Critica Sociale - Anno XXIII - n. 1 - 1 gennaio 1913

12 CRITICASOCIALE ------------;------------ ('Omposto, pcl' 1'85 per cenlo, di opern.i cd è diretto i11gn111 µa1·le da socialisti. Nel 1892, al Congresso socialista di Berlino,. fu_ as– segnata alla cooperazione una parte modest1ss1ma, qu-clla di prormare i mezzi di sussistenz? a c?mpa– g11i impegnati in lotte politiche e_smdacah, o di_ met– lcl'li al cop-e.-to dai mezzi di press10ne esterna dei• loro nvrersarii; ma, nel 1910, al Congresso di Magde– bu1•gù, si cousiderava già la cooperazione come.« un importante complemento della lotta poht1ca e smcla– cale per l'alleviamento della condizione sociale del p1·oletarinto ». 11 successo delle Cooperative di con– sumo ha fatto cambiar parere ai soci-alisli; la p-rat1ca h:1 rivoluzionato "la teoria, e il Partito ·si Yolge verso In -cooperazione e· la riconosce ufficialmente, ma la cooperaziou-c si orienta verso il socialismo. Infatti, il Zen/rate Verban.d, sebbene si dica neutro, anche per non incontrare difficoltà colla legge( è im– pl'cgnnto di socialismo; sebbene non sia e non "?glia essere aflìliot.o• al Partilo socialista, è vivamente ap– puggiato dalla stampa del P,artito; e non è lont~no il giorno - dicono gli avversari - -nel quale il Par– Iilo presenterù il conto d·ella propaganda che fa per le Cno-pcrntirn del Zen/raie Vcrbancl. . . Anr.he in Austria il Zen/raie Verbancl è neutro, perchè la legge lo vuole, ma, di fai.lo , -esso ha preso· un g1·nnde sviluppo dal giorno in cui il Partito hà dichiaralo che ognuno dei suoi membri deve far parte della propria Cooperativa, e oggi un rappresentante del 'Partito siede nella Direzione del Zen/raie Ver– lwnd e viceversa. Tn !svizzera, dove il movimento socialista si è svi– l11ppnto dopo quello coo·perativo, questo preval,e ed è neutro, ma anche qui il rincaro della vita ha reso le Cooperative battagli-ere contro il capitalismo e, sebbene i capi non lo confessino pubbli•camente, le Cooperative conducono una lott-a di classe sempre pi1'1ardente, e i loro soci ne_ sono sempr-e più con– sapevo'li. Riassumendo:· è vero che il sistema belga è ecce– zionale e peculiare al Belgio, perchè negli altri paesi il movimento coopera.Livo e il movimento socialista si sono sviluppati l'uno indipendentemente dall'-altro -e, f]uando il successo delle Coo,p,erative si è imposto, non -era più possioil~ fondere i due movimenti senza snaturare il movimento socialista •O scindere il mo– \'imento -cooperati\'O; tuttavia le idee belghe 'hanno influito sull'atteggiamento dei socialisti verso la coo– perazione, che• oggi non è più disprezzata ed irrisa come un tempo. Rimangono ancora cta· stabilire i rapporti fra i due movimenti. Nel Congresso internazionale socialista di Copena– ghen dèl 1910, si polè raccogliere l'unanimità su que– sti punti: 1° la cooperazione non basta a se stessa; 2° eia sola, sarebbe impotente a effettuare lo scopo perseguilo dal socialismo, che è la conquista dei po– teri pubblici per l'appropriazione collettiva dei mezzi di produzione; 3° la classe operaia, nella sua lolla contro il ca– pitalismo, ha i·I più grande interesse a che i Sindacati, le Cooperative· ed il Partito socialista, pur conser– rnndo la rispettiva autonomia ed unità, siano collegati da rappo-rti sempre più intimi. Ormai, adunque, pre\'ale nei cooperatori di tulle le scuole, i neutri compresi, que·sto concetto: « il mo– vimento cooperativo è un grande movimento antica- pit,nlisla clt riforma sociale"; ma gli odierni neutrn– list.i, pur non contrappone11do più, come i loro p-r-c– decessori, la cooperazione al socialism-0, e pur am– mel.lendo che la loro viUoria sui cooperatori indivi– dualisti è si.ala, in una certa misura, la villoria del socialismo ,cooperativo, affermano ,che la cooperazione deve mantenere la propria indipendenro, di f-ronte al mo\'imento operaio, e insorgono rontro la pr-etesa dei Partiti socialisti cli annct.tersi il movimento coo– perativo ,e cli servirsene come di un terzo corpo d'e– sercito nella lotta deHe cl-assi. Esposto· così lo stato di fai lo, V,nndervelde affronta la discussione teorica -e I.rati.a innanzitutto delle Cooperative di produzione. Esse tendono non già a sopprimei,e i profitti, come fanno le Cooperative cli -consumo, ma a ripm,tirlo fr.1 i soci secondo un modo cli ripart.iziohe che Iiene mollo largamente conto dell'interesse individual,e. Staccate dalla ,c,ooperazione di con.sumo, esse pr,esen– tano quasi d:;ipperlutto una serie cli insuccessi, o per insufficienro cli capita'li, o• per mancanr,a di direzione ,e di buona amministrazione e, quando prosper ,a.no , tendono a chiudersi. « Ci vuo,le - osserva Vander– Yelde - una coscienza socialista ben re.frattaria ad ogni compromesso, ·per ammettere che i nuovi venuti, gli operai che vanno a unirsi ai fondatori, si veggano riconosoore diritti uguali ai loro! >). • Con questo non si vuol ·condannare del tutto la ,coo– perazione di produzi,one; soltanto si dice che, 1)e1· farla prosperare senza pericoli, bisogn,a incol'poral'io nell'-organizzazione generale della dasse operaia e, specialmente, nelle Cooperative cli consumo e l)ei ma– gazzini -all'ingrosso. Ma, anche -così, siccome, per vi– vere, la Cooperativa cli produzione ha biso_gno di oel'carsi una parte deJ.la clientela fuori della classe operaia, « le speranze, che su di essa si fondano, ci lasciano molto scettici i). Ad ogni modo, essa 11011 ha oggi che un'importanza secondari-a. Confutate le obiezioni, che alla ,cooperazione hanno mosse due socialisti, Co-rneliss-en e Sorel, -che sono poi quelle dei sindacalisti e dei nostr.i liberisti ana Paht.aleoni, Vandervelde presenta Le due concezioni della cooperazione. I cooperativisti, (nu/"-genossenscha/llicher) pe•nsano che essa è l'unico mezzo per riso·lvere la questione sociale, raggruppando i consumatori e conquistando progressivamente i diversi rami della produzione -e dello scambio; essa basta a se stessa e deve conser– varsi indipendente d,a tutti partiti; essa è una co•n– •cezione op-posta al socialismo e alla lotta di classe, al-la quale i lavoratori debbono rinunciare per vin– ,cere i-I capiLalismo, abbracciando invece la coopera– zione, che, da sola, è in grado di effettuare, se _non la socializzazione integrale, almeno la socializzazione « sopra una grand.e scala» dei mezzi di produzione. È questa una utopia malefica, che tende soltanto a fare abbandonare alla classe operaia le sue migliori armi di combattimento, mentre è ineffettuabile, e lo dimostrano gli stessi cooperativisti, quando consta– tano che, in Inghilterra, dop-0 un secolo, l,a cifra d'af– fari della cooperazione non è che di 1/300, mentre il capitalismo si sviluppa con una rapidità e \ma in– tensità anche maggiore di un tempo. La cooperazione di consumo, operaia per le origini, operai-a per i suoi effettivi attuali, sembra d-0ver re-

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