Critica Sociale - Anno XXIII - n. 4 - 16 febbraio 1913
52 CHITICA SOCIALE vergog,;ioso, spaventoso, è cosa che tutl~ sanno: e gli esempl recenti non S?TW cl~e un b_enpiccolo cam– pionario, in con/l'Onto ai molti che si potrebbe~o ad– durre (e perchè non si adducono? --- domanda 1_1 S<?t– toscritto) e a·imoltissimi che si ~osp~t~a,:io per mdizl validissimi e che sarebbe tuttavia difficile documen– tare. E chi 11011 sa che molti funzionarl non riusci- 1·ebbero a spiegare; _nè co! loro_stipendio, nè con al.trilegittimi proventi, la ,vita agiata c~ie ~07:duc_ono? Chi non sa che a Roma c è, attorno ai Ministeri, un· nuvolo di gente che ol{l'e l'ope1'asua a quanti /!anno rapporti d.'a.{[al'i con lo Stato, per ottenere dai fun– zionari che chiudano un occhio o tutti e due, che nascondano rapporti pervenuti da altri Uffici, che trovino pretesti per escludere ditte concol'renti da gare cli appalti e di f orn/tu~e? ». . .. Esagerazioni, esageraz10111,pessime, deplorab1hs_– sime esagerazioni! Sì, qualche disonesto ci sarà tra gli alti funzionari (e dove non è, di grazia?), e· qual– cheduno di più in_basso, dove la fame è _mala c_on– sigliera; ma, se s1 parla per regola, possiamo dir~, e dirlo altamente, che la regola per la b_urocrp.z1~ italiana è l'onestà, nonostant-c gli st:ipendi pit?cch.1 ·con cui viene retribuita. Colpa della burocrazia e pa;re lo abbia messo in luce anche l'Inchiesta sul Palazzo di Giustizia - è l'inettitudine, e, più che l'inettitudine, l'indolenza, la sinecura, -il timore delle . responsabilità formali anzichè delle sostanziali, per cui, ad esempio, quando sopra una « pratica » da ri– manere segreta si è messo tanto di « riservata », si è creduto d'aver esaurito tutti il _proprio dovere, senza _poi darsi pena di accertare che la «pratica» non resti t.rascicata sui tavolini, a disposizione di tutti, a cominciare dagli uscieri e dai molteplici fi– gu1·i che bazzicano indisturbati pei pubblici Uffici. E l'altra colpa della burocrazia è di non sapersi liberare dal parassitismo di tutti gli intermediari, con medagliel-ta o senza, con o senza laurea d'avvo– cato, che si fanno sollecitatori d'affari e venditori di fumo, arricchendosi sulla borsa dei clienti e sul– l'ono,re dei poveri funzionari dello Stato. Gli inqui– sitori sul Palazzo .di Giustizia dovrebbero ben tener d'occhio qualcuno di codesti signori, che più brilla fra i patrocinatori dell'impresa, ~ vedere se la mas– _siIIJaparte dei quattrini, che figurano.dati ai _Neri o ai Bianchi, non sono-andati a finire in tasca sua. Noi la conosciamo abbastanza codesta bella genia, che sale quotidianamente le scale dei Ministeri, en– tra sfacciatamente, senza farsi annunziare, in tutte le staqze, da quella del Segretario a quella del Di– rettore Genei·aLe, da tutti disprezzata e da tutti tol– lera~; si int.ratticne coi funzionari de-I-più e del meno, del bel tempo e ciel cattivo tempo; si informa di pratiche che ognuno può conoscere perchè a nes– suno segrete; e poi va dal cliente, che màgari aspet– ta giù al portone, e gli ·dice quello che ha saputo e -quello che non ha saputo e che s'inventa, e dichiara s_o~lov-0ce, misteriosamente, che, pe·r aver quelle no– t.1~1e, ha dovuto unger le ruote. A questo proposito, · !,pacchè il Mondolfo parla di ditte ammesse alle gare ct'appalto in seguito a corruzione, citiamo un. fatte- Tello cli nostra perso.nale conoscenza. Tempo fa. ebbe luogo_a ~enova l'appalto delle opere· marittime da csegmre m quel Porto; grosso appalto di 32 milioni ch_eg~i sp_ecu_latoridi professione non potevano la~ sc1ars1 sfuggire. Il Consorzio ciel Porto chiese al ~inistero 1ei _Lavori Pubblici un elenco di Imprese )donee da mv1tare alla gara, e il Ministero· 10 dette m base alle informazioni che risultavano dai suoi ntt.i, senza aver ricevuto pressioni o raccomanda– zio11:i ~i soria. Tra le ·imprese' designate ve,'n'era una fort1ss1ma, che. ha per suo avvocato a Roma un lo– sco maneggione, il quale pare, tra l'altro non sia a·vvoc·a~o .sé non pe!' autoc_reazion_e.Costu'i, saputq che la impresa era mclusa nella hsta, s'affrettò im- mediatamente ad informarla, vantandosene co_medi ope1:a s11a-e sbruffandone naturalmente il compenso e... la rifusione delle spese. Queste ed altre cose– relle, ancora più soUazzevoli, potrebbe narrare il sottoscritto, che d'appalti se ne intende· e che ha sperimentato anche di persona quali fatti si· vadano raccontando per le piazze e pei caffè a carico ·dei pubblici funzionari da parte di coloro stessi che hanno magati tentato di corromperli, e da tutti gli altri. che sono più facili a raccogliere e ·propalare le voci del male che non a combattere i malfat.tori. * ** Di una cosa temiamo forte. Che gli scandali scop– pi'.1-tie qu~lli che scopp_ieranno i1~du~a~o la pub– bhca op1mone, così facile a fasciarsi 1lludere, a chiedere per la bUl'ocrazia nuovi controlli e nuovi impacci. Bisogna invece persuadere il pubblico che– di controlli e d'impacci ce ne sono anche troppi, e che la maggior parte delle lamentate magagne cl-i– pende unicamente da essi. Stando a quanto ha stam– pato un giornale rom'ano, la Relaz_ionè del Mortar~ sull'opera esplicata' dal Genio civile pel famigeralo Palazzo di Giustizia avrebbe rilevalo, non la diso– nestà, ma il completo rilassamento, l'abbandono, la svogliatezza generale, con cui i funr.ionari di quel Corpo hanno adempiuto al loro· dovere; cosicchè– - secondo il Mortara - si potrebbe giungere alla sconfortante conclusione, che la loro inettitudine e e la loro inerzia sono state più dannose che se essi si fossero lasciati corrompere. · Ebbene, domandiamo noi : da che derivano il ri– lassamento, l'abbandono, la svogliatezza? La volta sco,rsa peccammo anche noi d'esagerazione affer– mando che, 99 su cento, gli impiegati sono appunto impiegati perchè non amano le noie, i fastidi e le responsabilità. Invece la verità vera - come direbbe Enrico Ferri - è che gli impiegati pubblici non sono poi tutti reclutati tra le sottospecie umane; anzi, data la .pletora· crescente di laureati e di diplomati di fronte al margine offerto dalle professioni libere, le migliori forze oggi sono spesso e più che spesso quelle che entrano al servizio- dello Stato. Ora, se queste, forze s-i'deteriorano subito, e perdono qual– siasi energia, la causa in buona parte è da ricer– carsi negli ingranaggi amministrativi, i quali an– nientano la volontà, sopprimono l'individualità, pa– ra1izzano la r-esponsabilità, salvo a farla risorgere in sede d'inchiesta, quando il male è ·compiuto, e chi ne deve rispondere è magari passato a· miglior vita. li funzionario si disamora fin dai primi giorni dell'Amministrazione, perché. si sente mi. aut.orna; che niente può· fare senza l'ordine e il be~eplacito dei superiori, i: quali, a loro',volta,- a~tendono l'or– dine 'e il beneplacito da chi è più in alto di loro. Non esistono in burocrazia atti di cui risponda in bene o in male un singolo· impiegato. Un progetto qualunque, non si diée come quello del Palazzo di Giustizia, ma di ben 'minor-e entità, purchè superi l'importo di 200 mila lire, deve passare dall'inge– gnere, che l'ha compilato, all'ingegnere Capo, poi, pel tramite dell'Ispettore Superiore Compartimen,– tale, deve pervenire al Ministero, il quale lo sot– topone all'esame tecnico del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici prima· e a quello, contabile dell'Uf– fioio tecnico di revisione dopo; ne esamina quindi ess ·o il l ato amministrativo-giuridico; poi lo tras– n:i ,ette.al Consiglio di Stato pel suo parere; infine s1 decide ad a 1 pprovarlo e a dispo_rre l'appalto, salvo però, dopo 1appalto, sottoporre progetto e · con– tratto alla ragioneria centrale, che è divenuta un altro org~no di.controllo, e, dopo la ragioneria, alla Corte dei conll, che devé mettere l'ultimo visto e concedere il definitivo lasciapassare. Attraverso a quesJo andirivieni e tra il cumpl~ e
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