Critica Sociale - Anno XXIII - n. 4 - 16 febbraio 1913

I. CHITICA SOCIALE 67 ossia che si finge, che si ostenta, magari a se stesso. Precisamente: la mi~lior distinzione è tra l'amore vao e l'amore falso; 11primo però si chiam.a amore -e non simpatia_, non capriccio, perchè è · assai più · dell'una e dell'altro, per intensità, se non sempre per durai.a. E, come vincolo fra i due sessi,. mi par migliore il primo che i secondi; e mi pare che non possa avere a suo fondamento soltanto la sensualità ,(che·, intendiamoci bene, esso non esclude, ma im– plica· quale elcment.o integratore della sua comj)!e- . lezza); perchò quella completa dissonanza ·intellet- 1.uale e morale, che- Turati sembra voler affermare -compatibile con ·i più intensi ed elevati amori, io non so ammetterla,· non parendomi che possa da un ,conl1itto continuo sorgere la comunione di un pro– fondo sentimento. Se l'amore c'è, c'è in quanto affi– nitù elettive intime possono suj"Jerare l'ostacolo cli -divergenze non irreparabili; la clivers1t~ cli carattere (for1.e e dehole, risoluto e i,ncerto, ccc.), può cemen- 1.arr l'unione precisamente in quanto ciascuno trova nel cq>mpagn(,)il complemento di se stesso e sente di formare nella'coppia rn1\o •più integrale cd armo– nico che non da solo. Ora, sull'esistenza di queste attraz ioni in t.ime po- 1.rnmoqualche volta anche ingannarci; pot.rà l'amore, -che slava fiorendo, appassire e -mo rire per la sco– pcr'ta clcll'c-rrore; ma questi casi non tolgono che il vel'O amore tenda ad, occupare tutta la ·vita. Ebbene, secondo mc, sarebbe dovere di oilestà sempre fare un po' di esame cli coscienza, prima cli asserire ad .altri il proprio amore; vedere di non ingannare se .stessi pc·,. non ingarinare altri. Ognuno clo~~ebbe ri– ~:hiamarsi alla coscienza della responsabilità: chè nessuno può escludere che il vincolo, che è per lui il capriccio o la simpatia d'un mom_ento,·1~011 abbia ad essere per l'altra part.e la passione eh tutta la ·vii.a. Nessurio .(uomo o donna) potrà essere respon– -~abile di passioni sorte senza cli-'ey;h-lo volesse; ma, prima cli provocarle, ognuno deve far~ l'esam~ 1i <:oscicnz,,, e provocarle solo quan?<? _s1senta ml.1- mamcntc disposto e-portato a concliv1derle. Hespon– sabilitil, ecco la parola. E quando la ~·espo_nsabilit_à sia sentita, anche la « purezza prematrimomahp> eh– venta, come l'figola ·gene-raie, una çonscguenza na- Wra~. . . Int.enùiamoci, intani.o. su quel prematrimoniale. - Per matrimonio io intendo l'unione spontaneamente durevole: in cui, come scrivevo nel primo articolò, la dichiarazione legale_ rappre:'enla_ soltanto un cl?– ·vere cli fronte alla soc1etù e aJ fìgh; ma, quanto 10 · vao-heggio la <lurevolezza spontanea, altrettanto av– ve~so 'G indissolubilità forzata. L'essenziale, ciò che ìntjYortà 1 nei·'rap·potti rcè'ip1'o'CÌcléi cqnit)gi, è solo l'inlensit.à e In sinrcrit.:\ del sentimento v1cenclevole, Laconvinzione e la volontà che esso non sia passe~– gao: il Ticonoscimcnto legale. indifferente all'es1- stcnza dell'omore, ha imJ:iorlanza solo cli fronte ai .Lerzi·c ag-li èftetti g'iuri<lici, che nella vita sociale l1an pure il loro peso. . Parlando, dunque, cl.iun'ideale purezza. pre1~1atn– n10niale io intendo l'asl.ensione dal prod1gars1 qua ,e lù, p,:ima di pro,·:irc 111~ senti~ento fort~ e pro– fondo che a un esame dt cosc1em.a appaia vera– mcnt/ amore. E il mio ragionamento era molto sem– plice : l'uomo d-esìclel'a sempre che la. clonn~, che -deve tisscr sua, abbia seguìto questa lmca eh con– dot.fa, e il suo desiderio trae orig_ine e. g-ius~fica: zionc da una nat ural<' tendenza Jis1colog1ca _(eh·cu~ ho già parlalo e c.hr ,non _sto ora a, descriver .eh . nuovo); ma allor:i deve se-nt,r_cau~he 1obbh~o d~lla reciprocità. Che la clonl\jl, cli S?hto; non allacci la ~tessa csigcnza dcll'uo~o, non 1mpo11~: la. respon– &ibilità dobbiamo sentirla anche se gh alt.n non la rcc1amino da noi; il diritto non lo poss.i~mo affer– urnr~ · "e non sentiamo il dovere ·correlat1vo... Ecco la famosa purezza. Psico.fogica o fisiologica? lo credevo d'essermi spiegalo e d'aver fatto inten– dere che alla purezza. fisiologica (alla verginità, in– somma) attribuivo. un valore solo in quanto fosse indice cli ptwezza psicologica. La demi-vierge, a mio parere, non differisce moralmente dalla prost.itula e talvolta è inferiore: quello che io intendo per pu– rezza potrebbe indicarsi anche come serietà dei sen– timenti, volontà ferma (mi si perdoni il bisticcio ap– par,entc) cli cercar l'amore solo nell'amore. Quindi io affermavo ingiusta la condanna sociale che col– pisce la fanciulla, che abbia J)erduta la verginità in un vero e sincero amore : pur senza nascondermi, tuttavia, che si possa eia chi ama sentire nella pree– sistenza cli altro ::imore un limite e un nemico al– l'amore nuovo; ma· questo riguarda le sedotte, come riguarda le veclòvc, come riguarda -le stesse fan– ciulle che all'amore precedente non abbiano fatta concessione cli amplessi; e riguarda le donne come riguarda gli uomini. . Quei,\to, è .~ssenzialmenle la purezza: un rispetto dell'amore, una consapevolezza della sua serietà e nobiltà, una volontà ferma di non offuscarne la bel– le·zza mescolandolo alla folla delle avventure e dei capricci del momento, che possono condurre a due conseguenze ugualmente deplorevoli. Chi, sfarfal– leggiando fra i capricci e la caccia dcli.e avventure, è convinto che anche per l'a ltro sesso non ci siano che capricci e avvent.ure, è inclot.to a un abito di scetticismo, per cui non cr: ede alla s erietà ed alla elevatezza di nessun sentimento e non è più disposto a rispettare in altri ciò che ritiene solo finzione o illusioi;ie. « Tutte così le donne » : quante volte non . ci accade di ud;jre questa o assai più cruda frase eia uomini, dimentichi per lo· meno d'aver avuto una rnaclre degna di ben altro rispetto? Ma molt.c volte le frasi: « tutte così le donne - lutti cosi gli uomini l>, non esprimono l'incredulità cli chi è diivenuto incapace di un forte e nobile sen– timent.o ma invece la delusione amara cli chi s·c trovato' offes.o dalla leggerezza altrui n_ella inlensitù e serietà di un affetto profondo. Con ciò vengo alla .seconda delle due conseguenze clcplorevc_>li?i cui padavo. Chi, avanti l'amore, vuole g<?clers_1 gli amo– ri, può facilmente esser condotto a s1tu?z10m, _da_lle quali non v'è altra uscita ?he la brutahtà_ eg~:nsllca cli cl~i, per giunge1;e _alla riva della -propri_a libertà, respmg_e nelle onde 11 naufrago che gh s1 aggrap– pava disperatamente. Una l.ragedia cui talvolta può condurre an_che un amore giàwintenso e poi sp~nto; ma, in_q1:1esti_casi, si ha almeno la coscienza d1 !)ssere stati smcen, al.– l'inizio non· di aver cominciai.o con la finzione e la menzogna. E, se si è cominc~ato se~za fii:izione, ini– ziando il giuoco come un gmoco, ignari della sua pcricolosit.à, chi non vorrebbe, quando s'accorge che lo scherzo va mutandosi in dramma, aver avuto da principio il senno di poi? Ora, in Lutti questi casi che cosa è mancate_>~ f,: mancata all'inizio la coscienza della responsab1htà. Una coscienza che nella vita sessuale, come in tutta la vita, è troppo spesso assente; contro la ~ui man– canza potrà scagliare la sua pietra solo clu ~ s:nw peccai.o; ma che tani.o più si deye cercare cl! nsvr: g-liarc nei giovani, quanto più ?~ffusa è negh adulti la esperienza della sua necessità. Coscienza della responsabili_tà significa, i!1 questo caso esame di se stesso, cle1 propri sentimenti e delle' proprie intenzioni: obbeclie!1z~ quindi_ a!l'im– pulso clell'amo~e, _solo_q11a~do s1 sia convmt1 che sia amore, e $1 sia d1sposl1 ad accettarne tu_tte le conseguenze. Qui, come altrove, la norma 1cle~le della condotta è : operare consapeYOlJ11:ente, non c11: chi ~cl ignari; sentendo in sè la propna rcsponsab1-

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