Critica Sociale - XXII - n. 21-22 - 1-16 novembre 1912

CRITICA SOCIALE 341 per i particolari caratteri della loro condizione eco– nomica, erano giunti ultimi col loro movimento di categoria. Non avevano perciò ancora l'attitudine a ricollegare i propd interessi a quelli più generali della classe lavoratrice, nè a svolgere un'azione co– scientemente coordfaata con quella di tante altre · categorie verso le quali si sentivano ancora estranei e le quali,· del resto, mostravano alla lor volta la loro poca simpatia per essi. Se sarebbe stato non facile indurli ad un'opera di organiziazione coope– rati va colle categorie con cui avevano l'abitudine di più continui contatti (quella dei braccianti), sa– rebbe stato a maggior ragione ben più difficile in– durli d'un tratto a forme di cooperazione ancor più complesse. A quest'ultimo risultato non pareva a noi si potesse giungere se non per gradi. In seguito il Baldini modificò alquanto la sua proposta, e parlò non più specificamente della ·Fe– derazione delle Cooperative ravennati, ma, più in generale, di istituende Federazioni e Consorzi. Anche contro la sua proposta così modificata conservavano però tutto il loro valore le obbiezioni già esposte, e specialmente l'ultima. Invero il concet-to di Federa– zioni e di Consorzi implicava sempre la volontà che i mezzadri dovessero d'un subito conglobarsi con troppe altre categorie, al cui movimento si sentivano .ancor troppo estranei. Ci sia ora consentito di ricordare che, quando noi, nelle numerose polemiche cui fummo trascinati sulla questione, sostenemmo a preferenza le Cooperative miste fra le sole categorie più direttamente interes- - sate (mezzadri e braccianti), lo facemmo non già. per ragioni di principio - chè anzi, in linea di principio, ci dichiarammo sempre per la forma più perfetta, quella delle Cooperative miste fra il maggior numero possibile di categorie, e ciò non soltanto per le trebbiatrici, ma per tutti gli strumenti di lavoro - sibbene per le ragioni di opportunità e di gradua– lità, alle quali abbiamo anche ora aacennato. Ci si permetta di riprodurre da un nostro articolo sull'AvanU! del 9 dicembre 1909 il seguente brano: " La nostra proposta, risolvendosi nell'attribuire la proprietà delle macchine, e quindi l'ingerenza sul loro funzionamento e sul prezzo del loro servizio, ad en– trambe le categorie contemporaneamente, rappresenta un tentativo di conciliare, per la parte rispettivamente ragionevole, gli opposti interessi. Le Cooperative.miste non possono essere, per loro medesime, dei tocca-sana. Tuttavia, per i riconoscimenti che implicano, per la collaborazione che importano, potrebbero sempre costi– tuire, e costituiranno di fatto, il terreno più favorevole alle intese locali e durature. Riconosciamo volentieri che sono concepibili soluzioni anche più larghe, e che, là dove esistono, per esempio, Cooperative a carattere integrale, le- macchine dovreb– bero più utilmente diventare proprietà di tali Coopera– tive. Il meglio, quando esistano gli organismi adatti, è che .Je macch,ine siano di proprietà del maggior numero di categorie; il peggio è che siano di proprietà di una sola categoria come vogliono i socialisti del Ravennate. La nostra soluzione rappresentava, e rappresenta, una soluzione intermedia, adatta allo stadio arretrato in cui, in gran parte della Romagna, ancor si trova la coope– razione agricola, specie mezzadrile; ma tale, ad ogni modo, da comprendere il nucleo più grosso dei consu– matori del grano, come dei consumatori del servizio delle trebbiatrici ,,. Chiarito così l'atteggiamento del Baldini anterior– mente al Congresso di Bologna del 2-5 marzo 1911, ecco l'ordine del giorno che in questo egli propose come relatore e fece approvare: " Il Congresso : rileva che, nella battaglia sostenuta dai lavoratori di Romagna, è impegnato un principio di ordine gene– rale e che tocca non solo gli interessi morali e mate– riali del proletariato intero; ma riguarda l'indirizzo e gli ordinamenti basilari della cooperazione di classe; che ad essi si è esclusivamente ispirata la Fede– razione Nazionale col voto di Bologna, seguendo del resto ciò che risponde a criteri elementari di giustizia ed è persino sanzionato nelle leggi dello Stato che di– sciplinano la cooperazione, laddove è esplicitamente detto che !'utili, delle Cooperative deve ripartirsi esclu– sivamente fra coloro che - con le loro fatiche - hanno contribuito a produrlo; riafferma che la gestione cooperativa delle mac– chine trebbiatrici non può spe'ttare, nè secondo giu– stizia, nè secondo i principi ai quali si è fin qui \spi– rata tutta la cooperazione, ai coloni mezzadri, che non lavorano al funzionamento delle macchine e alla treb– biatu1·a del grano e le cui pseudo-Cooperative si sosti– tuiscono in modo perfetto allo sfruttamento dell'antico padrone, salariando le categorie addette al funziona– mento delle macchine e ostacolando il costoro diritto alla organizzazio:r;ie cooperativiRtica, verso la quale si indirizzano tutti i ceti operai; plaude alla Federazione Nazionale per l'energica opera spesa in Romagna in uria grande battaglia di principio; ratifica- l'ordine del giorno votato a Bologna dal Consiglio Nazionale, nel quale è affermato il diritto cooperativistico delle categorie su menzionate alla ge– stione delle trebbiatrici, e dichiara: 1 ° che il proletariato deve tendere alla socializza– zione degli strumenti di produzione e di lavoro prepa– rando l'avvento di ·una società nella quale il possesso degli strumenti medesimi sarà, non delle singole cate– gorie, ma della società intera; 2° che questo obbiettivo non esclµde - dati gli ordinamenti "borghesi, nei quali è costretta a muoversi ogni nostra azione - la contingente necessità di con– sentire, ai gruppi cooperativi che man mano 5i costi– tuiscono, anche il possesso degli strumenti di lavoro (anche se ciò puè>apparire formalmente contraddittorio), dappoichè sarebbe assurdo voler demandare immedia– tamente tale possesso ad una collettività che ancora non esiste; 3° che però, anche nel precedente ordine del giorno votato a Bologna dal Consiglio Nazionale, si è voluta– mente - con la parola " gestione II sostituita a " pos– sesso ,, - indicare che la organizzazione di classe in– tende - anche negli insopprimibili adattamenti del periodo di transizione - mantenere fermo e chiaro il principio della più fiera ostilità contro gli eccessi e gli egoismi di categoria; 4° che questo principio deve essere difeso, nel su– periore e generale interesse del proletariato, per impe– dire che sopravvivano o risorgano nel campo coopera– tivo i mali istinti dell'individualismo borghese, in con– fronto di tutte le categorie e quindi anche a tutela dei mezzadri nella loro qualità di utenti deile trebbiatrici; 5° che al raggiungimento di quAsto obbiettivo de– vono contribuire non bastardi ed opportunistici espe– dienti, che vulnerano i principi fondamentali. della coo– perazione producendo adattamenti artificiosi, instabili e forieri di futuri più aspri conflitti; ma provvedimenti organici e sicuri _e la costante preoccupazione di tutti gli organismi della resistenza e della cooperazione;

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