Critica Sociale - XXII - n. 21-22 - 1-16 novembre 1912
342 . CRITICA SOCIALE 6° che, nella fattispecie delle Cooperati ve per le trebbiatrici, le organizzazioni devono tendere à disci– plinarne e perfezionarne gradualmente il fnnzionamento, affidandone il possesso alle Federazioni di Cooperati ve e a Consorzì di Cooperative, e in genere ad organismi i quali - potendo assumere impegni solenni e dare ampie garanzie - sono in grado di tranquillare qual– siasi preoccupazione e, rappresentando una più ampia somma di interessi, rendono sempre meno manifeste le inevitabili contraddizioni tra le mas~ime aspirazioni proletarie e le ferree esigenze della vita pratica ,,. A quest'ordine del giorno, un po' troppo lungo ed involuto, si potrebbero muovere molte critiche. Era naturale cbe il Baldini dovesse difendere i deliberati del precedente Congres8o, ai quali aveva così direttamente contribuito. E la difesa è anche abile, in quanto essa attribuisce a tali deliberati, e a tutta la campagna fatta per sostenerti, lo scopo di rivendicare ai braccianti la sola gestione, non già anche _la proprietà, esclusi va delle trebbiatrici. Senonc-hè, resta intanto comprovato, e dalla lettera e dallo sµirito del nuovo ordine del giorno, che an– che il Baldini, malgrado le recenti e dolorose espe– rienze, restava fedele al principio della gestione esclusiva da parte della sola categoria dei braccianti e dei macchinisti, fuochisti e paglierini. Rimangono quindi ferme - come già abbiamo accennato --' tutte le .obbiezioni che muovemmo a stio tempo anche contro la: gestione così intesa. Sarebbe, del resto, perfettamente inutile attribuire la prop.rietà delle macchine a Federazioni o Consorzi - come il Baldini propone nell'ultimo comma del suo ordine del giorno - se questi organismi non dovessero servirsi del loro diritto di proprietà nllo scopo appunto di regolare il prezzo e le ·altre prin– cipali condizioni sotto le quali le categorie specia– lizzate dovrebbero poi prestare alle altre il servizio delle macchine. Senonchè, fissare il prezzo e le altre principali condizioni, significa praticamente esercitare gli attributi più caratteristici della vera e propria gestione. Esiste dunque una contraddizione fra le premes8e dell'ordine del giorno Baldini e la sua estrema conclusione. Quest'ultima non potrebbe ac– quistare tutto il suo valore, se non a patto di an– nullare in pratica le prime. Inoltre, le considerazioni svolte intorno al criterio della gestione, se sono esatte in senso relativo, e cioè contro la tesi esclusiva che i repubblicani di– fendevano a favore dei soli mezzadri, sono però sba-– gliate in quanto mh·ano ad un fine che, rispetto ad altre categorie, non è meno esclusivo, ed in quanto, per raggiungerlo. si macchiano degli errori econo– mici, che a suo tempo confutammo. Questi errori sono poi tali da opporsi alla stessa conclusione cui giunge l'ordin.e del giorno. Quando, per esempio, si afferma - senza distin– zione fra ·interesse e profitto - che " l'utile delle Cooperative deve ripartirsi esclusivamente tra coloro che con le loro fatiche hanno contribuito a pro– durlo "' si viene a porre una premessa la .quale - oltre essere in sè medesima errata per le ragioni che esponevamo - renderebbe poi impossibile la attribuzione - voluta dallo stesso Baldini - della proprietà delle macchine a Federazioni o Consorzi di Cooperative. Infatti, tali organismi, per diventare proprietari delle macchine, dovrebbero naturalmente acquistarle, e per acquistarle dovrebbero anticipare - o direttamente se sono in condizione, o per mezzo del credito - il capitale necessario. In entrambe le ipotesi dovrebbero dunque percepire, su questo capi– tale, l'interesse corrente: e quindi trattenere per sè una parte di quell'utile lordo che - secondo lo stesso Baldini - dovrebbe " ripartirsi esclusivamente fra coloro che con le loro fatiche hanno contribuito a produrlo "' cioè tra le sole categorie che fanno fun– r<lionarele macchine. Una contraddizione esiste anche fra il comma numero 2 ed il comma ultimo (numero 6). Perchè parlare della " necessità "' sia pur " contingente ,,, di attribuire la proprietà esclu8iva degli strumenti di lavoro alle singole categorie, quando poi. si am– mette che, almeno nni casi in cui i confl.itti fra ca– tegorie di verrebbero più gravi, la proprietà degli istrumenti medesimi deve essere invece affidata a Fe1lerazioni o Consorzi, abbraccianti il maggior nu– mero possibile di categorie? Concedere la possibilità, anzi la necessità, di quest'ultima soluzione, non si– gnifica, dunque rinnegare la. perentoria " necessità " diversa, accampata UD momento prima? Tuttavia, malgrado questi ed altri enori, l'ordine del' giorno approvato dal Congresso di Bologna d11l 2-5 marzo 1911 rappresenta, su quello <lei Congresso precedente, un grande passo innanzi. Mentre tutta la precedente campagna si era ba– sata sul criterio che ai braccianti esclusivamente dovessero spettare e la gestione e la"l{lroprietà delle trebbiatrici, il nuovo ordine del giorno esplicitamente dichiara che, se non la loro gestione, almeno la loro proprietà deve essere sottratta ad ogni monopolio di categoria. La dichiarazione giungeva troppo tardi, perchè la battaglia era già irremediabilmente perduta, e per– duta per la stessa ingiustiziit della sua piattaforma iniziale. Ad ogni modo, sul terreno accademico delle astrazioni, essa importava un riaccostamento note– vole ai criteri della cooperazione, non di categoria, ma di classe; ed ai principi del socialismo, non - quale è inteso dai politicanti volgari, ma quale si esprime dalle necessità stesse :del movimento sinda– cale. le decisioni della Confederazione fienerale del avoro. La Confederazione Generale del Lavoro, essendo , costituita in maggioranza da organizzazioni tra -Ja. voratori dell'industria, e reclutando i suoi migliori condottieri fra ex-operai industriali, non ha speciali competenze nelle materie agrarie. I suoi dirigenti però, relativamente ai problemi generali del lavoro,. ai rapporti fra partiti e classi, agli indirizzi del mo– derno movimento sindacale, possiedono UD sicuro. orientamento. D'altronde, il modo stesso, con cµi la questione delle trebbiatrici era stata posta nel Con– gresso di Bologna dell'l-2 novembre 1909, facilitava loro grandemente i,l còmpito. Infatti, la questione, anzichè venire esaminata al lume delle sole circo– stanze ed opportunità locali - il cui giudizio avrebbe Dichiesto una particolare conoscenza del-l'economia, agraria romagnola e ravennate, che certo i capi della Confederazione del Lavoro nè avevano, nè potevano agevolmente acqùistare - era stata pur troppo tras– portata sul terreno dei sommi p1·.incipìdella coopera– zione e del socialismo. Ed in rapporto ad un terreno il cui carattere generale prescindeva dalle circostan– ziate condizioni dell'ambiente agricolo romagnolo e ravennate, la competenza dei dirigenti della Confe– ·derazione del Lavoro acquistava tutto il suo valore: La. Confederazione del Lavoro mostrò fin dall'inizio di non avere troppe simpatie per il deliberato del primo Congresso di Bologna, e per una agitazione , in cui da una parte e dall'altra gli interessi delle categorie e delle classi venivano confusi, o, peggio : ancora, sottoposti agli interessi di partiti o di sètte. Essa tuttavia non potè mai, nèlla prima· e decisiva fase del conflitto, intervenire efficacemente. Tanto l'una parte quanto l'altra, dubitando di ottenerne un completo consenso, mostrarono, se non nelle dichia– razioni• verbali, certo nei fatti, di non gradire i suoi buoni uffici.
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