di guerra, i quali vogliono approfittare del fug– gente spauracchio della conflagrazione generale, per mtensificare i loro affari, indicava come dovere del– la democrazia « di iniziare una salutare reazione a quello stato cli rassegnazione e cli sbigottimento a cui si è lasciata andare l'opinione pubblica euro– pea, e di cui tende ad approfittare ancora una volta la disastrosa politica degli armamenti». · Tutto il contrario - se noi intendiamo esatta- mente - di que.Jlo che consiglia il Bissolati, che vuole pigliare gli attuali rapporti internazionali co: me misura della necessità della difesa armata; gh attuali, cioè quelli presentemente portati dalla oscu– ra politica dei Governi, dal fatale istinto imitativo, dal!e suggestioni interessate del « militarismo » te- desco, dell'« imperialismo inglese», ciel « neo-scio– vinismo » francese, del « nazionalismo » italiano e dalla cupidigia dei dividendi di Schneider, di Krupp, ,di Terni, di Armstrong. Il Secolo assicura che non . si può pretendere di imporre all'Europa una pace (la pace armata!) che ne paralizzerebbe -le migliori energie, e « contro questa minaccia la democrazia deve insorgere, denunziando il giuoco delle indu– strie interessale, resistendo alle correnti militaristi– ché ed opponendosi a questa nuova e insensata gara degli armamenti». È - o ci pare - il programma << della pura e semplice negazione», il programma del manifesto dei socialisti francesi e tedeschi, il pro– gramma ·del partito socialista internazionale - rivo– luzionario nei suoi fini, riformista nei suoi mezzi - dal quale il Bissolati e tutto il riformismo cli destra si sono staccati. Così è e così deve essere, poichè la sola democrazia in attività di funzione è la demo– crazia socialista, e l'altra, quando intermittentemente si risveglia, nei discorsi e nei giornalì, a quella deve fare capo per l'indirizzo e per l'azione, 'in quanto quella è,-la sola che alla nobiltà dell'ideale sappia aggiungere per la realizzazione la forza concreta e positiva di una classe per la quale l'ideale è un in- teresse vitale. · . La pace infatti, per la classe lavoratrice, non è sol– i.anta la pace, ma è quello stato in cui si verifica l'accordo internazionale del salariato contro il capi– talismo, premessa indeclinabile della emancipazione; e la negazione assoluta, ostinata, senza eccezione, agli armamenti, non è soltanto una platonica prote– sta di evangelici sentimenti, ma è il contrastato ag– guerrimento ·politico-militare della classe conserva– trice dominante·; è la difesa dei salari, delle libertà, della coltura e capacità politica di essa classe lavo– ratrice; in altri termini, è la propria posizione stra– tegica di combattente che la classe lavoratrice tutela e migliora in confronto della classe borghese, avver– _sandone l'armamento, e, si intende, avversandolo internazionalmente, simultaneamente - come classe - non in confronto di questo o quel· Governo, ma in confronto di tutta la classe borghese, presa nella sua collettività, in tutti i suoi Governi: così come è prescritto nella leirn;e emanata nei Congressi inter– nazionali del proletariato. Ai quali pertanto non possono i socialisti man– ca re - nazionalmente - di obbedienza, senza evidente fellonia, senza aperto tradimento degli inter'essi universali del proletariato, e, per con– traccolpo immediato inevitabile, degli stessi interessi particolari del proletariato connazionale, i quali da un tale abbandono di posizione sarebbero i primi sa– crificati.· Cotesta concezione, nella quale tutto si tiene coerente, non si può altrimenti combattere che facendo appello alla concezione diametralmente con– traria ciel nazionalismo, che fonde nella nazione (nella bor:ghesia predominante nella nazione, correg– giamo noi) gli interessi del proletariato nazionale, asserendo di farli prevalere sugl~,interessi delle bor– ghesie e dei proletariati. delle altre nazioni! Ma cotal discussione, che abbiamo sostenuta già,. con Enrico Corradini, non va ripetuta con Leonida 'Bissolati. E la sola possibilità di incontro di siffatte tesi dimo– stra come, in cotesta terribile questione della guerra e degli armamenti, non puossi deviare dalla linea classica dei concetti di cla sse e di intern azionalità, senza cascare pienamente e ingenuamen.te -ne_l gi~oco conservatore. Tant'è che, s e la stessa dem ocrazia se ne vuole salvare,,, viene per forza di cose ad alli– nearsi sulla direttiva della azione socialista e inter– nazionalista, perchè è la sola che alla prova si di– mostri realmente, compiutamente, effett.ivamente... democratica. E perciò efficace... CLAUDIO Tm:VEs.

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