Critica Sociale - XXIII - n. 2-3 - 16 gen.-1 feb. 1913
44 CnITICA SOCIALE e non è nelle pene; ma sta nel rifare dalle basi t'as– :settoeconomico della convivenza civile. E a questo mira, come può, la nostra battaglia quo– tidiana - la battaglia pel socialismo. Il cui ti·ionfo, insieme coi delitti individuati, sanei·à il massimo delitto che tutli li genera e li involge; il delitto di una società che /'a gli uomini lupi. Mi tenga Suo cordialménle FILIPPO '_['URATI. Abbiamo fatto tante volte la réclame. a scritti ed a volumi altrui, che ci parve sarebbe un eccesso di ri– o-idezza puritaua ricusare alla benevolenza del collega Fabbri l'annuncio di questo libretto da lui risuscitato -· e la sua inscrizione nella Biblioteca della Ci·itica - sol perchè all'autore, o al .fu autore, di esso ci lega personalmente qualche parentela. . - Lihri vecchi? Non ne esiste nessuno - a8sicurava un bibliofilo. Il paradosso è eccessivo. Molti ve n"è, pur fra quelli, anzi, sopratutto fra quelli,. che occhieg– giano più provocanti, con 1~ scritta: "novità! ,,, dalle uacheche dei libr'ii. Ed è un modo, anche, di essere nuovi, il risorgere, dopo lunga sommersione, dalle onde 11egre di Lete. Infine, nè è detto che le idee, che cotest_a giovanile monografia contiene e Mostiene, siano tutte - pel de– cerso degli anni - fatte patrimonio universale; nè che foss~ro nuove di trinca quando videro la prima luce della prima edizione. E oiascnno se l:ie può persuadere, che cunfronti l'epigrafe, riportata nel frontispizio morto del volumetto, la quale è il motto di un antico: " Che fate voi, se non dei ladi·i, pei· avei·e it gusto d'impic- . cai·li?... ,, (TomrAso Moao), con le due paginette di chiusa, che ne sono come la parafrasi, e le quali riproduciamo, perchè dànno come il sommario di tutto quanto il lavoro: Recedendo ora da questi orizzonti al ristretto limite delle osservazioni svolte nel presente studio, riassu– miamo in pochi paragrafi i risultati a cui ci pare di essere giuuti, augurando che altri ne tragga stimolo a più ampio e trionfale svolgimento della nostra tesi: 1) Non esiste imputabilità morate e, se· esistesse, 1100 sarebbe determinabile in base alle cognizioni umane, quindi essa non può servire di fondamento nè a sistemi 11èa giudizì penali. La forza iri·esistibite esiste in ogni azio11e umana. L'uuica base positiva della dinamica penale è l'utile sociale, considerato nel suo senso più vasto e più umano, alla luce della teoria dell'e,·oluzione, uell'interesse comhinato dell'individuo e della specie, della società e dello stesso delinquente; · 2) La sperequazione del Ìributo crimino-penale fra le varie classi sociali è delitto della società; 3) La poca efficacia utile della dinamica penale es– sendo dimostrata, la pena non può essere che un mezzo esti·emo, a cui ricorrere con estrema cautela e uei casi in cni nes,uu altro mezzo pos~a essere adottato. Essa è illegitt.ima e funesta quando tntti i rimedi preventivi <lei delitto non furono prima e~periti, quando la Bocietà co' suoi ordinamenti antiegualitari è complice della de– linquenza de' suoi mem')ri. E qui ci sia lecito aggiun– gere che la peua, oltre la sua atrocità intrinseca, contro uui la coscienza umana protesta, specialmente dopo cadu1a la illusione del libero arbitrio, manca eziandio in fatto di quei requisiti che l'idealismo dei dotti crede ùi trovare in essa, e che sono ammessi come coJJùiz,ioni esseuziaìi della sua legittimità. Infatti, come dimostre– re,umo ampiamente se lo spazio non ci mancasse, le pene in generale non sono nè morali nè veramente p1·opo·rzionali alla colpevolezza, nè repdi·abili o r•mis– sibil1, nè esempla·ri nella più parte dti' casi nè i·assicu– ?·anli, nè (quel ch'è peggio) pe,.sonali, viol'ando sempre intere~si di estranei e di innocenti. La madre di Ober– dank muore pazza in seguito all'assas~ini.o legale del suo figliolo. "L'eguaglianza apparente delle pene, dice Pellegrino Rossi, na~conde sempre una ineguaglianza. reale .: . 4) La questione penale non si risolve che con un ra– dicale rinnovamento degli istituti sociali, il quale solo avrà per effetto di ridurre immediata1~eut_e di ~orse due terzi la somma della delinquenza a soli reati de– rivanti da indole pei·ve1·sa e da passione imp1·ovvisa, che l'opera mitigatrice della civiltà e lo· svil1;1ppo de_gli agi e della riflessione andranno sempre più restrm– gendo; e ùi aprire la :Vi~ per lenta e_vo!uzione alla estinzione totale del crimrne. Nella soCJeta attuale la pena ritarda e sovverte l'evoluzione prog_re~"iv_a!repri– mendo istinti di ribellione che in una soCJeta ntonnata Marebbero forze utili e convergenti al bene di tutti; 5) Le obbiezioni degli antropologi e dei crimina)ist~ posi ti vi non· bastano a distruggere la nostra_ tesi, c1 porgrmo anzi nuovi argomenti a suo posi1ivo sostegno: es,endochè il numero dei delinquenti nati non dà che, una piccola frazione alla delinquenza e il suo perpe– tuarsi nella società dipende anch'eHso più o-meno iù– direttamente dalla miseria e dall'ineguaglianza soci11le_ L'importanza poi dei futtori ci-iminosi cosmici non _è che relativa allo squilibrio della società. Così, per esempio, la rendita fondiaria, base principalissirna_della divisione delle classi sociali, e quindi fattore ind1retto– di: criminalità, dipende, è vero, dal fatto natU?·ale della diversa fecondità dei terreni, ma non diventa fattore– criminoso se non in virtù del monopolio delle terre in mano dei proprietari; . 6) Non al cresciuto benessere, bensì all'insu(ficien,za e alla transitoi·ietà sua, dev.ouo ascriversi gli aumenti di certi reati contro le persone e çont.i·o il pudore, la cui maggior cagione s'ha inoltre da cercare nell'abuso di alcool e nell'indigenza d'amm·e, frutti peculiari del regime capitalista. Concludendo: E' vana e stolida cosa il perdere auni iuteri nella. discussione teorica d'un articolo di codicP, e l'andar cercando ad ogni speciale reato singoli rimedi e sosti– tutivi, dimenticando che, quand'anche. si riesca a di– minuire le occàsioni di un dato delitto, il virus crimi– noso sociale eromperà in delitti più o meno affiui: poichè un reato è il derivativo d'un altro reato, e lo conferma lo studio della recidiva impropria che ci svela come i deli11q11e11tipassino con grande indifferenza da una ad altra sorta di reati. · Il vero sostitutivo penale che tutti li abbraccia è la diffusione egualitari~, fin dove è socialmente possibile, del beuessei·e e dell'educazione, delle gioie dell'amore e del pensiero. I<'inchè la natura umana è defraudata nelle sue più legittime esigenze, essa r_eagirà col d_elitto; e la natura umana è più poteute e più <1ap·arbia degli sproloqui dei moralisti, d<:'lle manette dei birri, dei pan– nicelli e delle pappine. dei fila11tropi e della logica guercia e zoppa dei sofisti della borghesia. · I quali, finchè s'avvolgeranQo nel circolo vizioso dei ritocchi e dei mezzucci e, come il cavallo che gira la macina cogli o.c'chi bendati, Ri illuderanno perciò di arrivar lontano, 11oi non potremo che compiangerli col paragone delle povere Dauaidi che si 11truggouo a col– .mare d'1tcqua le tinozze forate. Quando ue saranno venuti a capo, ~OHO pregati di mandarcelo a dire! IL BIBLIO'!'ECARIO. n dotto e interessante stùclio del pi·of G1NoBAND1Nr, pubblicato nella Critica Sociale: LARIFORMA ELETTORALE IBFH·ANClil " ta rappreSBnt anza delle· minoranze " venne ora riprodotto in elegante opuscolo, al prezzo di cent. 20, a cu1·a della Associazione proporzionalista di Milano (via Monte Napoleone, 39), la quale aveva già pubblicato: Cl1e cosa è la rappresentanza p~·opor– zionale ( cent. 10) e L'Allargamento del .Snlfraglo e la Rappresentanza proporzionale (cent. 50). Lo studio del Bandini forma così il N. 3" di una Serie, che si va r·apidamenle ai-ricchendo.
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