Critica Sociale - XXIII - n. 2-3 - 16 gen.-1 feb. 1913

CRITICA SOCIALE assolutamente niente, se neppure una volontà è desta per esso. Purchè cotesta coordinazione sia viva, le forti individualità vi trornno tutte le vie d'un fecondo esplicamenlo. Il partilo è così, nell'economia generale d'un paese, un ca:nale di raccolta, di distribuzione e d'utilizzazio– ne delle forze politico-sociali: il quale l'appresenta la via della più facile t11azione- e quasi una gran val– vola cli sicurezza - onde bisogni, interessi, appetiti, aspirazioni, convincimenti, idealità, volontà ·- altri– menti robbiosi d'impotonza ,o dissipati in diso,rdine - trovan modo di conoscersi, di stringersi, di discipli– narsi, di darsi un nome, un-a voce, una mèta possibile, cli resiste11e, d'insistere, di lottare, di vincere, con un massimo di utilità propria e con un minimo di squi– librio per la compagine sociale. · Ogni partilo è fatto, di sol-ilo, in previsi<me e con lo scopo del Governo, prossimo o lontano che sia, ed ha quindi tutto un piano di riforma politica e sociale. Ma, come in tale piano un sol punto cli vista è preva– lente, se non esclusivo, così l'attuale, e 'la più impor– tante, funzione del partito consiste quasi esclusiva– mente - è noto - nell'influire sul Governo, facendovi pesa,re la propria p,articolare veduta: e il Governo è come la risultante della sintesi pei partiti. La funzi,one spiega, se non il successo, l'abbondanm dei partiti. Ne sorg,ono continuamente. E - o la clas– se, o la categoria, o la patria (oh, quante patrie di– verse ed avverse!), o la libertà, o l'ordine, o l'una con l'altro, o il bene insepa,rabile, o Dio e il popolo, o il popolo senza Dio... - ciascun partito ha un suo concetto-base, una sua idea-forza - con carattere apertamente utilitario, oppure prudentemente nazio– nale (l'interesse d'una parte, battezzato per interesse del tutto), oppur,e semplioemente idealistico - la quale ne dà la configurazione, e in rapporto alla quale si suscitano Yolontà, programmi, opere. Le volontà. Ma volonlà, programmi, opere, oggi, appunto, de– viano, si sperdono, mancano. Le volontà s~no languide, fiacche, paralitiche. An– che quando la mèta, e la sua ragion d'essere, non sia venuta meno, esse restano inerti; e solo di rado - come per un raptus isterico - mettono a prova, e malamente, la loro caduca fralezza. Ma voler male, cioè senza coordinazione, de' mezzi al fine, e senza !'?nesta coscienza di poterlo raggiungere, è voler niente, e forse peggio: e, quando niente si vuole niente si persegue e niente si consegue. ' Or se il partito, che vive ,ai fini dell'azione, non è sorretto da. un fascio di volontà, che quell'azione gli permeLla, vien meno, sostanzialmente, anch'esso; e il consenso in rapporto al progr::imma resta fatto sto– rico, i,niziale, ma muore come fatto vissuto, attuale. Fuori dell'azione, il consenso è come non dato e la libert? individuale ripiglia il sopravvento. ' Cosi, da un lato, l'efficacia materiale e ideale del partilo, ch'è nella concorde presenza delle volontà e n~ll'~~crgia dell'azione, viene svigorita, frustr.i.ta, an– n1ch1ht~: u~ partit? di non-volenti e di non-agenti è un parhto d1 assenti, contraddizione insanabile, e può op'.·avn'.·ere soltanto quale impalcatura esteriore, or– ga111zza~1one burocratica. Dall'altro lato, anche questa sopravvivenza è a poco a poco scardinata dal turbinìo delle piccole e monche volontà, tanto più fitte e obli– que, quanto meno il partito ne ha una, e salda. Ogni partito oggi, infatti, lamenta cotesta travol– gente conversione dell'unità del volere nel molteplice delle velleità, e della univocità della dottrina nel quo/ capila tot scntcrztiae. Indubbiamente, la volontà, dal suo culmine creativo, è sdrucciolata in misero modo, ed ha ripassato, indietreggiando, la soglia d~l proprio dominio: è ritornata opinione, è ri-apparsu disputa, rioerca formale, bizantinismo; s'è uccisa, ed ha uccisa l'azione. E adesso le loro spoglie son tutto un verminaio, il quale fermenta con traspo-rto, nella illus,ione di ridar vita alla morte. Sicchè, 'oggi, tutti i partiti - nessuno escluso - alla paralisi di cui soffrono, -0ggiungono - male su male - un folle desiderio di eliminarla, di attenual'la almeno. La lor suprema ambizione è la volontà - e l'azionè - di cui sembrano evirati; e, quanto più vor– rebbero riprodurla, e con la critica e l'autocritica, e con le -epurazioni e le amputazioni, e con le sollecita– zioni e, gli allenamenti, e con le predisposizioni e le autosuggesti·oni; vorrebbero ripossederla e riviverla (e riescono talvolta a' ìlludersi del raggiunto lìn,e), tanto più si stremano di forze, si confondono di idee, e riducono le possibilità di. riempire la loro irrepa– rabile illusione. Cosi, incapaci di muo-ve•rsi per cam– minm·e, si agitano a vuoto, copr,endo- appunto il vuoto col gesticolamento, e sperperando - in un ambiente d'ironica noncuranza, qual'è quello odierno·- le ulti– me riserve d'energ'ia, le supreme riso,rse dialettiche e l'est.remo lucignolo dell'ideale. L p1•og1•amm i. AUa crisi delle volontà è strettamente collegata quel– la dei programmi. Ho già detto che un programma, senza la volontà che lo tenga in vita, è un pezzo da museo: ch'esso è pe11ciò qualcosa di vivente - che può ,ammalarsi e morire. E o,ggi, precisamente, i pro.grammi son 11a– gellati dal male, e, appai·ono spa,ruti, clorotici, decre– piti. 'Non si reggono in piedi, e implorano meroè dialla pietà cl,eipassanti, e pace e oblìo ·dalla stori-a. Si somigliano Lutti: è l'identità del male,. che egua– glia le affinità e attenua le difTerenze. La inconsistenza - originari-a o posteriore, della a-lettem. » .o dello «spirito»; obiettiva o d'interpretazione - è la loro comune struttura. Ad eccezione, infatti, di qualcuno - e più per quel ch'è sua lontana finalità ideale, an– zichè formulazione d'opera immediata - tutti i par– titi, SJ! per giù, vogliono, o non vogliono, lo stesso: e quel poco che vorrebbero diverso, non lo vogliono in realtà, perchè non oltrepassano, nell'invocarlo. il fantasma delle parole astratte e dei termini generici. SufTmgio universale, riforma tributaria, legislazione sociale, lavori pubblici, difesa nazional,e: tutti vo– glion tutto, e nessuno specifi.ca la sostanza, il modo, la misura, il tempo e, il luogo. Tutti son democratici: e la democra~ia non c'è pii). Talora - per uno strano fenomeno di mimetismo, che rivela forme impensate di cortesia politica... - un partito prende il colore e la psicologia d'un altro, benchè avversario. Nel progressivo sdruscirsi, nel lo– gorarsi e sbrandellarsi dei programmi, ciascun grup– po non sa resistere, perchè non fatica, ad uscire dai ~ropri panni per vestirne altri, ad alterare e perdere l'identità con se stesso. Il mondo politico diventa una foresta incantata, dove tutto è perennemente can– giante e terribilmente falso. Il trasformismo è una magìa e µna frode. E l'Italia, che lo conobbe circa

RkJQdWJsaXNoZXIy