Critica Sociale - XXIII - n. 2-3 - 16 gen.-1 feb. 1913

CnITICA SOCIALE_ 27 del mondo; e ful'.ono così ri:velati i i:wmi degli inqui– sitori, i ,capi di ,accusa, le modalità del dibattiment<J, la. requisitoria· e la. difesa degli avvocati, le perizie della cc Sdenz.a », l'ultima parola dell'accusata, e in– fine, la condanna terribilmente capitale. Particolare curioso: anche i sommi sapi,enti furono chiamati a cc d,eporre ·» -contro. E Socrate, Platone, Aristotele,· beneficand<Jla d,el loro disprezzo; e Hobbes e Spinoza, coprendola d'invett,iv,e; e Carlyle·, umiliandola al COr spettò degli ero•i; e Nietzsche, scagliandole i suo·i anatemi avvelena.ti : sfila,rono_tutti, i giganti d,el pen– si-ero. E una folla di politici •e di sociologi si f:r,am– miischiò ad essi, ed ingrossò J.a mar,ea~ i liberali fran– cesi della prima metà del secolo XIX, con ·a capo il De Tocqueville, dimostrarono il torto marcio dell'accu– sata; August<J Comte la d,eprecò con parole di fuoco; Renan la disse d'illeciti costumi•; F.a,guet la i•ngiuriò « culto d,ell'incompetenza »: •e, oon lui, i tradiziona– listi di Francia le si scagliarono addo~so• rabbiosa– mente; e i sindacalisti, guidati da Sorel, le gridarono tutta la SRa infami,a e il suo obbrobrio ... Non c'è da di,scutere. Demos è «superato». E là « buona novella » si diffonde rapidiss·ima attra– verso il demi-monde inteHettuale, s•eduoendo e· con– quistando, mutand•o, come spesso avviene, in vittime i segua.•ci. Così, ,anche quelli che evidentemente non discendono dai romani antichi; e nemmeno da Napo– leone, Bonaparte, e che, se lessero Nietzsche, ~on lo capiTono, ne son presi e travolti. Bisogna dir male della democrazia. Ogni tanto - mentre si compie qual– che ci-clo di pensiero (perchè la dem-0crazia non è ·che una. cc mentalità») - corrono per H mondo siffatti imperativi c.ategorid: e ogni per.sona a m-0do, o se– oondo la. moda, non può a meno di aooettarli nella propria eoscienza e, nel proprio ·vocabolario. E sia.. Ora, comunque vada •la cosa, è eerto che la fobì'a a.ntidemocratka danneggia •i pa.rtiti. Il partit-0 - col suo attaché, il parlamentarismo, - è un.a delle princi– pali figure d;el ·quadro democrati,co: massa ignobile, perchè indiff.ereniiata, al pari della massa eiettorale: vero gr.egge um~no, dal quale il mostro del parla– mentarismo emunge, col proprio nutrimento, il virus delrincompetenz,a rappresentativa, e nel quale hanno ~enerato impero i conoetti più lesivi della dign·ità dello « spirito»: unionè, organizzazione, 'disciplina, s·olida– ri·età... Vecchia tav-0,ladi valori, che va rmpovolta. Si,cchè sono appunto i partiti, che risentono ta,n– gibUmente J'.influsso di questa nuova p·redicazione: e lo risentono specie nelle JU,ro zone; periferiche, im oui si diffonde minacci-0sa una ce•rta psicologia, che - intessuta di critica, d',indifTerenza e d'ironia. - tradisce la corrosione e l'affievolimento della fede. La svaluta~ione dei pa,•titi. E infatti, s·i ode oggi spesso afTermare: « i·o son superiore a.i partiti ». Il più delle volte .tale ,asserita superi<Jrità non è che indifferenza; m-0lte altre volte non è che insod– disfazione e disorientamento, epperò inferio·rità; a.Jtr,e volte .a.ncòra esprime il comico fenomeno della equi– distanza da tutti i partiti, detto altrimenti dell'asino ·d·i Buridano: un non-valore; ,e solo raramente si-gni– fiea un sicuro dominio psioologi-00 del mondo pol•i– tieo, ed una parti,colare forma ·di demolizione, rias– sunzione e ricostruzione interi-0re degli attuali ele– menti politici: ciò che, d'altra parte, ha un. valore, ma non effettivo, bensl puramente potenziale, come di un',energi,a ancora laten-te nel campo della p-01itioa vissuta. Comunque, il partito. è posto fuori. La sua funzi·one non è sentita; peggi,o, è esclusa come dannosa. Di fronte a ehi lo affermava utile, sorge chi afferma. la utilità della. sua scomparsa, e ciò egli prova· di per– .son.a, esibendo la carta del propri·o « stato pÒlitico », sulla quale è soritto: « nulla ». L'impressione ~..:. ,e il convincimento - della super– fluità del partito è un potentissimo a-cido dissolvente. Opera dall'intern~, per vie sconosciute; e niente ha la· virtù di a.rresta,rne e neutralizzarne l'opera di -cor– rosione, lenta, i:ninterrotta, inconsapevole. Ad uno ad uno, i, fili, ché, in f.asci,o,·avvincevano un uomo al suo partito, si raUentano, cedono·, cadono; e, se l'uomo, pe<r suo utile, si isola, il partitò, .per suo danno, di– v,enta· una Iar:va, uno scheletro, un' nome. Puf.e, la svalutazi,one dei partiU si compìe, per ,ciascun d'essi, diver,samente, a s·econda della loro origine e _della loro co,stituzione. E in.fatti, a sofTrirne di· P,iù, son.o precisamente i partit~ popolari, come quelli, i quali - eswndo più rigidi nei oriteri. di re– olutamento, di organizzazione, di disciplina., di con– trollo; avendò prevalenza di grandi, numeri e scar– •Sezz,adi personalità; rappresentando, -contro, od a pre– ferenza degli altri; lo spirito della ideologia demo– •cratiea.; perseguendo fini non conservatori o addirit– tura sovv,ersivi; avendo rapporti, d'amicizia o di ·SO– iidarietà, con _Leghe ope·raie che praticano la lotta di classe; e interpretando in genere la belluina anima della folla: anonima - son più degni d'ironia e di d·i– sprezzo, e •costituiscono realmente il bersaglio prefe– ritò dagli strali grossi e• piccini de,J·pubblioo cc supe– riore». E, quando si pensi che le olass,i dominanti - per il fatt-0 stesso del l-0ro privilegio, il quale con– •cede loro ben più, e ben più efficaci ed automa.tici, strumenti di di,fesa e di ofTesa - non han proprio bisogno di partiti organizzati, e ne fanno infatti a meno, o quasi; e che, inveoe, l'drg,anizzazione in par– tito è una dell,e,pochissime armi delle ela,s,si popolari (proletarie e piccol-0-borghesi): allora si compren– derà di quanto ,ancora aumenti comparativamente il danno dei partiti popolari, consid·erati sia. in se stessi, sia nella immancabile ripercussione, che la Jor-0 orisi pro<luoe suJ.la effi.9ienza della, classe ch'essi roppre- sentano. . Ma qui - era tempo _: -sco,coa 'l'ora dei filosofi... La filosofia del pa,•tito. Ormai, - è 'noto - s{ vive s-0tto la protezione, e col ·permesso, della filosofia. E d'una fil-0sofiache appiat– ,tisce e incenerisoe. Oggi fiorisoono - e fan fortuna - i professionisti del « superomento·.», i rivelatori autorizzati d'ogni sorta di cc crisi»;· c~me i,eri e•rano in auge· i banditori deUe « vittorie della Scienza » e gli assertori dei « di·ritti dell'Uomo». Ci sono, anzi, specializzati nella bisogna, pugnaci periodici, che - per lo più - l'Arno protegge, e il pubblico pur.e. Or fra tante annunciazioni di «superamento», an– ehe il cc partit-0 » - il concetto « partito » - si buscò la sua: ,e, clavv-ero, non gli mancava altro ... Che cosa è un «partito»? È - eome un genere let– terario della· retoriea• - un « g,enere » della oasistica politica: cioè un'astrozione, che si converte spesso in pregiudizio. Un'astrazione, uno schema; mentre la realtà è « l'uomo.che vuol viver meglio », eioè sempre più «degnamente»; onde aocade che, sotto va,ri nomi,

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