Critica Sociale - Anno XXIII - n.5-6 - 1-16 marzo 1913

94 CI\ITICA SOCIALE campale·, in cui nessuna tregua ha l'affanno ango– scioso, nessuna sosta l'altalena degli .sbalzi violenti ohe in perpetuo lo strappano eia se ,stesso, nes•sun accenno a tran:sazione o patteggiamento hainno le ba– lenanti •estasi ciel suo fervore e i negri sconforti ciel suo .soottioismo. Solo un'esigenza pragmatica può, ne– gando il dissidio, elargii una parvenza di soluzione: costituire e fortificar.e la Chiesa con la formulaz·ione Jei dogmi , signifì.ca d,i,sc1plinare, e quasi meccanizzare, la volontà di •credere. S,a,rà il JrisllUato de,! più grande sforz,o compiuto per co-lmare l'abisso. All'altra ,estremità, invece, in Tommaso, il dissidio è già pacato; l'àntit,esi è già superata, fuori del· ter– ·reno esclusivamente pratico, in una compatta cristal– lizz,az·ione cli pensiero•. Superamento, senza dubbio, e per necessità, esteriore: quasi un ripo,5o, dopo il lung,o errare, in una formula, che, senza esser defi– nitiva, è soddisfacente: la •coscienza cristiana può, clu1·ante'lunghi secoli, adagiarvisi acquetata. Il « siste– ma>> è compiuto. Il tomismo ohi.ama Aristotel,e a col– laborai.ore di Gesù: e ·l'ibrida unione dà un prodotto, che, quanto' è più rigido, schematico, astruso, ta·nto piì1 potr:ì restare immune c].alJ.e rosioni d·e•ltempo. Tra l'uno ,e l'altro pensatore, . molti se.coli, ma po– chi nomi. Dopo sant'Agostino, un gran vuoto. Con– vien,e•. che passi il delirio del MiUe: ,e allora la specu– lazione risorge. Rendere _razionaJ.e la fe~e cl'iventa il maggior so,gno dell'epoca. La dialetti-ca affila le sue armi migliori, per il sublime tripud.io della fede ra- · gionante. Sant'Anselmo è déi primi, ,che, ,settecent'a:nni dopo Agostino, ne risenta il fascino i,ndi,struttibile, e ne p1·osegua la tradizione, riallacciandosi al J.emho ra– zionalistico della duplice anima di lui. ' Egl,i sente il bisogno di possedere la prop,nia fod,e in compiuto. s~stema cer•ebrale, di provarne la v,erità per mezzo della ragione, senza ,che· «.nulla assoluta– mente si persuadesse con l'autorità de,Ha,Scrittura»; ,ed è convinto che, qualunque cosa d.i,ca,la dica «,sotto la persona •di colui, ,che seco •col solo pens:i,e•rodi.sputa ed inv,estiga. quelle •COs·e che innanzi non avesse con– siderate~. Spi,egare la fede vuol dire spi,egare il mon– do, ,cioè oostruirlo internamente. L'io che •crea il 11011-io: ideal,ismo di tutt'i tempi. Ed egli vi procede con misurata, eppur sottile, dialettica. li Monologio è un libro di .scienza. Ini esso •si vuol fornire la prova dell'esistenza di D.io. E, mentre, nel Proslogium, Anselmo ricorre, giusta i cniterì del «realismo>> contemporaneo-, all'argomento rigorosamente ontologico (il •concetto di Dio - d,el– l'essere reali,ssimo - ne imp·lica l'es,istenza), nel Mo– nologio, invece, si avvale dell'argomenl-o cosmologico rt conli11genlir111H111rli (se qualcosa esiste, esiste pure un •es·s•ere neoessar1<0•; ch'è poi !',essere realissimo: Dio). Evidentemente, a questo, secondo argomento v,e,rrebbe meno ogni valore dimostrativo, se l'asserzi,one del- 1',esi•stenza dell'esser.e· necessario non presupponesse· il concetto dell',ess•er,erealiss·imo: sicchè, qui, i due ,ugomenti apparendogli più che strettamente int1,ec– ciati, non fu difficile al Kant di ridurre il secondo al p1·.imo.In altri termini, .la dimostrazione culmina sem– prn in questa deduzione: dalla suprema essenza alla. esistenza. Ma, nel primo caso, quella è so.Jt.anto pen– sai.a: nel :secondo ·caso, vi si arrivu mediante regreisso dal ,cond1-z1onatoall'incondizionato. . Pur,e, sotto l·e sembi-anze d'un s-illogisrno diritto e 1.:igli,ente,è, come avverte il Boine, un brancolare an" . sioso, in accenni• indistinti di varie tendenze in lotta. L'immanenza e la trascende•nza s'avvice,ndano ,senza posa. Dio è a volte immerso in tutto l'essere, e c:on questo confuso: vera «anima del mondo», parag,ooa– bil-e per molti asipetti al dio di Spinoza; epperò, « co– me tutte l•e cose per esso furon fatte, così vigono per esso)); il quale è dunque « in tutte e per tutte», e tutte son « da fui ,e per lui e in lui ». Ma ,esso è, à'1tre ' vo.Jte, sopra<stante alla realtà, remoto e terribile ,si– gnore dell'universo, •Spirito supr,emo, che sol.o e, men– tre tutte le cose, a lui paragonate, non s, o.no, o sono a ma.J.ai peina: ·è dunque il•dio d'ls,raele. Pure, a guar– dar più ·addentro, siffatta contraddizione• appare fon– damentale in· tutta l'ideologia cristiana: fin da san– t'Agostino, il quale fa di Dio, rispetto al mondo, la più vicina e insieme la più lontana ,essenza, e co,lma ·il hiatus, mediante l'ascesi, residuo di neoplatoni,smo, la qual-è dà l'unione perfetta. La dialettica di sant'Anselmo fiorisce nella dimo– strazione d'un dogma: la trinità. Si risente, qui, più viva, palpitare la f.ede, che a stento ristà dall'irrom– pe·re. E riappare, p·iù nitida, la figùra- semplice del santo, ,che fatica disperatamente a tralascial"e e purifi– •care, nene zone rar,efatte• della logic·a, la dissimulata f.ebbre del suo sentimento. La rag.i.one non gli ,si ri– fiuta, e snoda mirabile dialettica, che a•lfine ritrova e riconferma la r,e,ligione positiva. Ma è un affanno, durato ·parecchio, la èsplicazione dell'uno oh'è trino e viceversa, ,cioè del g,e,roglifico metafisico. involgente la ,coes,istenza d•el genitore i,ng,enito, del g,enerato non– g,enitore e del nè generato nè ingenito: padre, fi- · gliuofo e reciproco amore. F,j,no,a che la possa della ragione vi-en meno; e quest~ è costretta, per boooa del santo, a diohi.a:rarsi v,inta... << A me ,sembra - di,ce ·sant'Ans!}lmo - che il se– greto di tal cosa tanto sublime tras·cenda ogni acume d'umano irntelleUo; e perciò io stimo •che ogni ,sforzo per i,spi,ega!lle come, oiò sia, debba oontene·rsi'. .. >>. Quandò si ragiona di· cosà inc:omprensibil•e, bi•so·gna star •contenti, se· si giunga a cono,sceré « oh',e1la è cer– tissimamente; ancorch~. hon si possa con l'in'.te.Jle.Uo penetrare come co,5ì sia». Da ciò d:eriva che ,essa, benchè inesplkabile·, anzi appunto perchè i,r{èsplka-· bile, de·bba nondimeno essere creduta. Il « c1·edo quia absurdum)) .di Tertulliano permane. Non c'è, infatti, miglior titolo dì fede, quanto ,J'accerta,ta assurdità. O.ove la· ·ragioné non spi,ega, e riconosce ins,ieme la propria impotenza, il d,iri,tto di « credere » è inco:n– testabi.Je. È sufficiente, cioè, •che l'inco'l)·oscibiJ.e &ia– almeino conosciuto come tale, ·perchè fa ragi·one possa asseri.re terminato i-I proprio còmpito, oodere le armi alla f.ede, non mai paga di trionfi. Con Anselmo la risonanza dell'anima· di s,ant'Ago– stino, attrav•evso il M•edi,o·Evo .non si spegne; ma si diffonde •e conèreta in altri documenti di profonda crrsi i<riteriore: subito d·opo il vesco:Vodi Canterbury, son molti a specular,e sulla f.ede e sulla religi.one; e, fra gli altri, un grande a-po.Jogista del dubbio, Abe– lardo: finchè, nel tomismo, il sogno dei pensatori ,cri·stiani sembra pigliar vita in più stabile organismo logico. Il Monologio non è, dunque, che un fugace istante ·del lungo processo di raziona,Jizzazio,n,e -della fede: un episodio vivace e cara.tteristi,co. Noi vi prendiamo pa,rte, per avv,entura, da /ìpetta– to,ri profuhi. Qualche anno fa, l'opuscolo non sarebbe stato ristampato: ad ogni modo, noi· ,non l'avremmo ricercato nè letto·. Vi,oende dei tempi e ·dei libr;,, Qu,a,nte cose si ,ebbero, · ieri, a disdegno, e, pe,ggi,o

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