Critica Sociale - Anno XXIII - n. 4 - 16 febbraio 1913
56 CRITICA SOCIALE Oui l'amico Turali mi obiella che gli ut.ti, che ca– dono nel dominio della mo,rale, sono ben p ochi e cli lieve impo1·tanza nella vita: cjuelli di cui s'intesse la I.rama della esistenza umana, la vita fisiologica e gran parte della vita di relaz,ionc, sono essenzial– mente amorali. Nascere, crescere, camminare, llll– trirsi, riposarsi, scnlire, pcusare, amare, gencn.11·0e via via ... Adagio, Biagio: preso !'aire in questo mo– do non ci s·i arresta più. Certo, la nutrizione come fhtto fisio·logico è estranea alla mor ale; ma , poichè non si oompic fuori ciel mondo dei nost.ri rapporti con gli altri uomini, poichè si coll ega con la lotta per la vit.i, po•ichè entra in rapporto con gli altri bisogni e le altre l'onne della nostra attività; ecc., viene essa pure in relnzione con la morale e può ca– dere sollo i I suo giudizio. Chè per es. t'ingordigia egoistica elci hirnbo che si mangia tutto il dolce pri– vando il fm•t.ellino della sua porzione, o la brulalit.ù di chi nei piaceri del mangiare e del bere pone la fìnalilù della sua vit.1, insensibile a quals-ias'i aspira– zione int.ellctt.uale o morale, souo · pure ogge~lj di giuclizì morali, anche se rientrano nel dominio delle tendenze riguardanti la nutrizione. P.iposn.rsi: quale atto piì1 innocent.c e più amorale di q11esto? Ma, se noi p1)1· riposarci abusiamo della futica alt.rui; se ne: ghiamo il nost.ro aiuto a chi ne lta bisogno, ecc., an– che il ri poso d iven'la immorale. Dunque teniamo presente l'avvertenza, fatta precisamcrrtc dall'amico Turati, che la. \1ita non può frazionarsi negli atti quasi che ognuno fosse un omuncolo e stesse por sè: nella F-olidarictà int.irna che lega tulle le 11os~rc azioni fra loro e ne fa unn compat.la unit.à, ogni atto si colota, nei rapporti m olteplici che incontra, in modo hen diverso da quel che sarebhe nel suo astrat– to isobment.o. E ci sono poi degli atti, naturali anch'essi, ma che per loro natura non possono sl'ugg·irc al d.ominio della mo rale. A m'arc, generare e via via, dice Tm·ati; ma sono al.ti , rispondo io, che non si compjono da solo, ch e non hanno il loro termine nella persont1 in cni hanno il loro inizio, che fan parte della· no– stra condot.ta ve•rso gli altri, che implicano qnincli Ia nostra rcsp onsabilitù. · Ed eccoci finalmente su un terreno, nel quale l'in– tes... 1 appare pronta ed esplicita. « Responsabilità « (scrive Turai.i): ecco la parola. E t.11, amico Zi– « bordi, l'hai pronu111.inl<.1. Ma essa /r1 1-i'nrola, deve « essere, non una fra le tante». SpJiendidamente; meglio di così non poteva dirsi. Dovere, discipliria sociale, responsabilità verso gli allri, senso dii.giust.i,:ia e cli eguaglianza nei nos' .t.ri rapport.1, altn11smo ... Questn enumerazione dello Zi– bordi pui, egr egiame nte compendiarsi in quella pa– rola; ma a un pat.to . Che si intenda cioè una respon:· sabilit.ù sogge ttiva e non soltantq oggct.tiva; la co– scienza -cioc'idella rcsponsabilitù e 1ion l a sanzione este riore cui possiamo andare incont.ro coi nostri al.li. L a norma, la IJUssola, cli cui pm·ln lo Zibordi, non 'clcv'csscrc, com'cgli sembra quasi ammettere, una impo.sizionc r.ste,·iore; deve essere vissuta e intima– mente sentila e voluta, deve muovere da noi stessi, deve essere la nostra stessa coscienza. Che nello svi– luppo risicolog-ico ci sia un'età in cui a questa auto-' · nomia prcoerle ncocssariament.c. l'eteronomia non éi intc.ressa qui: 110n discutiamo rii pedagogia'. ma di morale; del resto, la stessa pedagogia mira a con– vertire l'eteronomia in rn.1tonomia, n suscitare nd– J',intcriorilù ddla coscienza individuale la forza ope– rosa del bene, la volontil conforme alla le o·ge mo- 1·ale. « Se la coscienza 11011 c'è o è di gelai.in; (scrive egregiamcnln Turai.i), in che muro piante remo il chiodo a cui appiccare la legge.? ». Se qucstr parole il Turati le nvcssc scritte fin da principio, la polemica snrrbhe si.ala piìi breve e r1- strclla. Ma da princ1p10 egli non vedeva che « fo preoccupazioni a[[allo utilitarie della responsabilità verso i propri simili »; vedeva cioè solo la respon– sabilitù giuridica, civile· o penale che fosse; non la rcspo11sabilitù mora!~, che appari.iene alla coscienza, che !"individuo deve sentire anche quando non sovra– st,i alcuna sanzione esteriore a destare preoccupa- . zioni 11tili~aric: i1011quella responsanilità, insomma, chn fo1·mn il valore morale dell'uomo. Per differen– ziarsi più nntlamenLe dalla tesi avversaria, Turati da prima rinnegava se stesso; per paura di pa,rer 1111 ch.icrico, si ammantava di amo·ralismo; seguiva nella q11estin11<: scss11alc quell'errore, éli cui tutto il socialismo s 'è vizia to, pe-r 1111 lungo periodo di fronte alle idealit.ù ctic.he in gcncrr. Ora egli 'h:~ ritrovato se stesso: « rnspons abiliti1, ecco la. parola»; ma re- 1sponsabil,itù che sia legge della coscienza, non ap– piccala co11 1111 chioun n un muro. Ma quale era il ~ucco e l'essenza di Lutti i miei ragionnmcnli, nei due articoli anteriori, se non que– stoJ N911:ncyo parla~o io..d·cl p,rincipio (\olla. JH)rsò-. nalilil umaua, dei suoi clirilti e delle' sue esigenze, dei s'noi doveri. e della sua respous,abilitù.'/ Il Turati ora. ò forse più rigido moralista di rnc: egli vuole che si parli soltant.o di responsabilitù, cioè di un dovc1·c, U1 .dove io parlavo anche di esigenze e di dirit.t.i; ma è evidente che il nostro dovere impli ca l'nltrni diritto, r il dovere altrui il diritto nost.ro . Ac0cU.o dunque la parola. I~ l'accet.t.o t.anto p iù Yolontieri pnr quanto rigµai'da la mornlc sessuale, nella quale, sopra tulio per la questione della tanto dcris:1 !< pun•z1.:1 premntrimoni:ale », in avrvo inteso JH11· l".1 ppunt<> di 1·0 qnella p~roln. * ** Ed ceco qui che io mi ·1.rovo ad una ben curiosa situazione. Turati si affanna a scavare un abisso fr..i il suo e il mio pensiero; Zibordi, a.I contrario, dichiara cli esser più incline alla mia tesi che a quella del mio avversario. Ora invece io ravv iso il mio pensi.ero meglio· nella risposi.a di Tur:i.ti a Ziborcli. rlte nella lett.em di quest'ultimo. ZiLordi non ò cl.elf.ulto nemico della purezza pre- 11111lri111.011iale; ma parla del pericolo di procurarsi una lue incurabile o 'di meli.ere al mondo un mo– sl1'.icciallolo set.limino: vuole di.ffondere i concetti dell'igiene e la clotlri11a.della temperanza; è, mi. si passi la espressione, un antialcoolista sessuale; le sue pro-occupazioni sono tutt:e utilitarie e fisiologiche. Turati invece combatte a spada tra.Lta la famigerata purezz,~: ma in. mc sopra tutt.o assale quella che egli– ha ritenuto q1111si una predicazione. di. impostura, la rac~omand<\zionc di lJW}· n;i.9z;,:a ,-y~rg'i1}ità,.~i ,g;ioNflk I celi,; contro mc vuole spàlancarc usci e finestre e· ' spazzare vin tutte le mcnzogne.ainniorbanti; e grida: rcsponsabilit:\, ecco la parola, -la quale in nessun :t'ltro umano negozio ò cosi sconosciuta e assente. Le preoccupazioni di Turati sono dunque essenzial– ment.c morali: il creduto chierico, che sarei io, e il •finto amo1·alista, 'che sarebbe lui.- si trovano su]ÌO ste~s~ lerrcno; mentre il propagandista cl'igiel'!e (Zi– borch) potrù, ~ì, esi,rr loro allento, ma si muove su 1111 terreno diverso. Dunque po-rtiamo una \rnona volta il nodo al pet– tine·: che cos'è questa famosa purez:a prematrimo– niale, nella quale, ·secondo Turati, io l'arei consistere lh marea depositata e brcvcU.ata drl « vero amore»? Vediamo di spiegarci hrovemr.nt.c: forse la bre– vitù ·sarà d'aiuto a essere 11n p◊-' ·meno fraintesi. E anzilul to d ichiaro che non ho Hlai pensato di f~.re della pu.re: ;:a la condi:i:ione del vero amore : sono due c oncet ti distinti, che vanno spiegati sepai;ata- mcnt,c. E comincio dal vero amore. · Tra gli amori, di-cc Turati, c'è una sola distin– zione sicura: fra quello che c'è e queìlo che non c'è,
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