Critica Sociale - Anno XXII - n. 23 - 1 dicembre 1912

• C'.RltlCA SbClAt:e. gresso dei socialisti romagnoli, tenutosi a Cesena il 22 ottobre 1911, riuscì. però utilissimo, perchè servì di misura alla evoluzione che si era andata, operando . 1 e consentì alla Romagna socialista di liberarsi uffi– cialmente dei gravissimi errori dei quali s'era mac– chiata durante due anni. Dopo una elevata discussione, e dopo che il Bal– dini e,bbe ritirato il suo ordine del giorno, il quale, essendo ancor troppo vicino al deliberato del Con– gresso sindacale di Bologna del marzo 1911, non corrispondeva abbastanza a tutta la trasformazione prodottasi nelle idee, i con venuti .votarono all'unani– mità il seguente ordine del giorno: " Ii Convegno degli organizzatori socialisti, riunito oggi a Cesena:· considerato che il voto espresso nel marzo 1911 a Bolo,gna,nell'ultimo Congresso dei lavoratori della' terra, consacra ai criteri di avocazione alla collettività dei lavoratori organizzati la proprietà delle macchine treb– biatrici e alle categorie professionali l'esercizio delle ,. -!P-~~e~i'µit3;'· ,. ::·. . ; • · . · considerato inoltre che lo stesso Congresso si è pro– nunziato assolutamente contrario a qual8iasi sfrutta– mento di categoria o di gruppi di categoria; considerato che lo stesso voto ammette la libertà dell'applicazione del principio in relazione alle condi– zioni contingenti di tempo e di luogo; dichiara che lo scopo di questo Convegno non ha n_essun carattere di scissione, ma semplicemente è stato suggerito dalla necessità di agitare _in mezzo alle masse operaie di Cesena una azione pratica, che riscuoterebbe il consenso anche dei compagni delle altre località della Roµiagna. Il Convegno esprime inoltre il parere che, costituen– dosi gli organismi di classe di cui sopra, siano ad essi avocate tutte le altre forme di cooperazione e di pro– tezione del lavoro ,,. A prescindere dalle considerazioni peculiari sul fine transeunte del Convegno e dalla difesa inevita– bile deli'ordine del giorno votato dal secondo Con– gresso Sindacale di -Bòlogna - tanto diverso, del' resto, da quello che aveva trionfato nel primo Con– g.resso dell'l-2 novembre 1909 - l'ordine del giorno di Cesena è straordinariamente simile a quello che nell'aprile 1912 doveva trionfare presso il Uonsiglio della Confederazione generale del Lavoro. Invero, pet la proprietà dell(;l trebbiatrici si af– ferma il concetto che essa debba venire attribuita alla collettività dei lavoratori: ùrganizzati. Il prin– ci'pio è così' larg6 1 che· lascia posto alla maggiore varietà nelle forme che potrebbero assumere gli or– ganismi incaricati di realizzarlo. Per vero, i socia– listi di Cesena, prima e· durante il Convegno, so– stennero, d'accordo anche con altri, che gli organismi più adatti sarebbero state le Camere del Lavoro. A parte ogni altra considerazione, ci •si poteva però domaijdare se· organismi, i quali per la loro natura hanno - negli ambienti agrarì, di necessità ben più lo11alis.tiche quelli industriali - un còmpito preva– lentemente di resistenza, siano atti ad assumere funzioni che sembrerebbero tanto più indicate per veri e propri organismi cooperativi,. aventi una per– sonalità giuridica e capaci quindi di assumere re– sponsabilità ed offrire garanzie. Comunque, i- serii dubbi, che si dovevano avere al proposito, riguarda– vano una delle. formè speciali, che taluno voleva im– porre alla estrinsecazione del principio " la mac– china alla collettività lavoratrice organizzata "' non certo al principio stesso, per sè mèdesimo ottimo. - Quanto al modo con cui ,111. collettivftà proprietaria cjelle macchine dovrebbe provvedere al loro funzio- I namento materiale, l'ordine del giorno di Cesena è perfettamente analogo a quello che doveva poi vo- ' tare la Confederazione del Lavoro. Vi ~i legge in– fatti che alle categorie professionali (macchinisti, fuochisti, paglierini e braccianti) spetta il solo eser– cizio delle trebbiatrici. Con che - sebbene lo stesso ordine del giorno VOl-{lia riconnettersi, anche per tale questione, al deliberato di Bologna del marzo 1911 - si viene in realtà a dar torto al deliberato me– desimo, il quale espressamente parla di gestione da affidarsi alle categorie professionali, non già di solo esercizio. Non si può d'altronde dubitare che il Congresso di Cesena non avesse valutata tutta la differenza che passa fra gestione ed esercizio. Il valorosissimo Bernaroli, che copriva allora la carica di Segretario della Camera del Lavoro di Imola, e che era fra i presenti, non mancò nel suo discorso di illustrarla ampiamente: Si dovette anzi molto a lui se il nuovo concetto e la nuova parola vennero inseriti nell'or– dine del giorno, e se questo trionfò contro altro che il Baldini aveva presentato, proprio per sostenere - ·ed' in forma intransigente -- ·il criterio "della ge– stione. Dal punto di vista dunque dei principi, il delibe– rato di Cesena è inattaccabile. Con esso i socialisti romagnoli riscattavano - per quanto non più in tempo - gli errori commessi colla campagna che aveva trovata la sua piattaforma nel Congresso di Bologna dell'l-2 novembre 1909. Con esso i socia- listi romagnoli, sostituendo al criterio della proprietà esclusiva a favore delle .categorie professionali quello della proprietà a favore di tutta la massa lavoratrice (mezzadri compresi), ed abbandonando sin il criterio della gestione da parte delle predette categorie per sostituirvi quello del solo esercizio, rientravano sulla strada maestra di un sano ed onesto socialismo sin– dacale. Con esso; infine, i socialisti romaguoli am– mette'vano implicitamente l'errore che avevano com– messo combattendo - non per ragioni pratiche, che sono sempre disputabili, ma per ragioni di principio - le Cooperative miste, sostenute, prima del Con– gresso di Bologna dell'l-2 novembre 1909, dalrau– tore del presente studio. Tutta la critica, che avevamo mossa al deliberato del Congresso di Bologna del novembre 1909 e alla conseguente formula " le macchine a chi le fa fun– zionare "' tendeva a dimostrare che quel deliberato e quella formola sanzionavano un ingiusto e perico– loso monopolio della categoria dei braccianti a danno della categoria dei mezzadri, e costituivano perciò una patente violazione di ogni sano socialismo sin– dacale. Una volta che a Cesena si ammetteva che .\\.Ùà categoria dei braccianti, anche là dove esiste co·mpleta l'abolizione dello scambio d'opera, spettava non più la proprietà e nemmeno la gestione, ma soltanto l'esercizio delle trebbiatrici; è ben chiaro che si veniva a riconoscere l'ingiustizia ed il peri– colo di quel monopolio di categoria, contro il quale avevamo combattuto sempre. La questione principale stava e sta appunto in questo: togliere di mezzo il monopolio di una cate– goria contro l'altra. Il problema delle forme, colle quali raggiungere lo scopo, era ed è, rispetto allo scopo medesimo, di secondaria importanza, e prati– camente passibile delle più diverse soluzioni. li criterio sanzionato a Cesena, e secondo il quale la proprietà ed anche la gestione delle trebbiatrici devono essere attribuite alla collettività dei lavora– tori organizzati, è certo ottimo. Ma che cosa altro significa, se non il riconoscimento che la proprietà e la gestione cooperativa delle macchine deve assu– mere un carattere di misto alla massima potenza P Evidentemente coloro che combatterono - non solo per ragioni pratiche, ma anche per ragioni di prin -

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