Critica Sociale - XXIII - n. 2-3 - 16 gen.-1 feb. 1913
22 CRITICASOCIALE 1 ·usi nelle campagne, con la me1~talità un po' pri: mitiYa dei contadini; così nelle città, nei rapporti tra industriali e proletariato (Milano e la democr~– zia milanese ne san qualchecosa); così nelle J\~m1- 11istrazioni comunali, dinanzi al programma m1111mo posto innanzi dai socialisti._ . ,. . Democrazia vuol dire laicità cielimsegnamento, riforma della Scuola, refezione scolastica, adeguato compenso al lavoro degli impiegati, rinn<?vame~to io·i,~nicoed edilizio: tutte cose che sono, m Itaha, Llet programmEJ democratic_o, s_opratut_toperc~è gli altri partiti della borghesia (m tanti luoghi non anço nata) sono tuttora alla barbarie della pr_ei– storia · tutte cose dove un vero eLemento economico cli differenziazion,c dei partiti non c'è, non primeg– gia eminente, sì da statuir distinzioni razionali e po– siti 1·c. Ma il sbcialismo avanza altri problemi e altri proarammi: cooperazione e municipalizza_zione :_ap– plic~1zioni di un principio collettivista, le. qua~l f~– riseono interessi ch,e sono spesso, nelle città, 1 più cari alla democrazia, che ne formano il substrato ccc,nomico: la piccola f) media borghesia dei còm– nK·rci e delle industrie. Oh la crisi tragica e comica insieme di tante ani– me sinceramente democratiche, a loro modo, nella venerazione delle memorie cavallottiane, ma lac.e– rati- nel conflitto fra la « tradizione ideale » e la cas– setta del negozio! l ►inanzi a queslte esitanzc, oscillazioni, dietro– front., ribellioni o diserzioni, il popolo, nel suo grosso giudizio, gli studiosi, nelle loro analisi sottili, con– \'('ngono nel riconoscere che certe classificazioni e cPrti nomi vecchi non rispondono più al v,ero; poi– ('lit' neagonti nuovi son sopraggiunti nella chimica dd partiti, che determinano altro orientarsi e ag– grupparsi o separarsi e rimescolarsi di molecole e di atomi. * ** Ed· ,ceco, per reazione alle catalogazioni anticb,c, ormai fatte puramente verbali è perciò menzognere, n:nire in onore, in questi ultimi anni, la « politica dl')lle cose», i programmi d'azione pratica e im– m,~diata, intorno a cui si formano via via, e di volta in I olta, i nuovi agglomerati politici ... o apolitici, ma. comunqu,e, influenti politicamente, più o meno, 0ntro Montecitorio. Ecco, per dirne una, gli « Amici della Scuola>>: deputati, provenienti da qualsiasi settore c1clla Camera anche meno benigno, per tra– <lizione, ali.a Scuola popolare, i quali, per una tal quale disposizione dell'animo, o più spesso per pari icolari ragio'ni elehorali, si rivolgono a quel 1 prohlema e a quel Ol')lo,senza m,enomamente consi– r!Pr'arlo in rapporto (e in coerenza) con tutto il più rnsto e complesso problema sociale e politico cui si riallaccia. l~cco gli « amici della Cooperazione», tra cui so11n uomini per cui qlbella... amicizia è una con- · trnddizionc mentale quando non sia qiialche cosa di peggio. Ecco qua un deputato clerico-conservatore che si è f'atto una specialità della Previdenza operaia, e su quel t,errcno si sente vicino a uomini eh tutt'altra top,,grafìa parlamentare. E, scendendo da problemi universali a problemi lornli, ancor più facilmente, in questo e in quel– l"ambicnt0. in prcsen_z~ cl) bi~ogni urg~nti, s'adu– nano grnppt d1 uom1111 cl ogm colore (111 tal caso l"rufcmismo co111·,cnzionalc li chiama « o-ii uomini di buona rnl_ontù ») per risolvere _qurl t;l quesito, clq,onenclo cwscuno le proprie convinzioni politi– clw con un allo che sembra abnegazione lcidabil,e m:1 che bene sr,'.)sso significa rinunciare a consi~ d0rarc q11clqnPsito al lume di principii superiori, cioè delle suie vere cagioni, e coordinatamenlc con tutto un sistema di idee e di fatti. Tale, se non m'ingal\Ilo, è. la caratteristica di questi ultimi anni, tale l'ando.zzo, favorito più c~c mai, per n11tura più che per calcolo, .dal contab1l~ che, in mancanza di meglio, sostiene oggi la parte d1 uomo di Stato al governo d'Italia. Contrapporre ai principi i fatti, alle idee le cose, alle divisioni politiche le confusioni pratiche; ca11cellare, piallane i partiti; far• vedere che tutti sono un po' socialisti, e nessuno è più (fuor di un gruppo di .sopravis– suti) socialista davvero e per intero; far vedere che tutti sono, su per giù, democratici, ma che la Dc– .mocrazia tradizionale è morta; e ch,e dei conserva– tori non ce n'è oggimai ç1ltro che nel vocabolario dei clichés socialisti rivoluzionari: ecco l'intento e l'indirizzo che 'oggi prevale. * ** A questo andazzo abbiamo anche noi partecipato, come complici? Indubbiamente. Anzitutto, quando anche noi, o noi per primi, 1 guidando le lotte ,eco– nomiche del proletariato, .rovesci!}vamo i •criteri del « democraticismo » borghese, sostituendo alle for– mule e alle b,elle parole il fatto dell'atteggiamento assunto di fronte alle domande delle organizza– zioni. E di ciò non possiam certo dolerci nè pen– tirci. Noi eravamo gli interpreti d'una evo)uzion~ e trasformazione che ma-turava fatalmente 1w1nuovi eventi e rapporti economici delJe classi; noi de– nunciavamo una crisi che nasceva dalla dura reallù degli interessi v,cnuti in conflitto. Ma, comè avevamo contrapposto, alle vacue so 0 nanti formule di Democrazia, il criterio di un at– teggiamento pratico in conspetto ai diritti. del La– voro, un atteµ·~iamento ·implic11nte qualche sacri– ficio ciel proprio benessere; così più tardi, ,entro il nostro Partito, ci compiacemmo di contrapporre, al verbalismo inconcludente dei Ri:voluzionar1, al ru– more del loro linguaggio rimbombante come stanze vuote, la ncc,essità cli azione pratica, di fatti, di cose, di conquiste, di riforme. , E n.eanche di ciò possiamo certamente confessarci in colpa o rammaricarci, ·se non fosse che talora le masse, per stimolo di assillanti bisogni e p,cr u11:1 effettiva tendenza all'utilitarismo, h'oppo presto e volentieri e alla lettera si attaccano _alla « politica delle co~e », troppo porgon l'orecchio çille sirene lusingatrici dei vantaggi immediati, troppo baldan– zosament,e affermano ch,e l'apparente mutato atteg– giamento di questo o quell'avversario ve,rso di loro è un segno e, tm effetto della forza vittoriosa e tra– scinante del nostro movimento. Rompe·re c,erte vecchie formule e certi schemi; svecchiare e rinnovare la geografia della politica; dimostrar menzognere certe divisioni, e levar cerio maschere; additare i criteri nuovi di differenzia– zione, che sorg,ono <lai nuovi fatti ed urti delle lotte delle classi: tuttociò è utilissimo e giusto. Ma a· patto che non si sdruccioli, giù pél piano inclinato della moda oggi corrente, in quella palude ove tutti i partiti si vorrebbero affogati e confusi, sotto una grigia nebbia uniforme di vaga democrazia e di pra- ticità programmatica. · Noi arriveremmo, e noi spingeremmo le masse, al più piatto e pernicioso pragmatismo, al più gretto . « giorno per giorno», e agli inganni e alle delusioni più amare, se non levassimo in alto le ragioni ideali dei partiti, le. divisioni fatali e insopprimibili ch,c nascono dal diverso destino sociale, e che durano e si palesano, sopra degli effimeri pacificamenti, al– l'occhio di chi guardi in largo e abbracci grandi tratti di storia. Nel momento presente questa tendenza livellatrice è fortissima. I partiti borghesi, e - suo· malgrado -
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