Critica Sociale - Anno XXIII - n. 1 - 1 gennaio 1913

6 ùRltlCASé>ClAt.E buazioni ha dovuto frodare la volontà del Parla– mento e' airare l'ostacolo con ogni sorta di spedienti. È rico~dato come la prima legge dell'Ispettorato, approvata dalla Camera quasi unanime a voto pa– lese veniva bocciata segretamente nell'urna. Il Go– ver~o, cui un paragrafo dello Statuto del Regno vietava cli riproporre il progetto nella stessa Ses– sione eluse la cliffìcoltà ripresentandone la sostanza alten~iata e mascherata, sotto forma di una richiesta di crediti per provvedimenti imposti dalle Conven– zioni internazionali. Sotto questa maschera, un mon– cone d'Ispettorato, limitato ad alcune zone più in– dustriali del Hegno, riuscì a vivere, tolleralo, cd a funzionare, alle· clip.enclenzc dell'Ufficio ciel I:avoro, durante la passala legislatura e fino ad oggi. Colla attuale legislatura un nuovo progetto fu pro– posto alla Camera (27 novembre 1909), che davu all'Ispettorato diritto di citladinanza legislativa e lo estendeva - timidamente - anche al Mezzogiorno. La Commissione della Camera, dopo laboriosa ge– stazione, riesciva a sfornarlo, con notevoli modifi– caiioni, presentandone_ la Relazione il 28 giugno 1910. Il 6 luglio successivo esso veniva approvato. Ma, passato immediata1n,ente all'altro ramo del Par– lamento, ivi si arenava nell'Ufficio centrale, ove dormì per quasi due anni e parve, e. lo si disse, con– sacrato alla sepoltura. Non ci volle meno di tutta la-insistente abilità diplomatica cl,ell'on. Nitti, mini– stro del Commercio, per indurr,c quei venerabili si– gnori, circuendoli e persua<lencloli ad uno ad uno, a togliere al progetto la decreta,ta interdizione. Di guisa che, ai 28 giugno dell'anno scorso, il senatore Pirelli ne presentava finalmente la Relazione al Se– nato ... -che si separava per le vacanze. Soltanto, nel frattempo, ecco che cos'era avve– nuto. L'Ufficio centrale del Senato non si era limitato, co·m'era nel suo diritto, e com'è nelle consuetudini, a proporre degli emendamenti. Esso _aveva sosti– tuito l'intero progetlo. All'Ispettorato, quale l'ave– vano proposto ed elaborato il Governo e la Camera - a un Ispettorato del Lavoro che potesse funzio– nare seriamente -· esso aveva sostituito un Ispetto– rato pressochè innocuo, una larva, anzi un'ironia, cli' Ispettorato. Avrebbe potuto, com'era ne' suoi di– visamenti, seppellire il progetto nelle lunghe more degli studi, come avrebbe, più francamente, potuto proporne la rejezione. Preferì far le viste di acco– glierlo, dopo avergli strappati i denti e le unghie e averlo, come suol dirsi, messo nell'impossibilità di nuocere - ossia di funzionare. Dopo averlo messo - aggiungiamo pure - nella impossibilità persino di costituirsi. ' •L'ls'Pettorato del Lavoro si fondava infatti, nella primitiva proposta, su un duplice ordine di funzio– narii: una schiera, meno numerosa, di Ispettori lau~ati, nella maggior parte ingegneri, incaricati particolarmente dell'alta vigilanza direttiva e del– l'attività scientifica e tecnica, e una schiera, più nu– merosa, di Aiutanti-Ispettori, od Ispettoriaoperai, che avrebbero dovuto essere la vera forza attiva, il corpo dei bersaglieri sempre in moto per esplicare quella che è la funzione essenziale dell'Istituto : la sorveglianza concreta degli opifici, la polizia della tutela _del lavoro. ~el nuovo Ispettorato senatorio, la sc~1era,. che chiameremo borghese, veniva rad– doppiata ?~ m~mero; gli Ispettori operai non veni– van? aboht1 (ciò sarebbe probabilmente parso scon– vemenle e avrebbe troppo visibilmente tradito l'oc– culto pensiero dell'Ufficio centrale), ma, mantenuti . nel numero del primo progetto, veniva posta alla loro assunzione, la condizione che avessero ott~nuto il diploma della sezione fisico-matematica di un Istituto tecnico o di altra scuola equipollente. Come non sarebbe certamente possibile trovare in Italia un solo operaio, effettivamente tale; munito di sif– fatti requisiti, ciò che forma la viva sostanza del– l'Ispettorato era per tal modo distrutto implicita– mente e furtivamente - ossia era distrutto l'Ispet– torato, ma con eleganza latina; senza dirlo aperta– mente, anzi proclamando l'opposto. Ma il gioco di astuzia, per sottile che fosse, era ancora troppo palese. La cosa avrebbe fatto scan– dalo, malgrado lo sforzo impiegato pe1· .evìtarlo. '.'J'ell'interesse, forse, della legge, oerto del decoro del Parlamento e del Governo, il Ministro del Com– mercio si adoperò attivamente p,erchè almeno quel– l'emendamento ... proibitivo veniss,e a 'sua volta -rie– mendato. All'ultim'ora si seppe che era stato con– cordato un temperamento. Al diploma di Istituto t,ecnico si sostituiva la licenza di una scuola tecnica o altra equipollente di arti ,e mestieri eia indicarsi nel bando dei concorsi. Data l'elasticità della for– mula e la consuetudine italica di correggere le leggi coi regolamentì, diventava possibile all'Ispettorato di costituirsi e di funzionare in qualche modo! Il Senato si rassegnò, e, nella tornata del 14 di– cembre u-. s., approvava il lesto concordato. Senonohè, ritornato il progetto alla Camera, un curioso caso di coscienza si affacciava alla Com– missione che doveva riesaminarlo_, e particolarmente al suo relatore. Il nuovo Ispettorato, anche purgato così del segno più caratteristico della sofferta me– tamorfosi, rimaneva tuttavia. siffatlamente trasfig;u– rato, da volerci, per digerirlo, un vero stomaco cli ferro. D'altro canto, nuovi emendamenti, che vi si introducessero, richiedendo un nuovo passaggio nelle malfìde acque dell'alta Camera,. significQ– vano l'assoluta certezza di non più rivederlo in que– sta tramontante legislatura. E cioè significavano la precarietà dell'attuale ins11fficiente Isµeltorato, pro– tratta senza termine suscet.tibile di previsione, men– tre il Governo e l'Ufficio del La'Voro protestavano dell'assoluta urgenza di un provvedimento legisla– tivo. Il quale, malgrado il sabotage consumato su ·di esso dall'alta Camera, assicurava, se non altro, i fondi necessarii al completo funzionamento del– l'Istituto in tutt~ le regioni d'Italia. A temperare altri inconvenienti consacrati nel nuovo testo, avreb– bero provveduto la pratica, il regolamento, e infine - a miglior tempo - una revisione legislativa. Nessun dubbio che a questi concetti la maggio– ranza della Commissione avrebbe acceduto. La Ca– mera avrebbe approvato. E al relatore allora rimanevano due vie. Là pri– ma ed anche ta più comoda : disinteressarsi e de– clinare il mandato. La Con/ ederazione del Lavoro (1 ° gennaio) pensa che era questo forse il miglio,r partito. « Tiitto soni.malo ~ essa sàiv'e _:_ siamo del pa– rere che fosse meglio lasciare alla maggioranza la responsabilità di q11esta legge ... ». · Oppure assumere francamente la responsabilità di f?re che il progetto diventasse subito legge - ma mcidendo nella nuova Relazione i dissensi e le proteste piìt recise, che, accolte dalla unanimità della Commissione, ,e certamente dalla Camera, av,rebbero sortito questo triplice effetto : ricondurre la legge, per quant'era possibile, al suo spirito pri– mo, preparando le interpretazioni più ad esso fa– voncvoli; imporle al regolamento ,e all'azione succes– siva cl.e! Governo nell'applicazione; lasciare un ad– dentellato a future modificazioni legislative nel me– desimo senso, che l'esperimento fosse per suggerire. Questo parve a chi scrive il partito più pratico nell'interesse obiettivo della tutela del lavero. La stessa Con/ edera:ione del Lavoro deve almeno •aver– lo intraveduto, poichè essa così prosegue il suo pa– cato e giudizioso commento: « Tuttavia, mettendoci nei panni di chi •dovette

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